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10/03/2017 -

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SI ai due referendum proposti dalla CGIL. Affollata assemblea a Ragusa

unnamed“Ci siamo resi sempre di più conto che in Italia è saltata l’intermediazione e il Governo non solo ha messo i paletti alla contrattazione ma ha tirato avanti senza tenere conto delle nostre richieste che non hanno trovato terreno di confronto. E’ questa la ragione per la quale la Cgil ha deciso di usare gli strumenti che la nostra Costituzione ci mette a disposizione come quello del referendum. Si è aperta nella Cgil una decisa battaglia per la difesa dei diritti universali per i quali sono state raccolte un milione e trecento mila firme e quel disegno di legge di iniziativa popolare sarà presto discusso in parlamento”. Vincenzo Colla, segretario nazionale della Cgil ha illustrato, con queste parole, all’affollata assemblea provinciale della Cgil di Ragusa, riunitasi ieri a Ragusa nella sala Auditorium del centro Studi “Feliciano Rossitto”, ha aperto la campagna elettorale sui Referendum contro i voucher e  la piena responsabilità solidale negli appalti. Il più grande sindacato italiano ha deciso, per la prima volta, di ricorrere ai referendum di cui ancora non è stata fissata la data di svolgimento. L’appuntamento si è sviluppato attorno ad una regia ben precisa con filmati e testimonianze di lavoratori, precari, studenti, operatori sociali, pensionati a sostegno dei due SI ai quesiti referendari proposti dalla Cgil. Il tema di base è sempre quello del lavoro che non c’è o se c’è è decisamente compresso nel suo diritto fondamentale, ovvero quello legato alla certezza di poterlo mantenere e su questo costruire un futuro, una famiglia e dare una prospettiva ai propri figli. La Cgil è fortemente impegnata nella mobilitazione che deve condurre al successo dei due referendum. L’8 aprile a Roma si terrà una grande manifestazione nazionale. Serve limitare al minimo l’applicazione dei voucher e ridare dignità al lavoro in un Paese sempre più povero con 17 milioni di italiani sostanzialmente senza reddito alcuno e di questi il 41 per cento della popolazione vive nel Mezzogiorno. Ma in Italia è il sistema che è saltato. Vincenzo Colla non ha dubbi. Il modello economico di produzione è l’origine della crisi. Si registra un avvitamento senza sblocchi che sta creando un’enorme platea di diseguaglianze per cui la ricchezza è concentrata nelle mani di poche persone. Il risultato che il lavoratore è sempre più povero e con questo va in sofferenza la stessa democrazia. Il fatto grave, sottolinea Colla, è che la politica non riesce a fermare questa crisi. Il lavoro ormai non è più disciplinato da regole pubbliche ma commerciali perdendo così la sua umanità, la sua dignità e con essa la speranza di una certezza del domani. Anche per questa ragione la Cgil ha deciso questa battaglia referendaria. “C’è un doppio e forte filo rosso che lega il NO al referendum costituzionale del 4 dicembre ai due quesiti referendari, commenta Peppe Scifo, segretario generale della Cgil di Ragusa, perché alla base c’è la pessima condizione del lavoro e l’aumento della povertà. Tant’è che le ragioni del NO sono prevalse in quelle aree dove c’è e insiste ancora una notevole disoccupazione e i redditi delle famiglie sono al minino della sopravvivenza. Abbiamo valutato per primi il fallimento del Jobs Act e le stime ci danno ragione. I voucher utilizzati a milioni sono diventati lo strumento per spacciare come accessori od occasionali attività che accessorie e occasionali non sono. Tant’è che nella sostanza i voucher hanno peggiorato la condizione dei lavoratori creando precariato, favorendo il pagamento in nero ed evitando i controlli. Per la Cgil il lavoro occasionale va normato con uno strumento di natura contrattuale che assicuri pienezza contributiva, previdenziale e assicurativa. Necessario altresì abrogare le norme che limitano la responsabilità solidale negli appalti che significa impedire che ci siano differenze di trattamento tra chi lavora nell’azienda committente e chi in un’azienda appaltatrice o un un’azienda in sub-appalto, riaffermando il principio che chi opera nel sistema degli appalti deve vedersi garantiti gli stessi diritti e le stesse tutele”.

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