Li avevamo votati, i grillini, per sentirci vivi. Venivamo dagli anni orribili del massacro urbano decorato con qualche parcheggio pubblico e con due tratti di strada, via Roma e il vecchio lungomare di Marina, rifatti a festa, e, riuscendo a liberarci dall’inganno, avevamo messo il cuore nelle mani dei giovani cinquestelle convinti che inadeguatezza e onestà fossero gli ingredienti base di un miscuglio che potesse pian piano sprigionare vita, giustizia, vivacità. La chimica purtroppo però è una scienza esatta e tutti gli elementi mancanti nella pozione non potevano concretizzarsi senza la volontà di una ricerca faticosa e costante delle sostanze adatte a dar vigore alla buona politica. Dopo quattro anni di potere grillino non è la delusione che ci disturba, ma il fumo che si sprigiona da quel pentolone che Piccitto e il resto della tribù tengono acceso e alimentano come se quella brodaglia sia ancora fonte di salvezza. Dopo quattro anni di esalazioni il risultato è terribile: annientamento da dolce morte. Non esiste una sola formazione politica o lista civica della nostra Ragusa che non si sia serenamente abbandonata per poi spegnersi senza sofferenza. No, non è la crisi dei partiti, la fine della destra, il Pd che ha abbracciato un folle liberismo, la sinistra frastagliata…no, è proprio un effetto originale e particolare causato da questa amministrazione, da questo sindaco, da queste persone che aderiscono al movimento di Grillo. Come sono arrivate ad uccidere la passione, l’interesse, la curiosità, la forza di lottare? Non c’è solo l’evitamento, e l’arroganza di chi gestisce la cosa pubblica – tipiche di chi non vuol dare risposte e soddisfazione – c’è un ingrediente misterioso in quel fumo respingente che ti atterra: è la irrazionalità che domina il loro pensiero e le loro azioni che ha prima fatto impazzire e poi ha ucciso la residuale anima politica della città. Cos’è l’irrazionalità dei cinquestelle? E’ superficialità, è bugia, è fastidio per la serietà e per tutto ciò che si presenta complesso e profondo, è magia, è isterica furbizia. E’ un muro rigidissimo dove ci si schianta se ci si avvicina a reclamare un confronto. Lo vediamo con le tasse. E’ un autentico disastro, un massacro, quel che avviene con i tributi, ma nonostante le semplici e rilevabili constatazioni di realtà, il sindaco e l’assessore ”competente” Martorana negano, sminuiscono, persino sfottono i cittadini, mandando puntualmente per aria ogni piano di incontro e impedendo ogni dibatitto civile. Irrazionalità e violenza verbale, psicologica, vorremmo dire maschia; è accaduto in consiglio comunale – ricordiamo l’eroica resistenza dell’opposizione sulle variazioni di bilancio per 20 milioni di euro – accade nelle “piccole” cose come per il taglio degli alberi di viale Colajanni dove il fu dolcissimo assessore pasticciere Corallo inveisce contro coloro che osano difendere quei poveri alberi estirpati – siamo giunti a quota 57 – come se non ci fosse traccia dell’incontrovertibile falsità raccontata alla città quando si comunicò che “solo” una decina sarebbero stati i tigli da sacrificare. Ogni osservazione diviene irrilevante o nemica e viene umiliata e sotterrata e così ci si ritrova muti, soffocati con la bocca piena di terra. Il ragusano deve solo vivere – secondo la teoria cinquestelle – senza chiedere nulla, senza porsi dubbi, riducendosi volontariamente alla condizione di animale in gabbia rassegnato alla cattività e comunque contento di quel pasto quotidiano che il guardiano dello zoo gli lancia oltre le sbarre. Il consiglio comunale ritrae perfettamente lo stato patologico: spazio stanco, assente, con i fantasmi grillini che avendo perso definitivamente il gusto della parola e quindi il governo del mondo e il senso morale non vanno più in aula, proiettati come nomadi selvaggi a nuove conquiste, la Regione, lo Stato. Si sono smossi solo al grido dello sciamano e sono corsi in piazza per rinnovare il patto euforico ed esaltato con Di Battista che conferma l’arcigno e stupido autoisolamento che li rende i migliori. Cosa accadrà tra un anno? La guerra finale Pd – Cinquestelle come ci troverà? Il Pd che resta è l’incubo dipasqualiano che ritorna, è la volgarità dei giovani renziani alla D’Asta che si permettono pur di dare spazio agli amichetti dei gigli locali di cacciar via dalla commissione risanamento centri storici un uomo saggio e colto come il professore Giorgio Flaccavento; è l’inquietante scaltrezza di Maurizio Tumino che tenta di far breccia nei conservatori del ceto medio benpensante che già si son fatta la lor strada dentro il pianeta cinquestelle; è la vertigine di Sonia Migliore che come una trottola schizza da Salvini a Forza Italia, strusciando nel Pd, senza contenere un centro, senza mirare ad una direzione oltre se stessa. Dopo l’eutanasia non c’è rinascita, solo silenzio. Si tenta di mettere su qualcosa senza radici: i ragazzi dell’associazione Youpolis provano a inventarsi la candidatura del loro giovane leader Simone Digrandi cercando l’aiuto e il sostegno della destra tramite il sindaco di Vittoria. Conforta in questa dimessa atmosfera il coraggio speranzoso e la voglia di ricominciare che arriva da coloro che con sincerità tardiva, ma autentica, stanno abbandonando il Pd a iniziare da Massari, dai Barone, da Battaglia. Non sappiamo cosa nascerà e cosa potrebbe comportare la stravittoria di un Giancarlo Cancelleri al momento solo chiacchiere e distintivo, purtuttavia il rifiuto per la politica nella sua miserevole rappresentazione conduce sempre lì, ai cinquestelle. Bastano poche qualità; inadeguatezza e onestà, noi lo sappiamo eccome. L’umore popolare è netto: meglio i bugiardi che i ladri.
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