E’ stato di default per il settore delle costruzioni anche nell’area iblea. A dichiararlo è l’Ance Ragusa, insieme al suo sistema di rappresentanza nazionale, evidenziando come il comparto sia stretto tra l’assenza di efficaci politiche di sviluppo, l’aggravarsi di una restrizione creditizia patologica e senza precedenti, e l’acuirsi del grave fenomeno dei ritardati pagamenti da parte delle amministrazioni pubbliche, soprattutto per effetto del patto di stabilità. Un quadro allarmante che spinge il presidente dell’Ance Ragusa, Giuseppe Grassia, ad appellarsi a tutte le forze politiche locali, regionali e nazionali affinché si attivino immediatamente per mettere in campo misure capaci di ridare una prospettiva ed un futuro al comparto edilizio e garantire, oggi più che mai, liquidità alle imprese di costruzione. “Gli interventi considerati prioritari dall’Ance – spiega il presidente Grassia – sono lo sblocco dei pagamenti e lo sblocco dei finanziamenti per infrastrutture ed investimenti. Qualche dato rende ancora meglio la gravità della situazione. Dall’inizio del 2009 ad oggi solo nell’edilizia iblea si sono persi circa 2.000 posti di lavoro diretti (pari al 30%), hanno chiuso i battenti più di 250 imprese edili (pari al 15%), le ore lavorate sono diminuite del 32%, passando da oltre 5,4 milioni a poco più di 3,6, mentre la massa salariale ha scontato un preoccupante -33%, da 46,5 milioni a 31,2. Unendo tali dati provinciali a quelli degli altri territori – ha detto ancora Grassia – si raggiungono cifre impressionati con 400mila posti di lavoro in meno e migliaia di imprese che stanno chiudendo i battenti”.