Alla fine sono due uomini soli Franco Antoci e Nello Dipasquale; stile, cultura, gusti quotidiani profondamente diversi. In entrambi, però, la certezza di potere dominare la scena, sgattaiolando o imponendosi con arroganza, era la stessa. In entrambi la ragusanità democristiana, la sopravvivenza indisturbata in una terra inviolata per inossidabilità conservatrice, è la traccia comune ai due. Franco Antoci non pensava di finire commissariato da Lombardo, non aveva calcolato il tasso di fastidio che in tutti questi anni gli alleati avevano covato nei suoi confronti. La sua strana identità, spietata e corretta nel giudizio intimo, e in superficie sempre condiscendente ai voleri degli alleati, non l’ha premiato. Si aspettava di più Franco Antoci dalla sua Udc, ma nessuno, senatore D’Alia in testa, ha issato le barricate. Dai sondaggi stratosferici all’isolamento, la stessa storia di Nello Dipasquale che oggi, al culmine del suo delirio, si getta tra i Forconi, diventa partner di Silvio Cuffaro fratello di Totò, flirta con Peppe Drago per assicurarsi un credito nei cantieri popolari di Saverio Romano, brandisce liste civiche, non spezza il filo che lo unisce ai berlusconiani, insomma è come sempre esclusivamente con se stesso e le proprie ambizioni non fidandosi di alcuno e comunque non abbandonando la molteplice compagnia. Sappiamo tutti che un tipo come Nello Dipasquale merita, col sistema valoriale che è andato sino ad oggi per la maggiore, di divenire deputato, e tutti ce lo auguriamo pur di toglierci da dosso la correità per avere assistito senza alcun moto di ribellione al massacro finale della nostra povera Ragusa. Ora il tempo inizierà a correre sia per Antoci sia per Dipasquale. Dopo le elezioni di primavera, e la molle estate, arriverà la loro stagione, il 2013. Dipasquale alla Regione e Antoci alla Camera o al Comune di Ragusa. La crisi deprime e sconvolge l’anima e gli umori, ma verificare che ancora loro, sempre loro, sono l’ossessione che ci perseguita, è devastante. Dipasquale sarebbe un ottimo deputato: pochissimo lavoro, tanti privilegi, bella vita, un po’ di movimentismo per qualche squallida battaglia di retroguardia. E Antoci? questo è il dilemma. Per la destra sarebbe una soluzione antipatica, sopportabilissima e senz’altro dignitosa; per il centro sarebbe un appagante orgasmo matrimoniale, per la sinistraà Eh già, per la sinistra. Infinitamente migliore di Nello Dipasquale c’è, la Chiesa poi non si può trascurare, di onesto è onesto perché non figurano ricchezze ed esagerazioni, il mondo dell’impresa lo riconosce come serio, e poi Ragusa è moderata, non bisogna mai dimenticarlo. Fottuto Cosentini, furente la Sonia Migliore, disperato Ciccio Barone. E la sinistra? La necessità mai derogabile di accontentarsi, di appiattirsi sulle forme altrui, l’autoillusione di vivere alla fine in un posto niente male: tutte le medicine amare che la sinistra ragusana inghiotte e inghiotte. Potrebbe non finire mai questa dipendenza affettiva: è così che si scivola nel meno peggio. Una soluzione Antoci, dopo Dipasquale, sarebbe un po’ come Monti dopo la vergogna del regime di Berlusconi. Nel frattempo resistiamo al peggio. Nello Dipasquale ha trascorso due giorni con i Forconi ed ha lanciato l’ennesima granata di propaganda: ha dato ordini di non rilasciare più autorizzazioni per la ricerca e l’estrazione del petrolio sino a quando non sarà rinegoziato il prezzo di vendita del carburante. Peccato che le concessioni siano già state date, peccato che le autorizzazioni comunali toccano solo l’aspetto edilizio e quindi valgono le regole scritte e non gli entusiasmi di un sindaco, peccato che Nello Dipasquale sia sempre stato a favore della ricerca e delle trivellazioni “fonte di sviluppo”, peccato che il prezzo della benzina dipenda in minima parte dalle industrie di estrazione e raffinazione. Ma i forconi sono strumenti utili; gira la voce che non dispiacerebbe vederli organizzare un presidio al congresso burla del Pdl di sabato prossimo, dove il divo Nello Dipasquale ancora non sa se partecipare o meno. E’ bravo a muovere le masse. Per una variante al piano regolatore, portata da Dipasquale in consiglio comunale, riguardante un palazzo che sorgerà dove ora giace il mulino Curiale, sono arrivate in aula una ventina di persone, edili, per rappresentare l’angoscia della categoria appesa a quella decisione politica. Peccato che non esista ancora alcun cantiere e quindi nessuna minaccia al posto di lavoro, peccato che l’opposizione si sia terrorizzata ed abbia votato sì inserendo qualche condizione al progetto, peccato che nessuno abbia denunciato la linea retta tra sindaco e costruttori interessati alla variante che forse hanno spinto la mobilitazione di un drappello di operai. Negli anni 80 c’erano moltitudini di poveretti che gridavano la mafia ci dà lavoro; allora accadde che la devianza divenisse normalità e così questa sconfitta umana, morale e politica si impossessò di gran parte dei siciliani che solo dopo gli orrori delle stragi capimmo quanto quel veleno fosse penetrato in noi tutti. A Ragusa il clima non è da mafia, ma c’è svilimento, resa, asservimento a interessi privati, ignoranza, paura, sentimenti che attraversano partiti e società. Ha da passà ‘a nuttata; chissà Franco Antoci, al risveglio, dove sarà.
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