“Anime Migranti” di e con Moni Ovadia e Mario Incudine è andato in scena venerdì sera al Teatro Garibaldi: un viaggio, attraverso Paesi, volti, disperazione e tragedia, di migranti ben narrato con il ritmo del “cuntu”, sui testi di Mario Incudine e Mariangela Vacanti, sostenuto da un mix di immagini di Elisa Savi che fanno da plinto visivo al dramma dei popoli. I siciliani che partirono per le Americhe o quelli venduti per pochi sacchi di carbone nelle miniere della morte di Marcinelle, dove nel rogo perirono centinaia di operai, di cui molti italiani e siciliani e gli africani che raggiungono le nostre coste. Un’efficacissima narrazione, tra memoria e musica dai riti magrebini, che racconta il dramma quanto mai attuale della immigrazione: nessuna diversità negli occhi e nei volti dei nostri conterranei costretti a cercare fortuna lontano da casa e gli africani che lambiscono, i più fortunati, le coste siciliane per un approdo verso un nuovo mondo, lontano dalle guerre, carestie e violenze. Moni Ovadia si è appoggiato ai testi di Erri De Luca e alle poesie di Ignazio Buttitta per scavare nei sentimenti di quanti furono costretti a lasciare la propria terra per cercare lavoro e dignità. Annalisa Canfora, giovane e promettente talento, ha chiuso, con le letture, il lato più umano e strazziante della vicenda: il dolore di madri e mogli con figli e mariti lontani costrette alla solitudine e alla disperata attesa sempre di buone notizie.