Le “Artemidi sicule” al centro dell’incontro di archeologia organizzato dalla sezione ragusana di SiciliAntica nell’ambito di Ergasterion – Fucina di Archeologia. Le Artemidi sicule sono statuette di terracotta che raffigurano una ninfa indigena che è stata assimilata alla più conosciuta divinità del pantheon greco. Le Artemidi, in provincia di Ragusa, sono state ritrovate nei siti di Kamarina e di Scornavacche. A svelare gli studi su queste statuette votive è stato Mario Cottonaro, dottorando in Scienze archeologiche e storiche presso l’Università degli studi di Messina. Altro intervento quello di Damiano Bracchitta, dottorando in Archeologia presso la University of Malta, che si è occupato della ricerca dell’età preistorica in Sicilia tra Ottocento e Novecento nell’opera dei fratelli Vincenzo, Corrado e Ippolito Cafici di Vizzini. Il terzo intervento è stato quello di Saverio Scerra, funzionario archeologo della Soprintendenza di Ragusa, che si è soffermato sulle metodologie di approccio allo studio dell’iconografia vascolare siceliota. Nel periodo compreso tra il 350 e il 325 a.C., la produzione dei vasi sicelioti è concentrata nell’area del Simeto. Non è da escludere uno scambio commerciale intenso tra Punici e Greci.