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27/02/2016 -

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A TUMBULATA A NELLO DIPASQUALE  

nello_dipasquale1Le royalties rimarranno alla nostra città. L’emendamento killer di Nello Pasquale che voleva spalmare sull’intera provincia gli incassi derivanti dall’estrazione del petrolio  e spettanti  a Ragusa ed ai ragusani, è stato bocciato dalla maggioranza dell’aula. Uno schiaffone per Nello Dipasquale che pur di mettere in difficoltà il governo Piccitto aveva scelto di affamare la comunità togliendo soldi vitali al  nostro Comune. Tutta la città aveva capito il gioco del deputato: accreditarsi dentro il suo nuovo partito non più come rappresentante del solo comune capoluogo bensì come un Renzi boy capace di interpretare alla bisogna molteplici parti (gli era balenato in testa l’idea di fare il capetto di partito in ambito provinciale). Una mossa esclusivamente basata sull’interesse particolare e che però non ha tenuto conto della molteplice natura del partito democratico. I cinque stelle all’Ars, in testa il bravissimo Cancelleri – che per tattica d’aula potrebbe andare a far lezioni ai colleghi romani – hanno saputo tessere il trappolone grazie ad una intesa con quei deputati di maggioranza che hanno dato un chiaro segnale di distinguo. Nelle folli giornate della Finanziaria non c’è stato un deputato che non abbia cercato disperatamente di racimolare il più possibile per la propria città di provenienza; solo Dipasquale si era organizzato al contrario per danneggiare di fatto la sua città. Per fortuna non c’è riuscito: 45 deputati su 70 ci hanno difeso e salvato. Quell’aula, che non gode certo di grande e diffusa stima, ha avuto oggi un sussulto di decoro e dignità. Hanno bocciato l’emendamento punitivo, insulso, demagogico e assolutamente disallineato rispetto al corale intento di questi giorni che è quello di strappare dalle forbici di governo qualche soldo per conservare nei territori un minimo di autonomia. Ha voluto, come sempre, Nello Dipasquale, muoversi avendo come ultima ed unica meta se stesso ed i suoi lugubri conti e tutto gli è sfuggito di mano – non era la solita platea dei quattro tirapiedi che si trascinano da un partito all’altro nostalgici del loro padroncino, smaniosi di qualche minuscolo riconoscimento, paghi di respirare l’aria del potere  – e ne è uscito a pezzi. Non pensava che dopo il sì in commissione ci sarebbero stati ostacoli al suo disegno, ed invece tutto si è ribaltato, nonostante partisse già da vincitore. Sarebbe significativo compiere una ricerca storica e verificare se sia mai accaduto negli annali dell’assemblea regionale una simile situazione. Insomma tutto ha un limite e possiamo dire soddisfatti che la meschinità non è passata. E allora raccontiamo con orgoglio quali meccanismi si sono messi in moto. Un grazie di cuore va al deputato Pippo Digiacomo e soprattutto al Senatore Gianni Battaglia che si è speso in prima persona ed ha mobilitato l’intera area di sinistra del partito democratico. La bocciatura si rivela quindi nella sua complessità politica: è un no netto e clamoroso alla scalata, data ormai per certa, di questo trasformista dentro il Pd ragusano  Ci sono comunque altri dati da sottolineare. Il gran ceffone ha diversi piani di lettura: la bocciatura ridimensiona la figura del deputato nell’ambito della scacchiera delle altalenanti leadership e, cosa assai più importante, restituisce fierezza a coloro che ancora possiedono sentimenti di sinistra e resistono dentro il Pd  spingendoli e incitandoli  a riprendersi il partito. Veniamo alle ricadute di paese.  Che figuraccia questo Mario D’Asta che potrebbe accorciare il camice da medico e foggiarlo a divisa di cameriere! Che vergogna questo Pd locale – a parte si intende il Senatore e Giorgio Massari – che non ha avuto il coraggio di disturbare il manovratore e si è “guardato la vista”! Bravi i cinquestelle nell’alleanza con i ragazzi di Palermo nonostante la confusione e la ridicolaggine a cui ci hanno fatto assistere: incapacità di coinvolgere in una assemblea la città, respiro asfittico e tutto concentrato sulle dimissioni di Iacono, litigate interne, comunicati sbriciolati che nulla dicevano, nulla aggiungevano, nulla contavano. Insomma la palese dimostrazione che senza dirigenti non c’è politica. Un grazie, è inutile ricordarlo, a Giovanni Iacono che ha provato a elevare i cuori ed i cervelli anche se non tutti hanno compreso il vigore del gesto delle dimissioni che denunciavano disgusto e orrore per la proposta Dipasquale, per una certa storia di potere.  Ora c’è il problema della legge su Ibla rimasta senza finanziamento: si ricomincerà con i residui di bilancio e poi si troverà una strada. L’emendamento di Nello Dipasquale era confezionato in modo così selvaggio e malvagio che assimilava royalties e legge su Ibla con il risultato di lasciare l’unica legge speciale per la nostra città sguarnita di danaro. E’ andata, coraggio. il peggio è passato. Si riparte: Ragusa resta in piedi con le sue royalties; dalla Regione niente se non una bella soddisfazione civica e morale; e per Nello Dipasquale “na bella tumbulata ca ci vulia come u pani!”.

 

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