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29/06/2016 -

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FEDERICO PICCITTO E GLI ASESSUATI DELLA POLITICA

1449847263529.jpg--federico_piccittoE’ finita malissimo la Exit Oil dei cinquestelle ragusani. Non sono riusciti ad approvare quella variante simbolica al piano regolatore che avrebbe sancito lo stop alla ricerca di petrolio nel nostro altopiano. Una batosta – dovuta ovviamente  alla mancanza di una maggioranza – che rappresenta perfettamente i limiti del governo Piccitto. L’atto era forzato, pasticciato –  soprattutto perché l’energia è materia di interesse strategico nazionale e quindi le battaglie ambientaliste hanno profili di  testimonianza educativa in attesa che il mondo cambi verso e metta in sintonia l’uomo e il pianeta – ma era l’unica proposta di respiro alternativo al sistema messa in campo dall’amministrazione. Ha poca importanza se il punto fosse solo propaganda da portare in trionfo da Di Maio nei talk show, quel che infastidisce non è il fine non ottenuto quanto i mezzi non ricercati per ottenere il risultato. Per approvare l’atto occorreva una intesa con i pochi consiglieri progressisti liberi dai vincoli di partito, ossia Iacono, Massari, Ialacqua e la presenza totale e massiccia del gruppo cinquestelle, ed invece queste due condizioni imprescindibili per portare a casa il risultato non si sono verificate per l’incapacità del sindaco e della sua amministrazione a declinare il potere nelle tante sfumature che la politica impone. Federico Piccitto sta pagando tutti i suoi sbagli: il divorzio da Partecipiamo, l’ostinazione nel tenere in squadra  Stefano Martorana, il mancato controllo del gruppo consiliare, i pietosi ingressi in giunta dei consiglieri Disca e Leggio, e soprattutto l’essersi messo nelle mani di un giovane che gli ronza sempre intorno, Davide Allocca, che funge da stratega, un tipetto che ricorda lo spietato Strelnikov, il personaggio che nel dottor Zivago, abbandonato da Lara, si getta nella rivoluzione. E sono proprio i “fondamentali“ della rivoluzione progressista che non sono percepibili; si oscilla tra il radicalismo inconcludente, come nel caso delle perforazioni, a una fede cieca nelle magnifiche sorti del neoliberismo, senza avere una visione politica complessiva che renda riconoscibili le enormi difficoltà della nostra città. Fa tristezza il trastullarsi dei cinquestelle nel miracolo turismo che ha ridotto l’amministrazione a confermare le stupidaggini del passato “settore in espansione, volano di una nuova economia” e le tante varianti di queste baggianate illusorie, senza comprendere che la soluzione turismo è solo una risposta di salvezza individuale (anche se i numeri dei soggetti che si danno da fare ad affittare e trasformare proprietà sono notevoli), o vederli privi di ogni elasticità tassare i cittadini oltre la soglia consentita di crudeltà, trasformandoli nella figura odiosa di esattori, onesti sì nell’applicare la legge, e comunque solo impeccabili esattori distanti dalla sofferenza che attanaglia la città. Ci vuole arte nell’entusiasmare il popolo, e sul petrolio i cinquestelle potevano se avessero nutrito e coltivato entusiasmo avere dalla loro parte buona parte della comunità. Si sapeva che il Pd ragusano avrebbe fatto muro contro la delibera e non solo per dovere di opposizione. C’è infatti un legame fortissimo e storico con il settore delle perforazioni dato che un uomo appartenente a quell’area, il signor Pippo Miceli, fra l’altro cognato del senatore Gianni Battaglia, è contitolare di una ditta del settore ricerca petrolifera ed ha sempre riscosso dentro il Pd, e in tutte le altre sigle sue antenate, successo e stima per le sue imprese in ambito internazionale. Un affetto fra l’altro ricambiato nelle varie campagne elettorali che hanno visto Miceli mobilitare e conquistare i suoi dipendenti – in queste ultime settimane presenti in aula – alla causa del partito. E allora con chi si doveva tessere una intesa se non con Iacono, Ialacqua, e Massari, un gruppetto assimilabile per struttura ideale? Ed invece non ce l’hanno fatta, i grillini, a trovare un accordo sia perché Iacono sfuggiva – si è preso la sua vendetta servendola, fra l’altro, come si deve, fredda – sia per l’ormai conclamata asessualità del loro agire. E’ il grande difetto dei cinquestelle, l’asessualità della politica. Non sentono alcuna pulsione in questo senso; sono pieni solo della soddisfazione del loro piatto pensiero incontaminato, non friggono mai dalla voglia di intrattenersi con il prossimo. Ci voleva un gran lavoro di corteggiamento, di pentimento, di scuse, di rielaborazione per una rinnovata maggioranza: nulla però è scattato, e con fare cocciuto sono andati con folle euforia verso il baratro. Secondo il sindaco, ed il suo consigliere che gioca a fare il generale, la disfatta era purificatrice e serve a stanare i traditori. Ed infatti c’è già stata la conferenza stampa in cui il sindaco si dichiara deluso e amareggiato per il comportamento di Iacono. Non serve a nulla purtroppo cercare colpevoli dopo che si sono inanellate figuracce ridicole, come l’appello alla popolazione per dire no a nuove trivellazioni lanciato da Brugaletta e da Spadola, con quest’ultimo che  poi non si presenta  in aula pare per una gita fuori porta. La caccia al nemico risulta solo una giustificazione alla propria incapacità. Piccitto cerca ora di sputtanare Iacono dicendo che si aspettava da questi maturità e linearità. Può esser perfino vero che Iacono sia politicamente un po’ infido, ma i cinquestelle di contro sono risultati troppo presuntuosi e irritanti nella loro purezza, e dunque alla fine la sberla ricevuta è il frutto di una impermeabilità del sindaco alla mediazione politica. Non si può pretendere alcunché quando non si ha la maggioranza, e Piccitto pur essendo un ottimo lottatore non riuscirà a rigirare la frittata presentando i cinquestelle come  poveri incompresi. Insomma è calato il sipario sui cinquestelle di Ragusa e il sindaco dovrà decidere come sfoggiare il suo indubbio talento. Il quadro politico si delinea. Iacono si potrebbe caratterizzare come un candidato che raccoglie gli scontenti di sinistra non soddisfatti da Pd e cinquestelle. Maurizio Tumino si solidifica come il condottiero del ceto medio conservatore destrorso. Il Pd si presenterà lacerato e forte. Sonia Migliore potrebbe tentare la fortuna esibendo in chissà quale palco la piccola consigliera Emanuela Nicita sempre conciata perfetta per la ribalta. E il petrolio? Di Maio potrà sempre sostenere a gran voce che ce l’hanno messa tutta per evitare altre perforazioni. Riguardo il protagonista della partita, l’assessore Salvatore Corallo, potrà consolarsi con la pista ciclabile, ottava meraviglia, anch’essa incompresa. Peccato che è solo un segmento di felicità civica, senza circolarità: una intuizione spuntata dagli orrori e che ancora non sappiamo dove finirà.

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