Riceviamo e pubblichiamo dal Laboratorio politico Berlinguer di Comiso. “Il referendum costituzionale suggerisce di cambiare il quadro generale della convivenza civile e politica all’interno di ciò che rimane della residua sovranità popolare dei singoli stati europei e dunque di attuare un superamento definitivo delle Costituzioni nazionali ove ancora è presente il riconoscimento dei diritti umani e sociali come quella italiana. La riforma costituzionale è ispirata da queste idee e il governo Renzi intende realizzare un progetto ambizioso e pericoloso: esautorare il Parlamento dalle sue fondamentali prerogative. In questo modo si avallano e si consolidano le “riforme” imposte dai trattati europei che destituiscono le politiche economiche nazionali e cancellano i principi democratici costituzionali come per esempio le riduzioni delle tutele e del potere di acquisto del lavoro e delle pensioni. In tal modo sono poste le premesse per la distruzione dell’apparato della ricerca scientifica, dell’istruzione, produttivo industriale, pubblico e privato, con il conseguente impoverimento generale, soprattutto dei Paesi più periferici e con una economia più fragile. Si è preclusa al paese l’adozione di sue proprie politiche di sviluppo a tutto vantaggio dei paesi più forti dell’Europa, Germania in testa, che in questi anni hanno goduto, anche grazie a ciò, di un ulteriore vantaggio competitivo. Questi provvedimenti vanno inquadrati nella logica propria della svolta liberista, che mira a liberare l’economia e il mercato dagli interventi della politica, favorendo la giustizia di mercato contro la giustizia sociale. Tuttavia i provvedimenti finora adottati hanno aggravato la crisi, tuttora in corso, oltre che reso ancora ampie le disuguaglianze tra i paesi del Nord e del Sud Europa. Le Costituzioni, come la nostra, mirano invece a una democrazia sociale con un’economia mista e con una significativa presenza del pubblico nei settori nevralgici per l’economia e la società quali industria, scuola, ricerca, salute, credito, energia. In questo si traduce la forte affermazione di un principio di eguaglianza formale e sostanziale, di diritti e libertà nella I parte della Carta. Votare NO nel referendum costituzionale significa, dunque, votare contro la tecnocrazia sovranazionale che, grazie alla presente manomissione della Costituzione potrà appoggiarsi ad una monocrazia nazionale, ancor più vassalla delle oligarchie europee che continuerà ad affossare lo sviluppo del Paese con ancor più risolutezza. Il NO nel referendum è un SI’ al rilancio della democrazia prevista nella nostra Costituzione fondata sulla sovranità popolare”.
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