Una volta aperte le paratie d’emergenza della diga Ragoleto è iniziato l’inferno per gli agricoltori delle contrade Dirillo, Monelli, Pezza di Fico e dintorni. Duecento aziende che ora rischiano di cessare la loro attività, perchè il raccolto è andato perduto, le strutture sono state parzialmente distrutte. Tutto è perduto, nelle campagne vicino al fiume esondato. L’incubo della notte fra sabato e domenica, è stato scatenato dall’enorme flusso di acqua che dalla diga, attraverso le paratie aperte, dal momento che nell’invaso era stato superato il livello di guardia, è confluito nel Dirillo, provocando lo straripamento dei canali e la conseguente rottura degli argini. Cinquanta operai e imprenditori che dormivano nei casolari annessi alle aziende agricole della zona, hanno rischiato la vita. Hanno rischiato di affogare nell’acqua e nel fango. I racconti sono drammatici. “Mi sono svegliato di notte, fortunatamente dovevo andare in bagno – racconta Antonio Buccheri, operaio, – e allora ho visto che c’era acqua nel pavimento, ho chiamato subito il mio collega che ancora dormiva, siamo usciti e abbiamo visto cosa stava accadendo fuori. Siamo subito scappati e abbiamo avvertito altri operai di aziende vicine, che altrimenti non si sarebbero accorti che l’acqua stava invadendo i campi aperti, le serre, le case”. Quando Antonio si è svegliato, l’acqua era alta già venti centimetri. Un’ora dopo, il livello dell’acqua aveva raggiunto un metro e cinquanta di altezza. Il rischio di affogare era serio, perchè la furia del fiume esondato, trascinava di tutto, pali e plastica scardinati dalle coperture degli impianti serricoli, travolti dall’onda, e ogni detrito che si trovava lungo il corso dei canali straripati. I campi di grano sembravano mare aperto, così le ampie distese di carciofeti e gli splendidi vigneti di questa zona: tutto è rimasto completamente sommerso dall’acqua. “Ho salvato i miei operai con l’escavatore – racconta l’imprenditore agricolo Vincenzo Buccheri – quando si erano già arrampicati sul tetto, li abbiamo raccolti con il trattore. Mai visto nulla del genere, nonostante questa non è la prima volta che il fiume straripa”. Due operai rumeni sono rimasti intrappolati nella casa vicina all’azienda, e sono stati salvati in extremis da un volontario, che li ha raggiunti tramite una canoa. Gli imprenditori di questa zona sono quasi tutti di Niscemi, agricoltori che si sono trapiantati da decenni in questa fertile area, proprio perchè vicina al fiume. Ma il fiume dà e il fiume toglie. “Solo che negli ultimi cinque anni la gestione della diga è diventata sempre più incerta, e il fiume di conseguenza ci ha creato molti più problemi – dice Vincenzo – . Come è possibile che nessuno ci ha avvertiti che le paratie erano state aperte?
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