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09/04/2016 -

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GIORGIO CHESSARI E LA PARTECIPAZIONE INDISTINGUIBILE

671b4a3e-d31b-46fe-aecb-d0f16acc4c50-211x300E’ stato commovente ritrovare Ragusa democratica al nuovo centro studi Feliciano Rossitto. C’erano tutti, e in gran parte erano tutti cordialmente nemici l’un dell’altro; ed è proprio questo ritrovarsi ancora una volta diversi o per sfumature di pensiero o per antichi rancori o per lotte verticali che si trascinano da decenni, che ha dato il senso di fratellanza. Non ci si è recati lì solo per rispetto a Giorgio Chessari, e  non c’era stata alcuna convocazione per far numero; bisognava solo andarci: la chiamata veniva dalla storia dei nostri cuori, come quando un tempo si correva in strada per la manifestazione in cui si gridava la sete di giustizia e di libertà. Tutti riuniti in una sorta di accampamento, dai generali all’ultimo staffiere. Una massa comunque pronta al combattimento. Un esercito di orfani e delusi del campo della sinistra ha tirato fuori quel che possiede, l’esistenza individuale, ed è partito senza farsi domanda alcuna alla volta dello scatolone funzionale. E’ brutto ed è bellissimo il nuovo centro studi. E’ brutto quel prefabbricato che sembra un cubo slavato – così com’è orribile la nuova chiesa  Pio X con quel ventaglio sconclusionato di forme solide che si accavallano – ma è bello che insista accanto ad un supermercato, in mezzo alla devastazione urbanistica, là dove il paesaggio è stato massacrato e dove però si ricomincia con brutalità prearchitettonica a conservare i libri.  C’è molta ragusanità  – che è ostinazione nella ricerca del decoro – in questa operazione di Chessari che sogna di elevare  uno spazio insignificante rubato all’agro cittadino a casa comune della cultura,  della pace, del lavoro, dell’arte, della solidarietà: dicitura ampia, mediterranea, concreta perché sintesi di necessità reali, ed è appunto questa denominazione progressista il richiamo che affratella. Qualcuno dirà che certo sentimentalismo è patetico, non serve a niente, che la comitiva è troppo vasta e che il trasformismo ha pasticciato formazioni ed ideali. E’ vero, ma in quella casa ci sono strumenti di altissima precisione per individuare i cattivi, ci sono i libri. All’inizio ci si può mescolare in modo indistinto, poi i libri ti segnano a vita e il compagno si riconosce.

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