I Carabinieri hanno eseguito la misura degli arresti domiciliari nei confronti di Ahmed Tami, marocchino di 21 anni, e tre misure dell’obbligo di presentazione quotidiana alla Polizia Giudiziaria nei confronti di Giovanni Salsetta, modicano di 20 anni, Ahmed Chagar, marocchino di 24 anni e Mohamede Taouli, marocchino di 22 anni. Tami si è reso responsabile del reato di spaccio di sostanze stupefacenti, con l’aggravante di aver ceduto marijuana a un minore e, in concorso con gli altri ragazzi, del reato di estorsione degenerata in rapina aggravata poiché, prima con minaccia e poi con violenza, si rivolgevano ad altri giovani minorenni, costringendoli a consegnare loro soldi e telefoni cellulari di ultima generazione. Il giorno della scorsa Pasqua si presentarono dai Carabinieri alcuni minori, accompagnati dai genitori, per denunciare che la sera prima erano stati rapinati da un gruppo di giovani che, dopo averli minacciati e picchiati, gli sottraevano i propri telefoni cellulari. Dall’attività investigativa condotta dai militari dell’Arma di Modica, è emerso come ci fosse un collegamento tra le attività di spaccio di stupefacenti della gang e le rapine subite dai minori denuncianti. Infatti, Ahmed Tami, negli scorsi mesi di marzo ed aprile, aveva ceduto della sostanza stupefacente del tipo marijuana ad un minorenne e, in un’occasione, incontrandosi con quest’ultimo, lo accusava di essere il responsabile di un asserito suo arresto e, pertanto, gli avrebbe dovuto consegnare circa 200 euro per le spese legali, minacciandolo con degli schiaffi. Qualche giorno più tardi alcuni amici del minorenne, mentre si trovavano a passeggiare di sera nei vicoli di Modica bassa, venivano avvicinati dalla gang e, dopo essere stati accerchiati e minacciati, con violenza, venivano costretti a consegnare i propri telefoni cellulari e, come giustificazione della rapina, sostenevano che era il prezzo da pagare in quanto il loro amico minorenne aveva causato l’arresto del Tami. I giovani, molto spaventati dall’episodio, avevano raccontato ai propri genitori di aver smarrito i propri telefoni cellulari ma, quest’ultimi, poco convinti dalle versioni dei fatti raccontate dai figli, dopo un po’ di insistenza, riuscivano a convincere i ragazzi a raccontare la realtà dei fatti.