E arrivammo giustappunto nell’ultimo anno di amministrazione al nodo da risolvere: i costruttori con la loro forza e intraprendenza sono portatori di benessere e crescita civica e quindi rappresentano lo spirito comune collettivo dei ragusani, o sono solo degli scaltri speculatori che prima hanno soddisfatto alcune naturali esigenze di sviluppo e poi sono sconfinati entrando nel Palazzo, asservendo i politici e riuscendo a dominare la visione programmatoria della città piegandola ai loro disegni? Ragusa non è diversa da tutte quelle realtà in cui la speculazione edilizia ha distrutto l’anima delle città, ma c’è un’aggravante in più qui da noi: la sovrapponibilità tra speculatori e politici che ha rallentato la consapevolezza del disastro creato dall’espansione urbana contagiando partiti, associazioni, corpi intermedi… Ogni lottizzazione, ogni piano costruttivo, ogni programma di falsa edilizia popolare, era sempre accolto con godimento perché ogni singolo “complice” di questo meccanismo rinnovava la perversa giustificazione di essere nel giusto dando lavoro alle maestranze, portando ossigeno alle imprese, offrendo ai giovani la villetta con giardino. Il cemento ha unito la classe dirigente ghettizzando il pensiero alternativo che qui e là spuntava e tentava di resistere nonostante un isolamento fortificato e supportato dalla assenza di norme illuminate e proiettate al bene comune di lunga durata per porre un netto freno al diritto dei privati ad edificare. L’apparire dei grillini – forza dapprima impalpabile e sotterranea poi rivelatasi maestosa e portatrice di una ribellione che poteva finalmente trovare concretezza grazie al fascino della liberazione collettiva raggiungibile per via anonima più che rappresentativa, il voto segreto – doveva costituire la prima trincea per lanciarsi sul campo e liberarlo dalla cultura paramafiosa che, per l’intreccio su descritto, dominava Ragusa. Nulla invece ha fatto Piccitto per riappropriarsi dell’urbanistica, anzi l’ha lasciata nelle mani di Salvatore Corallo che per formazione, indole, amicizie adora il mondo veloce e spregiudicato dei costruttori, e il sogno cinquestelle è così finito. Altra materia, oltre l’urbanistica, non esiste per imporre idee sensate su una città, tant’è che qualsiasi settore della organizzazione comunale, dalla viabilità, ai servizi sociali, al traffico, ai lavori pubblici, all’istruzione, alla cultura passa anche in modo indiretto dalle scelte urbanistiche. Piccitto però ha abbandonato l’urbanistica e tutto è scivolato via senza guida, senza forma, senza tono. I cinquestelle hanno perso quel po’ di eccitazione creativa, e la voglia di onestà si è trasformata in voglia ‘e campà. Il giudizio ormai è solo politico; lasciamo agli specialisti della psiche lo sforzo di studiare le ragioni del loro tormento, il buio della loro coscienza morale, il piacere di acquattarsi sotto Grillo e Casaleggio e sorbirsi le regionarie dove partecipano si e no 150 persone. Fermiamoci ai fatti semplici semplici. Abbiamo i cinquestelle con l’elmetto in vista delle elezioni regionali, ma assolutamente sguarniti di qualsiasi corredo valido a governare in una logica di progettualità contemporanea – basti infatti considerare che l’unico progetto serio è la metropolitana di supeficie risalente alla giunta Chessari di venti anni fa – e i famelici costruttori che non riescono a tollerare il benchè minimo intoppo al loro procedere. E così l’unico concreta novità che avviava il mondo delle costruzioni in un cammino di comprensione e accettazione della realtà nel rispetto dell’ambiente, ossia il nuovo regolamento edilizio votato in aula nel 2015 grazie alla spinta di Partecipiamo e che impone per le nuove costruzioni una serie di adempimenti per il risparmio idrico, si è trasformata in un pericolo. Il tema è l’acqua, cavallo di battaglia di Grillo, l’esempio più evidente del massacro di noi umani sul pianeta, argomento trattato ogni giorno nei notiziari, comprensibile persino agli infanti. Ebbene cosa dice il regolamento edilizio? Quattro regole base sintetizzabili nei seguenti punti: si introduce la contabilizzazione individuale obbligatoria del consumo di acqua pubblica così da garantire che i costi per l’approvvigionamento di acqua potabile sostenuti dall’immobile vengano ripartiti in base ai consumi reali effettuati da ogni singolo proprietario o locatario; si introduce l’obbligo di adozione di dispositivi per la regolazione del flusso di acqua dalle cassette di scarico e l’uso di ‘flussi aerati/riduttori di flusso’ per rubinetti e docce, fisse e direzionabili. E ancora: si adottano sistemi che consentano l’alimentazione delle cassette di scarico con le acque grigie, opportunamente trattate, provenienti dagli scarichi di lavatrici, vasche di bagno e docce; si introduce l’utilizzo delle acque meteoriche, raccolte dalle coperture degli edifici, per l’irrigazione del verde pertinenziale, la pulizia dei cortili e passaggi, lavaggio auto. Chiaro, fattibile, lineare. Ma i costruttori soprattutto quelli che già hanno iniziato i lavori non ne vogliono sentire di questa roba, non vogliono spendere qualche migliaio di euro, 2- 3 mila ad appartamento, per acciuffare il progresso e rispettare l’ambiente. Sono abituati a dare le carte e non sopportano il nuovo che avanza, e lo considerano invasione, incursione. Da mesi stimolano apparati, uffici, organizzano incontri, chiedono rassicurazioni a Corallo: insomma non possono permettere che la gestione degli affari della città devii dalla tradizione e si diriga verso l’interesse pubblico. Il timone economico, politico, gestionale è stato e deve rimanere nelle loro mani. Se la raccontassimo in giro per l’Europa la storia che quattro impresari siciliani del mattone non vogliono mettere la cassetta del water con il doppio flusso ci direbbero che quelli che dobbiamo prendere il gommone e dirigerci in Africa siamo noi, e come dargli torto. Altro che effervescenza ragusana! I grillini sono entrati in stato confusionale per ‘sta roba dei cessi nelle nuove villette, e annaspano. I costruttori si sono scocciati della lentezza di Piccitto e soci nel trovare la soluzione a loro favorevole e si sono organizzati con l’avvocato – un giovane professionista che fu brillante consigliere comunale in campo progressista Riccardo Schininà ora socio dell’ex avvocato del comune Frediani – e chiedono l’annullamento della delibera. I grillini pare c’abballano sulla brace e si contorcono tra mille dolori: gli amici costruttori – non dimentichiamo che oltre a Rosa Chiaramonte, sorella del più noto Gianni ora per lo più dedito al business dell’agricoltura, c’è Biagio Lembo, e, dulcis in fundo, Guglielmino che ancora deve risolvere il dilemma tra materialità e pensiero politico ritrovandosi nella imbarazzante posizione di direttore dell’associazione dei costruttori pur essendo nel contempo sfegatato grillino. Ma quel che più ci inquieta è il presidente Tringali che fino ad oggi ha provato a ingraziarsi – da vero berlusconiano qual è – il volere della lobby eveergreen dei signori del cemento. Povero Tringali chissà come se ne pentiu di ‘sti cinquestelle, ma non può tornare indietro. E Piccitto che fa? Gira la frittata al consiglio, se ne lava le mani? Conviene alla sua carriera che ci auguriamo splendida – tutti mormorano di una sua partecipazione alle future elezioni politiche – abiurare all’ambientalismo per i 4 amici di Nello Dipasquale? E come sempre i cinquestelle vanno avanti per moto di inerzia in attesa di sviluppi cosmici. Ora stanno organizzando un incontro capigruppo e costruttori… Se Grillo sapesse come si son ridotti i suoi soldatini ragusani… dopo rapido sondaggio ci metterebbe un attimo a mandarli a quel paese. Che difficile e dolorosa scelta l’abiura dai propri principi… ma per governare senza fastidi va bene anche la carezza ai costruttori come insegna Madame Raggi. E tuttavia Piccitto è un uomo d’onore.
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