23-11-2024
Ti trovi qui: Home » Politica » LA FORTUNA DI FEDERICO PICCITTO E LE LACRIME DI MARIA ROSA

04/11/2016 -

Politica/

LA FORTUNA DI FEDERICO PICCITTO E LE LACRIME DI MARIA ROSA

20161103_192248-copiaUltima seduta del consiglio comunale di Ragusa, giovedì sera: pochi consiglieri, la massa dei cinquestelle non pervenuta, amministrazione presente con il solo assessore Leggio in alta uniforme da cameriere in giacca bianca per affrontare l’aula. La serata è all’insegna della noia; Sonia Migliore parla persino di cani e si chiede perché non ci sia stata (chissà per quale ingiustizia?) una  “sollevata” di scudi… Nessuno si scuote, nessuno ridacchia, figuriamoci se in epoca grillina il bell’italiano è considerato un dovere politico. Poi un cupissimo Giorgio Massari chiede la parola e nonostante l’aula semideserta si lancia con puntualità e rigore a rintuzzare la pagliacciata del reddito di cittadinanza in salsa ragusana annunciato giorni addietro. Ribadisce il principio di universalità di questa manovra economico sociale, spiega come funziona all’estero, dimostra l’ignoranza e la malafede che hanno accompagnato le bugie propagandistiche. Seduta accanto a Massari c’è la consigliera cinquestelle Maria Rosa Marabita, una popolana rossiccia che sembra uscita da una pittura fiamminga, la quale a sua volta chiede la parola. Si alza e tremante esclama: “E’ una vergogna! Così governiamo? E’ normale che io debba essere d’accordo con quello che dice l’opposizione?” solo questa frase e affranta si accascia sullo scranno e scoppia a piangere. Uno sfogo che spiega  la tumultuosa angoscia di una signora che non si dà pace per il disallineamento tra la pratica di governo e quel che va raccontando il suo movimento, e che senz’altro riflette il malumore che attraversa molti elettori del sindaco Piccitto che speravano in un cambiamento netto e soprattutto in un clima di fresca e appassionata democrazia. E’ stato imbarazzante vedere quella poveretta scossa da tanto patimento rimanere sola, senza conforto, senza una parola di speranza. Ma a chi  spettava avvicinarsi alla consigliera in lacrime? Ce n’erano tre di pentastellati dotati di discernimento: Stevanato, Agosta, Spadola e nessuno dei tre, neanche a fine consiglio, ha avuto il cuore, il garbo o la sensibilità politica di prendersi da parte la Marabita e provare a riconciliarla con il governo della città. Constatare il disinteresse del movimento 5 stelle per il dolore di una iscritta che non riconosce più gli antichi compagni di un tempo ci serve a focalizzare il vero problema di questo governo che non si esaurisce in una fisiologica frattura tra il programma elettorale e il procedere di governo quanto piuttosto in un atteggiamento psicologico pericolosissimo che man mano sta affiorando a Palazzo, una forma di distacco e disinteresse dalla realtà, di intangibilità che a volte sfiora in suprematismo. Insomma, in due parole, credono di potere ignorare o respingere qualsiasi critica non comprendendo che l’autoisolamento per presunta superiorità, quando si governa, assume sfumature di  dittatura, e, quando ci si muove nel sociale diventa, invece, atteggiamento razzista ossia di esclusione assoluta di ogni forma di diversità e quindi di dissenso. I grillini però hanno culo. L’altra sera la disperazione di Maria Rosa Marabita si è sciolta nel nulla: non aveva acceso il microfono e quindi le sue parole non si sono sentite in tv e non sono state neanche registrate. Non rimarrà traccia storica. Se comunque arriviamo a intuire qual è il tipo di disturbo che ha colpito i cinquestelle, ciò che non ha senso nè ragione è la moscezza dell’opposizione. Come si fa a non intervenire in consiglio comunale o, se si ha seguito con associazioni e liste, a non organizzare una protesta per quel che sta succedendo con la tassa sull’immondizia? Quelli di Insieme appesi al cartellone in quest’aurea nostalgica con la Marino bambolina da tutti amata perché non colgono l’occasione? E i sette contro Tebe – quelli del patto di consultazione – prima che si uccidano l’un l’altro (per favore qualcuno spieghi alla Nicita la storia di Eteocle e Polinice se no ‘sto sfoggio su Tebe è sprecato)  non l’hanno capito che i ragusani sono inferociti? E Giovanni Iacono che è come se si stesse dissolvendo perché non interviene? gli farebbe bene tentare di trovare una posizione comprensibile dal popolo! Gran parte delle bollette contengono errori, i più svariati, tanto che  l’amministrazione ammette la colpa. Ma, dato che soffrono di quel male che abbiamo riferito sopra, sapete che cosa dicono? – lo hanno scritto in un cartellino appeso alla porta dell’ufficio all’ex consorzio agrario- “ la responsabilità di tutto il casino è del nuovo software, siamo disponibili a ricevervi ma non più di cinquanta al giorno”. E’ veramente troppo! Poiché gli errori sono imputabili a questi spettabili uffici Voi Amministrazione fate in modo di attrezzarvi per venire incontro all’utenza parte lesa, e chi se ne fotte della chiusura alle 13,45! Non è finita. E gli utenti che non sono in grado per vecchiaia, per malattia, per leggerezza e fiducia a scorgere gli errori che fanno? pagano? E allora giocate sporco: ci provate a colpire nel mucchio e chi ci casca, casca? Per non parlare della questione principale: il software. Domanda. Se da anni ci massacrate il cervello con la meraviglia della tecnologia che migliorerà il mondo, vi viene il dubbio piccolo piccolo che non sempre la tecnologia  va di pari passo con la democrazia? Ed ora finiamo con il responsabile politico di questo disastro: l’assessore Stefano Martorana. Le scuse no, vero? Sarebbe troppo per un tipetto come lui, figuriamoci! Si dice che Martorana affermi di quanto il ragusano sia soddisfatto quando esce dagli uffici per chiedere chiarimenti e correzioni. MINCHIA, CONTENTONI ASSESSORE! Concludiamo dunque con un suggerimento. Se con il software l’avete scasciata, tornate alle origini: dita e pallottoliere e forse “c’ansirtate”.

Commenti chiusi.

Scroll To Top
Descargar musica