Nell’Azienda Sanitaria di Ragusa il Dr. Giuseppe Campisi, della Elettrofisiologia della Cardiologia dell’ospedale “Maria Paternò Arezzo”, ha condotto con successo due interventi di ablazione di aritmie cardiache a “Raggi zero” su due pazienti di 16 e 34 anni, affetti da tachiaritmie. Particolare soddisfazione esprime il Dr. Antonino Nicosia, direttore della Cardiologia: «il nostro Laboratorio di Elettrofisiologia ha registrato una crescita importante con circa 50 procedure eseguite quest’anno, su pazienti provenienti anche da altre province, con successo nel 98% dei casi, in assenza di complicanze significative». L’utilizzo nel Laboratorio di Elettrofisiologia di un sistema di mappaggio non fluoroscopio (sistema NavX della azienda ST Jude) ha consentito nel tempo di diagnosticare e trattare con efficacia aritmie sempre più complesse e di ridurre progressivamente la durata della esposizione radiologica fino al traguardo di effettuare procedure diagnostiche e di ablazione transcatetere di tachiaritmie in completa assenza delle radiazioni ionizzanti. La procedura si svolge con l’utilizzo di elettrocateteri e di un sistema di rilevazione degli stessi, con i quali viene costruita una mappa anatomica tridimensionale dotata di potenziali elettrici tradotti in codice colore – “mappa elettro-anatomica” – di tutto il tessuto cardiaco “mappato” e perfezionata dalla individuazione di potenziali elettrici di particolari “punti di interesse”, sede del substrato responsabile della tachicardia che viene eliminato attraverso l’energia di radiofrequenza emessa dalla punta dell’elettrocatetere magnetico del sistema. Le alterazioni del ritmo cardiaco sono un disturbo fastidioso e non del tutto raro nella popolazione. Il cuore va troppo forte – tachicardia – o troppo piano – bradicardia, comunque a un ritmo diverso da quello ottimale. In questi casi lo studio elettrofisiologico endocavitario è l’indagine che può identificare con esattezza la piccola zona di tessuto del cuore ove origina il ritmo “sbagliato” fino a potere spegnerla (ablazione) utilizzando un catetere. Per portare il catetere nel punto esatto ove intervenire di solito si utilizza la guida fluoroscopica cioè mediante raggi X. Tuttavia, l’esposizione a radiazioni ionizzanti comporta un rischio, seppure limitato, di mutazione genetiche che concorrono alla genesi delle neoplasie.
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