La Corte d’Appello di Catania ha parzialmente riformato la sentenza ai danni del vittoriese condannato nell’ottobre del 2010 a quattro anni e otto mesi di reclusione e 20 mila euro di multa per il reato di coltivazione di stupefacenti nella sua serra di contrada Dirillo-Monello. Si tratta di Aurelio Alvani, 46 anni, arrestato dai Carabinieri nel giugno di due anni orsono, e rimesso in libertà dopo la convalida, anche se con delle prescrizioni, come il divieto di uscire nelle ore serali e l’obbligo di dimora nella sua città natale: Vittoria. La Corte ha accolto la richiesta subordinata dell’avvocato difensore Giuseppe Di Stefano, ovvero non ha considerato l’aggravante della recidiva riducendo la pena di 8 mesi. Il sostituto procuratore generale Giulio Toscano aveva chiesto la conferma della condanna di primo grado a 4 anni ed 8 mesi di carcere.
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Strada dissestata: il Comune di Ragusa condannato a pagare 45 mila euro
Scivola per terra a causa di uno scalino sconnesso, e chiede al Comune di Ragusa un maxi risarcimento. Si rivolge al Tribunale di Ragusa che condanna Palazzo dell’Aquila a pagare 36.335 euro in favore della malcapitata e 9.462,81 euro per le spese processuali. I fatti. La signora aveva avviato la causa nel 2008 dinanzi al Tribunale di Ragusa per l’incidente avvenuto due anni prima. La signora, camminando a piedi in via Risorgimento, sul lato destro in direzione Ospedale Arezzo, a causa, a suo dire, della superficie dissestata del marciapiede, angolo via Giovanni Grasso, della irregolarità del bordo dello scalino e della particolare sdrucciolevolezza dello stesso, era scivolata, cadendo a terra. Soccorsa e trasportata in ospedale, aveva riportato una frattura trimalleolare alla caviglia destra. Il 19 marzo 2009, il Comune aveva dato incarico all’avvocato Aldo Burgio, con studio a Siracusa, della gestione della vertenza, sulla base di una polizza assicurativa stipulata con la Faro Assicurazione per i danni derivanti da questo tipo di incidenti. Nel mese di marzo la sentenza del giudice Vincenzo Saito del Tribunale di Ragusa che ha condannato il Comune al risarcimento dei danni. La giunta municipale ha però deciso di ricorrere in Appello autorizzando il sindaco a resistere dinanzi i giudici di Catania.
Pesante condanna per Pietro Noto
Ragusa ai danni di Pietro Noto, 37 anni, vittoriese, finito in cella il 26 ottobre del 2010 per il tentato omicidio consumato alle tre del mattino del 29 agosto dello stesso anno in via Rosario Battaglia. Vittima Tommaso Giordanella, stato colpito da quattro proiettili che lo hanno ferito all’intestino e al rene. Noto era accusato anche della detenzione di armi. Il collegio giudicante (presidente Guglielmo Trovato, a latere Andrea Reale ed Eleonora Schininà) è andato oltre le richieste del Pm Federica Messina che ha concluso la requisitoria chiedendo 13 anni di carcere per Noto. Alla richiesta di condanna si è unita anche la parte civile, rappresentata dall’avvocato Italo Alia, legale di Giordanella. Di diverso tenore l’arringa dell’avvocato Alessandro Agnello. Il difensore di Noto ha chiesto l’assoluzione del suo assistito con la formula più ampia ritenendo poco attendibili le dichiarazioni del nuovo pentito vittoriese Giovanni Cirmi che ha detto di avere appreso da Noto, in carcere, che l’imputato aveva avuto un ruolo importante nel ferimento di Giordanella. Ad accusare l’imputato senza ombra di dubbio è stata la sorella di Giordanella che ha detto di avere visto salire Noto sull’auto di Gabriele Barrera dopo l’agguato. Pomo della discordia l’affidamento dei figli di Giordanella e della sua ex moglie, convivente di Noto. Nel maggio dell’anno scorso, insieme al rinvio a giudizio per Pietro Noto, 37 anni, che materialmente avrebbe esploso i colpi di pistola, si era registrata la assoluzione di Gabriele Barrera, incensurato, 24 anni, che sarebbe stato al volante dell’auto a bordo della quale Noto era fuggito. Il Gup aveva assolto Barrera per mancanza di prove.
Estradato in Italia George Mustafà arrestato per violenza sessuale ai danni di dieci donne di Ragusa
Estradato in tempo record in Italia dalla Romania, 25 anni, arrestato per violenza sessuale ai danni di dieci donne ragusane. L’uomo è arrivato venerdì all’aeroporto di Roma-Fiumicino e sabato mattina è stato interrogato per rogatoria dal Gip della Capitale all’interno della casa circondariale di Rebibbia a Roma. Mustafà era stato arrestato dalla Polizia lo scorso 29 aprile in Romania per violenza sessuale ai danni di dieci giovani donne ragusane. Le indagini sono state svolte dalla Sezione specializzata della Squadra Mobile ed hanno consentito di individuare il rumeno quale autore di una serie di violenze sessuali che il maniaco ciclicamente portava a termine bloccando le donne nelle stradine del centro storico e palpeggiandole nelle parti intime. I riscontri ottenuti dalla Squadra Mobile sono stati posti a fondamento della misura cautelare concessa dal Gip del Tribunale Claudio Maggioni su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica Monica Monego. Stante lo stato di latitanza del rumeno, era stato predisposto il mandato di arresto europeo e, a seguito della localizzazione effettuata grazie all’attività tecnica svolta dalla Squadra Mobile di Ragusa, la Polizia rumena, con il coordinamento dell’Interpol, lo ha catturato presso la sua abitazione di Calarasi vicino Bucarest. Secondo l’accusa che gli viene mossa dagli uomini del vice questore Francesco Marino, il rumeno, oltre a sfogare i propri istinti sulle ragazzine, aveva preso di mira anche due donne sui 40 anni, ragusane, per un totale di dieci vittime tra gennaio e novembre dello scorso anno. Le complesse indagini sono partite dopo la prima denuncia per violenza sessuale da parte di una delle vittime. Poi sono seguite le altre perchè, nonostante il fiato sul collo dei poliziotti, il romeno aveva continuato ad abusare sessualmente delle sue vittime designate, scegliendo come territorio di caccia il centro storico cittadino. Decisive, ai fini delle indagini, le preziose indicazioni fornite dalle vittime, assieme alla descrizione del violentatore. Quest’ultimo sorprendeva sempre le ragazzine alle spalle, impedendo loro di urlare e toccandole in luoghi appartati, al riparo da occhi e orecchie indiscreti.
OPERAZIONE FINAL GAME Condanne per 35 anni e otto mesi.
Dopo cinque ore e mezza di camera di consiglio, il Tribunale di Ragusa ha condannato sette degli otto imputati alla sbarra coinvolti nell’operazione antimafia messa a segno da polizia e carabinieri tra il 23 giugno e 17 luglio del 2009. Assolto da tutti i reati uno dei presunti affiliati a “Cosa Nostra”. Si tratta di Fabio Incardona, 30 anni, per cui il Pm aveva chiesto 9 anni di carcere. Il collegio ha accolto in pieno la tesi difensiva assolvendolo per non avere commesso il fatto. Assoluzione dal reato associativo anche per Gianfranco Cascino, 36 anni, per cui il Pm aveva chiesto 12 anni di reclusione; Cascino è stato condannato solo per detenzione di armi a 2 anni e 6 mesi, pena già scontata. Cascino e Incardona sono stati scarcerati appena letta la sentenza. Per gli altri presunti appartenenti a “Cosa Nostra”, invece, sono state emesse sentenze di condanna, pari a 7 anni e 6 mesi per Giuseppe Maurizio Intanno, 41 (il Pm ne aveva chiesti 9); 4 anni, contro i 13 anni chiesti dall’accusa, per Giuseppe Sarrì di 49 anni, in applicazione alla disciplina anteriore all’entrata in vigore della legge del 2005 che ha inasprito le pene; 3 mesi di isolamento diurno (contro i 6 chiesti dal Pm), in continuazione con l’ergastolo rimediato per la strage del 2 gennaio 1999, per Carmelo La Rocca di 40 anni. Per i presunti affiliati alla “Stidda” la pena maggiore è stata inflitta a Marco Giurdanella di 31 anni, condannato a 10 anni e 8 mesi di reclusione (il Pm ne aveva chiesti 12); 8 anni per Vincenzo Latino di 41 anni, presunto capo del gruppo, ma in continuazione con la condanna a 10 anni per l’operazione “Greenline” emessa dalla Corte d’Appello il 3 gennaio 2003 (il Pm aveva chiesto 16 anni); tre anni al pentito Giuseppe Doilo di 37 anni (il Pm aveva chiesto 7 anni); Latino e Doilo erano accusati anche del tentato omicido di Giovanni Antonuccio derubricato in lesioni. Le ipotesi di reato contestate a vario titolo sono associazione a delinquere finalizzata alla commissione di tre tentati omicidi, estorsioni (una sola vittima si è costituita parte civile) e traffico di sostanze stupefacenti.
Vittoria, attività di contrasto della polizia municipale alla dispersione scolastica
Il Comando della polizia municipale di Vittoria ha denunciato alla Procura della Repubblica di Ragusa venti genitori di studenti di età compresa tra i 12 e i 17 anni che sin dall’inizio del corrente anno scolastico si sarebbero presentati a scuola solo sporadicamente o per nulla.
Inchiesta sulla pedopornografia Assolto un 40enne comisano
Nel giugno del 2008 era rimasto coinvolto in una maxi operazione contro la pedopornografia, che ha preso le mosse da una segnalazione anonima che rivelava la divulgazione sul web di materiale pedopornografico; l’attività investigativa è stata compiuta dalla Polizia Giudiziaria di Trento. A distanza di quasi 4 anni dall’inchiesta – coordinata in loco dalla Procura della Repubblica di Ragusa – su delega della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catania, l’imputato è stato assolto. Si tratta di un quarantenne comisano D.Z., difeso di fiducia dall’avvocato Sabina Scollo, accusato del reato previsto dal terzo comma dell’articolo 600 ter del Codice penale che punisce “chiunque, con qualsiasi mezzo, anche per via telematica, distribuisce, divulga o pubblicizza notizie o informazioni finalizzate all’adescamento o allo sfruttamento sessuale di minori degli anni diciotto, è punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa da euro 2.582 ad euro 51.645”. La sentenza è stata emessa dal Tribunale collegiale (presidente Andrea Reale, a latere Rosanna Scollo ed Eleonora Schininà) che ha tenuto in debita considerazione le indagini difensive condotte dall’avvocato Sabina Scollo, che hanno perfino convinto il Pm Monego, a chiedere l’assoluzione per mancanza di prove di colpevolezza.
IL MAXIPROCESSO VENTICINQUE ANNI DOPO
Venerdì 27 aprile 2012, alle ore 16.30, presso l’Aula “Firrincieli” del Tribunale di Ragusa, il dott. Michele Palazzolo, Magistrato del Tribunale, presenterà il libro di Alfonso Giordano “Il Maxiprocesso venticinque anni dopo”, editore Mauro Bonanno, AcirealeRoma, 2011. Interverranno: il dott. Andrea Reale, Magistrato della Sezione Penale del Tribunale di Ragusa e Responsabile ANM della sottosezione Ragusa-Modica; il dott. Salvatore Barracca, Presidente della Sezione Penale e Presidente f.f. del Tribunale di Ragusa; l’avv. Gaetano Barone del Foro di Ragusa. Seguirà il dibattito e le conclusioni affidate all’Autore, Presidente prof. Alfonso Giordano. Ad organizzare l’evento sono anche il Centro Studi Feliciano Rossitto di Ragusa, l’Associazione Italiana Giovani Avvocati e l’Assessorato ai Beni Culturali e dell’Identità Siciliana.
Concessioni in zona agricola al vaglio della Procura
Mercoledì mattina i carabinieri sono tornati negli uffici della Soprintendenza e del Comune, su ordine della Procura, in merito alle denunce su costruzioni edilizie in zona agricola. In particolar modo su una concessione a Cava delle Misericordia contro la quale erano scese in campo otto associazioni ambientaliste: Club Alpino Italiano, Fondo Ambiente Italiano, Forum Nazionale Salviamo Il paesaggio, Italia Nostra, Lipu, Mare Amico, Legambiente, Tutela terre d’Oriente. Il procuratore capo, Carmelo Petralia, aveva chiesto lo intervento dei militari dell’Arma per verificare la documentazione di quella concessione. E’ venuto fuori che su quella segnalazione delle otto associazioni c’è già un’indagine da parte della Guardia di Finanza. Il fascicolo è seguito dal Pm Marco Rota. Nessun sequestro di carte, quindi, è stato necessario, proprio perchè la vicenda è già presa in esame dagli inquirenti. Insomma, l’attenzione della Procura, su queste segnalazioni, è massima. Dal Comune fanno sapere che l’ok arrivato dall’Ufficio tecnico è stato subordinato al nulla osta della Soprintendenza. Il mese scorso i carabinieri erano già stati negli uffici del Comune e della Soprintendenza, in questo caso per una vicenda legata a concessioni edilizie a San Giacomo. Anche in quel caso erano stati gli ambientalisti a segnalare presunte violazioni. Per quella vicenda ci sono già degli indagati. Per tornare alla segnalazione relativa alla costruzione sopra Cava della Misericordia, il soprintendente, Alessandro Ferrara, spiega che “già un anno fa era stata richiesta, da parte di un’associazione ambientalista, la sospensione in autotutela del nulla osta. Tuttavia ho ritenuto che non ci fossero i presupposti per ritirare il parere. Ed ora, non appena iniziato lo scavo, è arrivata la denuncia delle associazioni”. Nel loro intervento, le otto associazioni ambientaliste avevano ribadito che “il Prg di Ragusa, a parere dell’ufficio legale del Comune, prevede proprio che in zona agricola può realizzare nuove costruzioni solo l’azienda agricola, e l’ufficio legale del comune in questa sua valutazione non è il solo”.
Droga, nuova ordinanza per il tunisino Jamel Harchani
Il Gip del Tribunale di Ragusa ha emesso una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere ai danni di , 28 anni, tunisino residente a Vittoria, per due episodi di spaccio di eroina risalenti al 15 febbaio ed al 16 marzo scorsi ma ha rigettato la richiesta della Procura per il reato più grave, ovvero la morte come conseguenza di altro delitto che avrebbe commesso quale fornitore dell’eroina che concorreva a causare, quale conseguenza non voluta, la morte di Irene Carletti, la trentunenne veneziana di Fiesso d’Artico, che viveva da dicembre a Frigintini con il modicano A.L.M. Il decesso si è verificato dopo l’iniezione endovena della dose di eroina, a seguito di shock cardio respiratorio per assunzione di sostanze stupefacenti in concomitanza di psicofarmaci; l’episodio si è consumato la notte tra il 15 e 16 febbraio scorsi. Il Gip ragusano Giovanni Giampiccolo, così come aveva fatto la collega di Modica Sandra Levanti, ha ritenuto che l’indagato non fosse a conoscenza che la Carletti fosse vulnerabile avendo tentato il recupero presso una comunità o che facesse uso di psicofarmaci oltre che di stupefacenti. Il fermo dell’indagato era stato eseguito nei pressi di via Garibaldi a Vittoria dopo che Jamel Harchani, conosciuto come Gimmi, aveva incontrato un consumatore modicano.
RAPINA, CONDANNATI I FRATELLI CORIFEO
È finito con due condanne il processo davanti al Tribunale collegiale di Ragusa ai danni di due fratelli che, secondo l’accusa, il 19 luglio dell’anno scorso avevano tentato una rapina ai danni di un’azienda agricola di contrada San Silvestro. Si tratta di Il primo è stato condannato a 4 anni di reclusione e 1.000 euro di multa, il secondo, accusato anche di lesioni, a 4 anni e 3 mesi di reclusione e 1.500 euro di multa. Entrambi sono pluripregiudicati, sottoposti a sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di Comiso. Nella occasione il proprietario li aveva sorpresi mentre stavano cercando di smontare un motore di sollevamento dell’acqua, in una casa rurale. Vistosi scoperti, i due ladri sono fuggiti, salendo a bordo di una motoape e, nel farlo, hanno investito il proprietario che cercava di bloccarli. La vittima rimediò ferite giudicate guaribili in dieci giorni, sicchè il reato si è aggravato: da furto a rapina. Prima della sentenza emessa dal collegio presieduto da Andrea Reale (a latere Rosanna Scollo ed Eleonora Schininà) sono stati sentiti l’ultimo teste e gli imputati difesi dagli avvocati Salvatore Citrella e Maurizio Catalano. Ai due fratelli si è arrivati dopo le indagini svolte dai militari dell’Arma di Comiso.
RAGUSA, DUE ARRESTI
Gli agenti della Squadra Mobile della Polizia hanno arrestato due stranieri: la rumena Maricica Pletea ed il tunisino Mongi Ghars (nella foto) in esecuzione di due distinte misure cautelari. Ghars, tunisino di 54 anni, pluripregiudicato per reati contro il patrimonio e stupefacenti, è finito in carcere in esecuzione del provvedimento emesso dal Gip presso Tribunale Giovanni Giampiccolo. Il nordafricano, arrestato la scorsa settimana per violazione degli obblighi degli arresti domiciliari, aveva dolosamente individuato quale abitazione dove continuare ad espiare la suddetta misura un rudere abbandonato assolutamente non idoneo come civile abitazione e peraltro difficilmente raggiungibile per effettuare i controlli di Legge. Per questo motivo la Magistratura, a seguito di mirati accertamenti e sopralluoghi esperiti dalla Mobile e dalla Divisione Anticrimine della Polizia, ha disposto il ripristino della detenzione carceraria. Per quanto concerne Maricica Pletea (nella foto), rumena di 50 anni, è finita in cella in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dalla Corte di Appello di Catania, Sezione Provvedimenti Speciali, al fine di permettere l’estradizione della donna in Romania essendo stata condannata dal Tribunale di Galati, a 12 anni di reclusione per il reato di associazione per delinquere finalizzata alle truffe e, conseguentemente, raggiunta da mandato di arresto europeo. I due stranieri sono stati rinchiusi all’interno della casa circondariale di contrada Pendente a Ragusa.
Hedi Belgacem patteggia la pena
Processato per direttissima ed ammesso al patteggiamento della pena pari ad un anno e due mesi per spaccio di droga, il vittoriese arrestato lo scorso fine settimana dai Carabinieri insieme ad Orazio Di Fede, 35 anni, operaio, scarcerato subito dopo dal Pm di turno con decreto motivato. A patteggiare lunedì mattina davanti al giudice unico del Tribunale è stato (vittoriese, a dispetto del nome che tradisce l’origine maghrebina), 25enne, bracciante agricolo. Addosso ai due sono stati trovati 22 grammi di marijuana e 7 di hashish. I militari si sono poi spostati in contrada Cicchitto dove hanno trovato 70 grammi di marijuana e due bilancini di precisione, che Belgacem aveva nascosto nel cassonetto dell’avvolgibile. C’era inoltre un buon quantitativo di semi di canapa indiana. Belgacem si trova ai domiciliari da sabato in attesa del direttissimo fissato per lunedì.
Scicli, tenta di abusare della moglie, condannato
I due si erano lasciati da poco. Quando si sono visti in piazza in occasione della festa della Madonna Vasa Vasa, nel giorno di Pasqua, l’uomo aveva provato la donna a convincerla a tornare con lui, ma lei aveva opposto un rifiuto. I due si sono poi allontanati e l’uomo aveva tentato di abusare di lei. Adesso lui, un 50enne, è stato condannato a un anno e nove mesi dal Tribunale di Modica. In separata sede verrà stabilito il risarcimento per la donna.
Blitz dei carabinieri su concessioni in zona agricola Quattro le persone indagate
Potrebbero esserci novità a metà della prossima settimana dopo il blitz di veenrdì mattina fatto dai Carabinieri presso gli uffici della Soprintendenza e presso il Settore Assetto e Uso del Territorio del Comune di Ragusa. Il reato ipotizzato dalla Procura iblea, a carico di 4 persone, su indagini svolte da una squadra dai militari dell’Arma che si occupa di rilevare reati ambientali, è l’abuso d’ufficio in concorso. La copiosa documentazione sequestrata su decreto del procuratore capo Carmelo Petralia è relativa a lottizzazioni e concessioni edificatorie, riferibile ad iniziative immobiliari ricadenti – secondo l’accusa – in un’area sottoposta a vincolo paesaggistico. Secondo quanto trapelato dallo stretto riserbo degli investigatori al setaccio sarà passata in modo particolare una concessione edilizia rilasciata dal Comune di Ragusa, previo parere della Soprintendenza. Le indagini sono scattate dopo una segnalazione dell’associazione ambientalista “Terre d’Oriente” per la costruzione di una casa tra il quartiere barocco di Ibla e quello rurale della frazione di San Giacomo. La Procura ha emesso un decreto di sequestro di tutti gli atti relativi a questa concessione che i carabinieri di Ragusa hanno eseguito procedendo all’acquisizione della documentazione riferibile a iniziative immobiliari ricadenti in area sottoposta a vincolo paesaggistico. Gli ambientalisti ritengono che la concessione edilizia sia intervenuta in un territorio che presenta un livello di tutela 3, ovvero in zona inedificabile; mentre, il soprintendente di Ragusa, Alessandro Ferrara, sostiene che si tratta di una zona di livello di tutela 2, quindi, rilasciata in ossequio alla vigente normativa paesaggistica.
PROCESSO IN DIRETTISSIMA PER IL DETENUTO CHE HA TENTATO DI EVADERE
Sarà processato il prossimo 3 aprile, Domenico Quaranta, il 39enne imbianchino di Favara che domenica mattina ha tentato di evadere dal carcere di Ragusa. Il gip ha convalidato il suo arresto su richiesta del pm Marco Rota. L’uomo, che si trova in carcere dal 2001 per i reati di strage, danneggiamento e porto abusivo di armi da guerra, è accusato di avere fatto esplodere una bombola di gas all’interno della metropolitana di Milano e di avere compiuto un attentato nel Tempio della Concordia, ad Agrigento. Il soggetto che di lavoro faceva l’imbianchino ha confermato il tentativo di evasione, motivandolo con il fatto di volere attirare l’attenzione sul suo caso, perchè si professa innocente per i reati per i quali la Cassazione nel 2006 ha confermato la condanna a 16 anni di reclusione.
FORMAZIONE PROFESSIONALE: INCHIESTA SU QUATTRO ASSESSORI REGIONALI
Quattro assessori indagati, assieme a sei dirigenti della formazione: Mario Centorrino e i suoi predecessori, Luigi Gentile, Santi Formica e Carmelo Incardona. L’indagine è scaturita dopo che la Corte dei Conti ha trasmesso una serie di atti alla magistratura penale di Palermo. Secondo la magistratura contabile alcuni imprenditori privati avrebbero ottenuto rimborsi, per i corsi, per somme superiori a quelle messe a disposizione dalla Regione. Il reato ipotizzato è abuso d’ufficio. Nel frattempo l’onorevole Carmelo Incardona ha diramato la seguente nota: “Ho appreso dalla stampa di un’indagine in corso in merito alla mia attività di assessore regionale al Lavoro, ma di questa indagine non ho informazione diretta. Darò mandato al mio avvocato di verificare la fondatezza di questa notizia”.
Accorpamento tribunali iblei L’Anm da parere favorevole
La sottosezione di Modica e Ragusa della Anm, l’Associazione nazionale Magistrati, al termine di una riunione tenutasi nel palazzo di Giustizia della Contea, ha ribadito il sì all’unificazione dei due tribunali presenti in provincia, parere già pronunciato il 25 gennaio 2007. La decisione è stata adottata all’unanimità dei presenti, poco più di un terzo dei trenta togati in servizio nei due Uffici giudiziari, tra Tribunali e Procure. Non era presente ai lavori il procuratore di Modica Francesco Puleio che ha ribadito più volte il suo no all’accorpamento. Alla luce della legge 14 settembre 2011, numero 148 che prevede la presenza dei Tribunali nei capoluoghi di provincia esistenti alla data del giugno 2011, l’unificazione significa la chiusura del Tribunale di Modica. La Sottosezione di Anm presieduta dal giudice Andrea Reale, col giudice Sandra Levanti nel ruolo di segretario, ha anche chiesto il potenziamento della sezione Lavoro del Tribunale visto che con le nuove norme sono tantissime le pendenze e l’unico magistrato in servizio, Claudia Catalano, è oberata di lavoro. La richiesta di unificazione dei due Tribunali e delle due Procure nasce dall’idea di garantire da un lato una struttura efficiente, realizzata attraverso la formazione di sezioni che si occupano a tempo pieno di un unico settore, civile o penale, con conseguente specializzazione dei magistrati, dall’altro di eliminare il più possibile il problema delle incompatibilità processuali, soprattutto tra il settore giudicante e la funzione gip-gup. Secondo Anm l’efficienza del servizio giustizia va realizzata anche attraverso una più razionale organizzazione delle risorse disponibili: l’accorpamento delle due strutture giudiziarie, va in questa direzione, mirata ad attutire i disagi derivanti dalle scoperture di organico dei magistrati.
Sfregia al volto il vicino, il giudice convalida l’arresto
Il Gip del Tribunale di Ragusa, al termine dell’interrogatorio di garanzia, ha convalidato l’arresto dell’uomo ammanettato con l’accusa di avere sferrato un fendente al volto all’inquilino del piano di sopra del suo appartamento, sfregiandolo in maniera permanente. Si tratta di Antonio Di Fede, 46 anni, nato a Ragusa, ma residente a Vittoria. Il giudice Giovanni Giampiccolo, dopo la convalida dell’arresto, ha disposto la custodia cautelare ai domiciliari, presso la zia per evitare il ritorno dell’indagato nello stabile teatro dell’episodio che si è registrato all’alba di domenica in un condominio di via Marangio, alla periferia di Vittoria. Per il quarantaseienne era scattato l’arresto: davanti al giudice delle indagini preliminari, l’uomo si è difeso dall’accusa di lesioni personali pluriaggravate.
Violenza sessuale sulla figlia minorenne: arrestato
Gli agenti del Commissariato di Modica hanno eseguito l’ordinanza della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di un modicano di 45 anni, ritenuto responsabile di violenza sessuale continuata ai danni della figlia minorenne. I fatti risalgono all’estate scorsa quando la ragazzina, figlia di genitori separati, si trovava a trascorrere la villeggiatura con il padre che per 15 giorni aveva la possibilità di tenere la ragazza. Quest’ultimo, con continue minacce e violenze, avrebbe abusato della figlia, costrungendola a subire atti sessuali ripetuti nel tempo. Le violenze ripetute, consistenti in palpeggiamenti ed atti di libidine vari, si sono susseguite quotidianamente e per tutti i 15 giorni, quando la ragazza, alla fine del periodo che doveva trascorrere con il genitore, stanca delle ripetute angherie, ha deciso di denunciare quanto subito alla Polizia. E’ emerso che la ragazza era talmente impaurita e assoggettata all’uomo da non poter reagire o allontanarsi dal padre-aguzzino.