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22/03/2012 -

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MALTESI A CACCIA DI TERRENI EDIFICABILI

Basta fare un giro su internet e non è difficile recuperare anche qualche depliant cartaceo, per capire come la campagna iblea sia considerata, da investitori stranieri, maltesi in primo luogo, come luogo “appetibile” e senza troppe tutele da rispettare. E il pressing della speculazione è in agguato. In contrada Santo Cono, si vende in “posto molto panoramico” a 55.000 euro all’ettaro, dove “i regolamenti edilizi della zona consentono di costruire due case per civile abitazione, oltre ad altre costruzioni rurali”. Si vende “con garanzia di progetto approvato”. Sempre nella stessa zona, un’azienda maltese (con sede legale a Modica ed ufficio vendite a Ragusa), vende un terreno per 105 mila euro, dove possono venirci due appartamenti con possibili mansarde. Anche in questo caso “si vende con garanzia di concessione edilizia approvata”. Fermo restando che con tutta probabilità i comuni nulla sanno di questa “certezza” sull’ottenimento della concessione da parte di chi mette in vendita i terreni, un dato è chiaro: la battaglia contro il piano paesaggistico non era a vantaggio degli agricoltori. Il motivo? Dai dati dell’ex catasto un terreno agricolo valeva circa 10.000 euro a ettaro, oggi si vende cinque volte tanto. Chi danneggia l’agricoltura locale, le norme che impongono di lasciare le campagne agli agricoltori e solo a loro o la speculazione di chi vuol realizzare le villette in piena campagna, facendo lievitare i prezzi dei terreni tanto da rendere impossibile l’avvio di una nuova azienda? La magistratura ha avviato un percorso di “chiarezza”. La classe politica e sociale, probabilmente, dovrebbe riaprire un dibattito, guardando, questa volta, all’interesse della collettività. E il territorio, specialmente quando è una risorsa, è un bene di tutti.

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