Qualche giorno fa, presso gli uffici della Squadra Mobile, si presentavano, per pura coincidenza, due persone, un uomo ed una giovanissima donna che disperati chiedevano aiuto. Una volta registrate le loro denunce è stato possibile appurare che entrambi avessero subito il reato di tentato estorsione. I racconti delle due vittime erano praticamente identici ma cambiavano gli autori e di poco le modalità. L’autore del reato in un caso si trovava in Sicilia ed in un altro in Calabria o forse è meglio dire, dovrebbero trovarsi ancora in queste due regioni. Il tutto, per entrambe le vittime, nasceva da una conoscenza fatta tramite internet, tra facebook e siti di incontri. L’evoluzione per questa tipologia di casi è sempre la stessa: conoscenza via web, utilizzo di chat, scambio dei numeri di telefono, invio di foto per “conoscersi”, richiesta di foto di nudo integrale o alcune parti intime, scambio di materiale pornografico, sexting, ricatto di pubblicare le foto e/o video raffiguranti uno dei due in momenti molto intimi, pagamento o denuncia alla Polizia di Stato. Il sexting, termine derivato dalla fusione delle parole inglesi sex (sesso) e texting (inviare messaggi elettronici), è diventato uno dei mezzi di socializzazione più diffuso. Questo continuo inviare files permette all’interlocutore di entrare in possesso di materiale che spesso diventa oggetto di ricatto. Nella maggior parte dei casi le vittime non denunciano per paura di essere umiliate sempre a mezzo social ed in alcuni casi vengono denunciati gli autori. In questo caso, la Squadra Mobile, una volta ricevute le denunce, ha effettuato delle ricerche individuando i probabili autori del reato, ma sono ancora in corso attività finalizzate all’esatta ubicazione degli indirizzi IP dei computer utilizzati. La vittima di sesso femminile si è rivolta alla Polizia di Stato in quanto “l’amico” virtuale dopo mesi di conoscenza era entrato in possesso di numerosi video e foto pornografiche che la ragazzina aveva scattato quando ancora minore. Dopo mesi, l’autore del reato ha richiesto somme di denaro minacciando di creare un profilo facebook con le foto hard o di inviare da un profilo falso, video e foto agli amici della vittima. L’estorsore voleva i soldi a mezzo pagamento elettronico con ricarica su postepay ma la vittima ha per fortuna intelligentemente denunciato il reato subito. Nell’altro caso, un giovane della provincia di Ragusa ha intrapreso una relazione virtuale con una donna straniera che per chattare con lui utilizzava un programma di traduzione simultanea (come spesso accade) e nonostante lui se ne fosse accorto ha continuato ad inviare files porno. “La Polizia di Stato di Ragusa esorta le vittime a denunciare i fatti reato subiti e a non assecondare le richieste estorsive che non resteranno mai isolate. Gli autori di questa tipologia di reato non effettuano mai una sola richiesta ma continuano a reiterare il delitto con pretese sempre più ravvicinate tra loro. Bisogna prestare attenzione ai più giovani ed all’uso che fanno dei mezzi di comunicazione, mediante un controllo costante del contenuto degli smartphone a loro in uso. Sempre più spesso, giovanissimi ragazzi restano intrappolati in reati gravissimi come l’estorsione. A volte anche gli stessi autori del reato (spesso minorenni) non si rendono conto di porre in essere condotte punite dalla legge con pene fino a 10 anni di carcere”.