“Auspichiamo che l’inchiesta apra uno squarcio di luce su una vicenda inquietante sia in ambito urbanistico che paesaggistico”. Legambiente plaude all’indagine della Procura, affidata con delega ai carabinieri, sulle concessioni edilizie in zona agricola che ha portato al sequestro di copiosa documentazione al Comune di Ragusa e in Soprintendenza. Quattro le persone fino ad ora indagate. L’associazione ambientalista, mercoledì mattina, ha tenuto una conferenza stampa. La denuncia ricalca quello che da anni sostengono gli ambientalisti: sulla base delle norme tecniche di attuazione del Piano regolatore e di quelle del piano paesaggistico, in zona agricola c’è spazio solo per le costruzioni a servizio del fondo. La casa per l’agricoltore sì, i capannoni e quant’altro a servizio dell’azienda agricola sì, le villette messe in vendita anche su internet no. C’è un parere chiarissimo del 6 novembre 2007 dell’avvocato Sergio Boncoraglio, legale del Comune, in cui si afferma proprio questo. “In contrasto con tutto ciò – è stato spiegato da Claudio Conti e Antonino Duchi – al Comune di Ragusa, in questi anni, si sono rilasciate centinaia di concessioni edilizie in zona agricola a gente che non fa l’agricoltore e permessi di costruzioni plurime con unica concessione edilizia, tanto da ipotizzare la presenza di lottizzazioni abusive, come quella ultimamente denunciata da noi a San Giacomo”. Critiche al Comune e alla Soprintendenza quest’ultima perchè non avrebbe applicato il piano paesaggistico che prevede, per il rilascio di autorizzazione in zona vincolata, la documentazione che attesti l’attività agricola. Solo dopo un incontro a Palermo, un mese e mezzo fa, la soprintendenza si sarebbe adeguata alla norma. E se da un lato il Comune nega alle associazioni ambientaliste l’accesso agli atti sulle concessioni, come quelle che lungo la strada di Marina hanno consentito la cementificazione di una delle aree più belle del Ragusano, dall’altro si sottrae ad un dibattito pubblico su temi vitali per il territorio che rischia di offrire ben poco, nei prossimi anni, della propria bellezza naturalistica. “L’indagine della magistratura, che dà un primo segnale di conferma a quanto più volte evidenziato da Legambiente, offre – concludono gli ambientalisti – un iniziale elemento di concretezza per interpretare correttamente l’avversione totale al Piano da parte della quasi totalità della politica locale, senza distinzione di schieramento. L’obiettivo vero è l’assalto al territorio”.
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