La Guardia di Finanza ha notificato l’avviso di conclusione indagini, emesso dalla Procura della Repubblica, nei confronti di 26 persone tra dirigenti, tecnici, collaudatori e rappresentanti di imprese. La complessa indagine svolta dai finanzieri della Compagnia di Ragusa, durata oltre un anno, è partita da una segnalazione che evidenziava anomalie sulla gestione del servizio di pulizie eseguito a favore degli ospedali e degli uffici dell’Asp dell’intera provincia. L’appalto in argomento, del valore di 32 milioni di euro, è stato assegnato ad una ditta di Udine, costituendo il primo caso di servizio di questo tipo affidato in provincia a favore di un unico soggetto economico. E’ stato possibile verificare che a fronte della fatturazione del servizio, eseguita dalla ditta sulla base della estensione delle superfici da pulire, indicate nel capitolato d’appalto, l’azienda appaltatrice forniva una prestazione sensibilmente diversa, sia per numero di dipendenti impiegati che per monte ore effettuate, inferiori di oltre il 20% rispetto a quello previsto. Anche la quantità e qualità dei macchinari forniti era difforme da quella indicata in sede di aggiudicazione dell’appalto, laddove veniva accertato un minor numero di tali dotazioni, per una percentuale pari all’80%. Il calcolo degli importi delle centinaia di fatture emesse, nel periodo giugno 2014 – febbraio 2018 e liquidate dall’ASP, ha fatto emergere il reato di frode nelle pubbliche forniture, per indebito pagamento di servizio di pulizie non reso in termini quantitativi, di oltre 3,5 milioni di euro. Nella ricostruzione delle vicende, l’Autorità Giudiziaria ha ravvisato anche ipotesi di corruzione, legata all’assunzione presso la ditta di pulizie di due soggetti parenti o vicini alla vecchia dirigenza dell’Asp. Le assunzioni, infatti, sarebbero state effettuate, secondo la Procura, in cambio di un comportamento “morbido” degli Enti competenti che non procedevano a far rilevare le numerose irregolarità nella esecuzione del servizio di pulizia. L’attività investigativa, sviluppata in concomitanza delle fasi di completamento della struttura destinata ad ospitare il nuovo ospedale, faceva emergere gravi irregolarità nella realizzazione di alcuni impianti tecnologici. Si tratta dei collaudi delle Unità di Trattamento d’Aria al servizio di ambienti particolarmente delicati, quali il blocco parto, il blocco operatorio, nonché i locali destinati alla terapia intensiva coronarica ed a quella neonatale. Tali Unità risultavano tutte collaudate tra la fine del mese di maggio e l’inizio di giugno 2017, grazie a false attestazioni di perfetto funzionamento, mentre le successive attività tecniche, eseguite in contraddittorio con la parte, hanno fatto emergere che il funzionamento delle Unità avveniva in maniera difforme rispetto al progetto. In tre casi, è stato riscontrato, nelle sale operatorie, una pressione “negativa”, che significa che invece di essere immessa nell’ambiente aria pulita ed estratta aria sporca, avveniva l’esatto contrario. False attestazioni hanno riguardato anche il collaudo e la revisione di parti importanti dell’impianto antincendio. Falsi preventivi e false relazioni hanno interessato anche un’altra delibera del direttore generale, collegata alla assegnazione di lavori per circa 40 mila euro, con affidamento diretto, a favore della ditta in quel momento presente nel cantiere. Le intercettazioni telefoniche disposte ed il riscontro documentale svolto dai finanzieri, ha permesso alla Autorità Giudiziaria procedente di accertare una ipotesi di corruzione tra il direttore dei lavori, interno all’Asp ed il collaudatore, soggetto esterno, che in cambio della disponibilità prestata alla redazione del controllo “a campione”, sulla scorta di quanto redatto dal direttore dei lavori, richiedeva di elevare il compenso spettante, da circa 1.500,00 euro a 7.000,00 euro. Nonostante le numerose problematiche di particolare gravità connesse al malfunzionamento o al mancato completamento di opere ed impianti dell’Ospedale Giovanni Paolo II, la governance del tempo, procedeva comunque ad avviare nella metà di giugno 2017 le fasi di trasferimento dai vecchi ospedali, allo scopo di rispettare ad ogni costo la data dell’inaugurazione prevista per il 26 giugno 2017. La conclamata mancanza dei requisiti minimi per l’apertura del nuovo ospedale, emersa grazie all’attività degli operanti, ha reso necessario interrompere le operazioni di trasloco avviate con il ritorno nelle vecchie strutture, condizione che ha provocato un blocco dei ricoveri per un prolungato periodo, con sovraffollamento delle altre strutture presenti in provincia. Le illecite condotte individuate hanno comportato un significativo danno patrimoniale per le casse pubbliche, quantificato in circa 4,5 milioni di euro, anche in ragione delle opere di adeguamento e ripristino degli impianti inefficienti, nonché degli oneri aggiuntivi dovuti al doppio trasferimento dai vecchi plessi ospedalieri, oggetto di segnalazione alla competente Corte dei Corte Regionale di Palermo.