Quarantadue lavoratori delle cooperative Leonardo, Pegaso ed Esistere hanno fatto ricorso al Giudice del Lavoro per chiedere l’assunzione a tempo indeterminato presso il Comune di Ragusa. Ad assisterli davanti al Tribunale è l’avvocato Santino Garufi. Al momento svolgono la loro opera in virtù della determinazione dirigenziale 3218 del 31.12.2009 con cui sono stati approvati dal Comune la perizia ed il capitolato speciale d’appalto inerenti i servizi idrici suddivisi nei tre lotti: distribuzione idrica e guardia condotte; conduzione impianto di sollevamento Lusia; conduzione impianto di sollevamento San Leonardo dell’importo complessivo a base di gara di 2.366.941,24 euro (Iva compresa), e con determinazione dirigenziale 55 del settore V datata 13 aprile 2010 è stata formalizzata l’aggiudicazione definitiva per i tre lotti. “I ricorrenti – afferma l’avvocato Garufi -, lavorano nei fatti in virtù di contratti di appalti da circa 12 anni, ed alcuni di loro anche da maggior tempo, svolgendo nei fatti le stesse mansioni dei dipendenti comunali a tempo indeterminato, a volte integrandosi con questi in caso di necessità. Quanto sopra premesso offre elementi di riflessione sulla prassi diffusa nell’ambito delle pubbliche amministrazioni, ovvero il ricorso a cosiddette esternalizzazioni mediante appalti di servizi – dice ancora Garufi – che tuttavia assumono la finalità principale di realizzare un’integrazione del personale interno”. Il legale nel suo ricorso richiama gli ordini di servizi relativi alle turnazioni, agli orari di lavoro, alle istruzioni per l’esecuzione, e la disciplina del rapporto di lavoro tenuto all’osservanza di tutte le linee guida e protocolli dell’Ente, alla fornitura di automezzi comunali e di telefoni cellulari da utilizzare per l’espletamento del servizio. Quindi Garufi ricorda al Tribunale che analoga situazione si è verificata in relazione ad alcuni servizi affidati dalla Provincia Regionale ad alcune Cooperative Progetto lavoro. “Ebbene, la Provincia, nell’ottica valutativa generale diretta ad una maggiore economicità in termini di minore spesa in uno ad una esigenza di maggiore occupazionalità del personale unita anche ad una maggiore efficienza e funzionalità dei servizi, nel 2008 ha deliberato l’assunzione diretta degli stessi servizi, atteso che la spesa sostenuta dall’ente nell’anno 2007 per i servizi affidati ed espletati dalle Cooperative è stata maggiore della spesa dovuta nel caso di assunzione diretta in organico dell’Ente – ha detto l’avv. Garufi -. Così operando la Provincia non solo ha compiuto un risparmio di spesa, ma anche ha garantito una maggiore occupazionalità del personale ed una maggiore tutela degli stessi sotto il profilo economico e contributivo. Il Comune, invece, nel corso di tutti questi anni si è avvalso di personale esterno all’organico comunale, riservando loro un trattamento economico di gran lunga inferiore – ha detto ancora l’avv. Garufi -, senza nemmeno garantirgli stabilità occupazionale”. Prima udienza a dicembre.
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OPERAZIONE “TSUNAMI” EMESSA SENTENZA D’APPELLO
Al termine della camera di consiglio la Seconda Sezione Penale della Corte d’Appello (presidente Michelino Ciarcià) ha emesso la sentenza nel processo di secondo grado ai danni dei 35 vittoriesi condannati il 20 maggio del 2010 dal gup del Tribunale, Luigi Barone, nell’ambito dell’operazione antidroga “Tsunami” dellottobre 2008. La Corte ha riformato la sentenza di primo grado accogliendo quasi in toto le richieste del sostituto procuratore generale Roberto Campisi. Il trentaseiesimo imputato, nel giugno scorso, ha definito la sua posizione davanti alla Terza Sezione Penale della Corte d’Appello, così come chiesto dall’avvocato difensore Di Stefano, beneficiando di uno sconto di pena di due mesi e venti giorni rispetto agli 8 anni del primo grado. L’accusa è di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga. Questa la sentenza (tra parentesi quella di primo grado): Gaetano Abbate è stato condannato a 4 anni ed 8 mesi (5 anni); Luigi Albanese a 4 anni e 4 mesi (confermata); Andrea Arcerito a 4 anni ed 8 mesi (5 anni); Giuseppe Ballarò e Mirko Ballarò a 9 anni (confermata); Giuseppe Bonavota a 4 anni e 4 mesi (confermata); Maurizio Bova a 3 anni con immediata scarcerazione (4 anni ed 8 mesi); Biagio Cannizzo 8 anni (conferma); Gaetano Cannizzo non doversi procedere per precedente giudicato (8 mesi in continuazione); Gianfranco Cascino 8 anni (confermata); Davide Castellino a 4 anni ed 8 mesi (5 anni); Giovanni Cirica a 6 anni (confermata); Emanuele Cirnigliaro a 4 anni (5 anni); Marco Cirnigliaro a 2 anni e 4 mesi (tre anni); Paolo Costa ad un anno e 4 mesi in continuazione con altra sentenza (4 anni e 4 mesi); Angelo Di Mercurio ad 8 anni (confermata); Salvatore Di Mercurio ad 8 anni (confermata); Giuseppe Di Vita a 6 anni (confermata); Tommaso Giordanella a 4 anni ed 8 mesi (5 anni); Giovanni Giudice a 5 anni (sei anni); Melissa Incardona a 5 anni ed 8 mesi (6 anni); Venerando Lauretta ad 8 anni (confermata); Emanuele Lo Monaco a 3 anni (4 anni e quattro mesi); Francesco Lo Monaco ad otto anni (confermata); Vincenzo Lo Monaco a 5 anni (confermata); Giuseppe Pavone a sette anni e quattro mesi (confermata); Carmelo Lena 4 anni e 4 mesi (confermata); Luciano Quattrocchi a 2 anni con l’assoluzione del possesso di cocaina e la condanna solo per l’arresto il flagranza per droga leggera al momento del blitz (5 anni); Roberto Scollo 7 anni e mezzo (8 anni); Giuseppe Strangio a 3 anni (conferma); Domenico Zuccalà a 3 anni; Giuseppe Alesci non doversi procedere (8 mesi); Mokthar Amari 2 anni ed 8 mesi e scarcerazione (4 anni e 4 mesi); Giuseppe La Terra a 4 anni e 4 mesi; Rosario Battaglia 3 anni, confermata. Il collegio difensivo comprendeva gli avvocati Giuseppe Di Stefano, Santino Garufi, Daniele Scrofani, Enrico Platania, Gianluca Gulino, Enrico Cultrone, Maurizio Catalano, Emanuele Occhipinti, Rocco Di Dio e Mario Brancato.
BLOCCHI STRADALI DENUNCIATE 95 PERSONE IN TUTTA LA PROVINCIA
Quasi 100 i manifestanti denunciati in stato di libertà per organizzazione di manifestazione non autorizzata. A segnalarli alla Procura i Carabinieri del Comando provinciale di Ragusa. I manifestanti sono stati identificati dai Carabinieri quali partecipanti ai presidi di sensibilizzazione e ai cortei, sorti spontaneamente e senza autorizzazione dell’organo di pubblica sicurezza, tra il 17 e il 24 scorsi gennaio nell’ambito della protesta di “Movimento dei Forconi” e “Forza d’Urto”. La denunce sono avvenute nei comuni di Giarratana, Monterosso, Santa Croce Camerina, Comiso, Ispica e Modica. I Carabinieri, già impegnati nella vigilanza dei presidi autorizzati (a Modica, Pozzallo, Scicli e Vittoria), al momento della formazione di cortei o di riunioni non autorizzate, hanno effettuato attività di osservazione e controllo, senza svolgere un’azione diretta di identificazione, per motivi di opportunità connessi alla gestione dell’Ordine Pubblico, effettuando al termine della protesta gli accertamenti e la conseguente comunicazione all’Autorità giudiziaria. Tale attività d’indagine è tuttora in corso, allo scopo di denunciare altri manifestanti, al momento non identificati.
Processato Renno per detenzione di droga: pena sospesa
E’ stato processato per direttissima dopo la convalida dell’arresto il pozzallese arrestato per detenzione ai fini dello spaccio di oltre dieci grammi di sostanza stupefacente. Si tratta di Antonio Renno, 23 anni. Il giovane, difeso dall’avvocato Elia Amore, è comparso davanti al giudice unico del Tribunale di Ragusa, sezione staccata di Vittoria. Il giudice Ivano Infarinato, dapprima ha convalidato l’arresto come richiesto dal pubblico ministero Iovino, disponendo la sola misura dell’obbligo di dimora a Pozzallo. Successivamente ha applicato la pena di otto mesi di reclusione e 2000 euro di multa dopo l’accordo tra il Pm Iovino e l’avvocato Amore del Foro di Modica. La pena è stata sospesa. Nei confronti di Renno è caduto anche l’obbligo di dimora a Pozzallo. Il giovane era stato intercettato da una pattuglia della Squadra Mobile aretusea
Incidente per un tombino sconnesso Chiesto maxi risarcimento al Comune di Ragusa
Il manto stradale è sconnesso? Il Comune rischia di pagare un risarcimento, tramite l’assicurazione con la quale ha un contratto. Un fatto che accade spesso, ma la novità sta nella richiesta. Una ragazza, infatti, ha domandato al Comune un maxi “indennizzo” di 250.000 euro, ossia mezzo miliardo di vecchie lire, tramite il Tribunale civile. L’11 dicembre del 2010, come segnalato nella richiesta indirizzata anche al Comune, la ragazza era in sella al motorino del padre, in via Fieramosca. Giunta nei pressi del civico 131, a causa del manto stradale “fortemente dissestato e con buche”, ha perso il controllo del mezzo. E’ finita per terra riportando gravissime lesioni. Il referto parlava di “grave trauma cranico – encefalico con frattura a carico delle ossa della base cranica e paralisi del VII di destra”. Una diagnosi assai grave, proprio per via della paralisi del nervo. Per questo motivo la giovane ha deciso prima di chiedere il risarcimento al Comune, poi di adire le vie legali. A seguire la vicenda, per il Comune, è l’avvocato Sergio Boncoraglio. Il Comune contesta la richiesta, per alcune motivazioni, in quanto, tra l’altro, la buca non sarebbe stata particolarmente “insidiosa”. Nella prima udienza, l’avvocato Boncoraglio ha chiesto la chiamata in causa della Liguria Assicurazione, compagnia con la quale il Comune è assicurato. Il processo è stato quindi aggiornato a maggio.
Domenico Brancatelli lascia la presidenza del tribunale di Ragusa
Probabilmente è stato l’ultimo atto da presidente del Tribunale per Domenico Brancatelli ad appena 21 mesi dal suo insediamento che risale al 25 marzo del 2010. L’alto magistrato ha presenziato alla cerimonia che si è svolta nelle aule delle udienze “Giorgio Firrincieli” del Tribunale, per la consegna delle Toghe d’oro agli avvocati Gaetano Barone, Paolo Cassì Criscione, Giovanni Nicosia e Franco Scrofani. Il riconoscimento dell’Ordine degli avvocati presieduto da Giorgio Assenza arriva per i 50 anni di attività professionale. Dalla prossima settimana, infatti, Brancatelli andrà in pensione, a soli 72 anni. Una scelta improvvisa dettata dalle nuove norme in materia di tfr e pensionamenti. I magistrati possono restare in servizio fino a 75 anni. Dal 20 dicembre a reggere le sorti del Tribunale sarà il presidente della Sezione penale Salvatore Barracca.
Processo per tentato omicidio Assolto un tunisino
È finito con l’assoluzione, per mancanza di prove di colpevolezza, il processo ai danni di un giovane tunisino accusato del tentato omicidio di un connazionale. La vittima era stata accoltellata al culmine di una lite scoppiata nella fascia costiera camarinense, in seguito ad alcuni commenti e apprezzamenti su una donna presente al tavolo. Si tratta di , 26 anni, clandestino. I fatti risalgono al 25 febbraio del 2009 quando è stato accoltellato un tunisino irregolare: D.L., di 28 anni. La parte offesa ha confermato le accuse ma, secondo la difesa, si sarebbe contraddetta rispetto alle dichiarazioni rese ai carabinieri dopo essere stato dimesso dall’ospedale. Un teste ha cambiato quasi interamente versione tanto che il Tribunale ha disposto l’invio degli atti alla Procura per procedere per il reato di falsa testimonianza.
Violenza sessuale, condannato vittoriese
Con l’accusa di violenza sessuale, seppur con la lieve entità, è stato processato e condananto alla pena di un anno ed otto mesi di reclusione un quarantenne di Vittoria, F.L., nel frattempo trasferitosi al Nord. L’8 agosto del 2008 avrebbe tentato di violentare una ragazza di 20 anni, P.G., sua lontana parente. L’uomo avrebbe invitato la ragazza ad una passeggiata in moto. Giunti in un posto isolato, avrebbe tentato di abusarne sessualmente. La difesa, sostenuta dall’avvocato Enrico Schembari, invece, ha sostenuto che la ragazza era parsa in un primo tempo consenziente e che al rifiuto di avere rapporti sessuali l’imputato avrebbe desistito. È stata la testimonianza della ragazza ad inchiodare il quarantenne. La giovane, nonostante il trauma subito, in aula è stata precisa e non è caduta in contraddizioni. ragusa
Nel mirino delle Fiamme gialle gioielliere del capoluogo
Evasione per 206.000 euro commessa da una nota gioielleria del capoluogo. E’ stata accertata dalla Guardia di Finanza che ha anche irrogato sanzioni per 150.000 euro per violazione alla normativa antiriciclaggio. La gioielleria avrebbe attuato un sistema semlice, ma redditizio, con il sistema del compro oro. I gestori, dichiarando indebitamente come rottami l’oro usato, acquistato magari da privati in difficoltà economiche, approfittavano di un’agevolazione concessa a chi lavora l’oro grezzo, considerato oro industriale, sottoposto al regime della Iva sul margine. In questo modo riuscivano ad avere maggiori guadagni, dal momento che gli oggetti in oro venivano rivenduti ad operatori economici abilitati alla lavorazione dell’oro da investimento, soggetti all’esenzione dell’Iva. Uno stratagemma che creava, spiega la Finanza, un grave danno all’erario.
GUIDA SENZA PATENTE DENUNCIATA UNA MINORE
Denunciata dai Vigili Urbani di Ragusa alla Procura dei Minori di Catania una sedicenne. La ragazza, il 28 novembre scorso, era alla guida di un motociclo quando ha avuto un incidente con un’autovettura. Alla pattuglia di caschi bianchi dichiarò di non avere con sé i documenti personali, né quelli della moto. Dai successivi controlli è emerso che il motociclo non era coperto da assicurazione e che la ragazza non aveva mai conseguito la patente di guida. Da qui la denuncia della minore alla Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minori di Catania e il sequestro amministrativo del motociclo.
Scarcerato tunisino accusato di contrabbando di “bionde”
Il Tribunale della Libertà ha scarcerato , 28 anni, tunisino, arrestato il 14 novembre scorso per detenzione di 15 chilogrammi di sigarette di contrabbando. Il Tdl (presidente Vagliasindi a latere Russo e Corda) ha imposto al tunisino solo l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria in attesa del processo. Il nordafricano è stato arrestato insieme ad altri due connazionali.
Morte del tenore Licitra, la Procura chiede l’archiviazione
L’incidente che ha provocato la morte del tenore Salvatore Licitra è stato causato da un malore accusato dall’artista. Questa la conclusione a cui è arrivata la Procura di Modica che ha chiesto l’archiviazione del procedimento aperto in agosto dopo il tragico sinistro avvenuto a Donnalucata. La Procura ha effettuato particolareggiate indagini, ricostruendo la dinamica del sinistro stradale con l’ausilio della Polizia Municipale di Scicli, ascoltando le persone informate sui fatti, ed incaricando un medico legale di effettuare l’ispezione sul corpo del Licitra. “In esito a tali approfondimenti, è emerso che il sinistro stradale in cui Licitra ha perso la vita e la sua fidanzata ha riportato lesioni personali, è stato autonomamente causato dallo stesso Licitra – spiega il procuratore capo -, il quale non ha urtato con alcun altro veicolo e, come riferito nella relazione medico legale, è rovinato a terra in conseguenza del processo evolutivo innescatosi a seguito di una ischemia cerebrale che fu causa del mancato controllo del mezzo e della conseguente caduta ed impatto al suolo. La causa del sinistro in cui il cantante ha perso la vita ha detto ancora il procuratore capo – e la sua compagna ha riportato lesioni personali è, pertanto, da ascrivere al malore (ipossia cerebrale) che ha colpito il Licitra, determinandone così la caduta al suolo, i cui esiti sono stati peraltro aggravati dall’assenza del casco protettivo”, ha concluso il procuratore capo.
Modica, sequestrato un immobile in cemento armato
Il Nucleo operativo di Polizia edilizia della Polizia municipale di Modica, durante i controlli anti-abusivismo nel territorio comunale, ha sequestrato una struttura abusiva di contrada Michelica Crocievie. Si tratta di un corpo tecnico in cemento armato in adiacenza ad un altro già esistente di circa trenta metri quadrati. Il proprietario non è stato in grado di esibire alcuna documentazione che attestasse la regolarità delle opere realizzate. In tal senso il Nope ha proceduto al deferimento alla Procura della Repubblica del proprietario dell’immobile e del legale rappresentante dell’impresa esecutrice dei lavori. Su richiesta del pubblico ministero, Alessia La Placa, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Modica, Patricia Di Marco, ha provveduto alla convalida del sequestro.
Vittoria, molestatore tunisino rimesso in libertà
E’ stato rimesso in libertà col solo obbligo di firma il tunisino arrestato martedì sera dalla Polizia. Secondo l’accusa, avrebbe inseguito per la strada una giovane rumena palpeggiandole le parti intime e, quando la donna si rifugiava in un’abitazione di via Como, tentava di infrangere il portone e la finestra con un coltellaccio. Si tratta di , 24 anni, che subito dopo i fatti, è stato arrestato dagli uomini del Commissariato. Davanti al giudice unico del Tribunale, Rosanna Scollo, al tunisino sono stati contestati i reati di danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale, mentre è caduta l’accusa di violenza sessuale. Il processo per direttissima, dopo la richiesta del termini a difesa, è slittato al 9 dicembre. Erano le 22 di martedì scorso quando al centralino della polizia è arrivata la chiamata della rumena che, terrorizzata, chiedeva aiuto.
Servizi di controllo del territorio: due arresti e tre denunce
Intensificati dai Carabinieri di Ragusa i servizi di controllo del territorio, con l’aumento delle pattuglie impiegate, e con l’ausilio dei Reparti Speciali dell’Arma. Controllati 132 automezzi, identificate 203 persone, elevate 38 contravvenzioni al codice della strada, decurtati 220 punti patente per infrazioni varie, ritirate due patenti di guida, sottoposte a sequestro tre autovetture e due ciclomotori. A Santa Croce Camerina è stato arrestato Gianni Garaffa, 38enne del luogo, separato, bracciante agricolo, su ordine di esecuzione per la carcerazione, dovendo espiare la pena di 1 anno, 7 mesi e 10 giorni di reclusione per i reati di violazione degli obblighi dell’assistenza familiare e minacce continuate, commessi tra gli anni 2008 e 2010. I Carabinieri della Stazione di Ragusa Ibla, assieme a quelli dell’Aliquota Radiomobile, nella zona di via Ugolino, hanno tratto in arresto in flagranza dei reati di resistenza e violenza a pubblico ufficiale e uso di atto falso Davide Di Martino, siracusano di 34 anni residente a Ragusa, celibe, disoccupato, pregiudicato. L’uomo, fermato alla guida del proprio ciclomotore Piaggio con targa risultante contraffatta, nel corso del controllo si scagliava contro i militari, che riportavano lievi ferite, e che riuscivano comunque a bloccarlo e a condurlo in caserma, dove veniva dichiarato in stato di arresto e, dopo le formalità di rito, associato presso il carcere di Ragusa. Infine a Ragusa, in un cantiere edile per la costruzione di alloggi per civile abitazione, venivano denunciati per violazioni del Tu sulla sicurezza: G.C., modicano di 40 anni, (installazione impianto elettrico non a norma), P.C., modicano di 43 anni, per assenza di parapetti sulle scale in muratura, S.F., modicano di 39 anni, per avere installato una passerella per transito operai non a norma.
Ricettazione di polizze assicurative Denunciato un trentaquattrenne
Nel pomeriggio di venerdì è stato denunciato in stato di libertà T. R., 34enne di Chiaramonte Gulfi, per il reato di ricettazione e uso di atto falso. La polizia effettuava il controllo di un furgone appartenente a T.R. Gli agenti, visionando il tagliando assicurativo che, fra l’altro, in apparenza era perfetto, si insospettivano per alcune piccole anomalie. Veniva approfondito il controllo e, presso la Compagnia assicurativa riportata nel tagliando, è stato accertato che la polizza Rca era falsa. A questo punto, il controllo veniva effettuato anche su un altro mezzo di proprietà di T.R., dove, allo stesso modo, vi era una polizza assicurativa falsa. T.R. confessava di aver acquistato a Catania le due polizze per il prezzo di 50 euro ciascuna e, pertanto, veniva denunciato in stato di libertà per ricettazione e uso di atto falso. Inoltre, i veicoli di T.R. venivano sequestrati.
La morte di Chiara Modica Rinvio a giudizio per omicidio colposo all’autista dell’Azienda trasporti
E’ accusato di omicidio colposo l’autista ragusano di 53 anni, C.G., che la mattina del 5 maggio scorso guidava l’autobus dell’Ast e arrotò la giovane . Il procuratore della Repubblica di Modica Francesco Pulejo ha chiesto per lui il rinvio a giudizio al giudice per le indagini preliminari. Secondo l’accusa l’autista per colpa, imprudenza, imperizia ed inosservanza delle norme sulla circolazione stradale, percorrendo alla guida del bus la via Cincinnato, in direzione del piazzale Baden Powell, operava una disaccorta e repentina manovra di svolta a sinistra, senza essersi accertato prima, attraverso lo specchietto retrovisore, che la strada fosse libera da mezzi e persone. Stringendo il ciclomotore, condotto da Chiara Modica, che si trovava alla sinistra del bus, in posizione parallela nella stessa direzione di marcia, interferì sulla traiettoria della scooterista, facendole perdere l’assetto di guida. Il ciclomotore guidato da Chiara, stretto dalla destra andò a collidere con l’autobus, provocando lo scivolamento per terra della ragazza e andando a schiacciare la parte destra del corpo della vittima. A causa della collisione, Chiara subì gravissime lesioni personali e morì per le conseguenze del politrauma da incidente stradale.
Ispica, imprenditore citato a giudizio per aver realizzato discarica abusiva
l titolare di una ditta operante nel settore della demolizione di edifici, con sede ad Ispica, ha ricevuto un decreto di citazione a giudizio della Procura della Repubblica di Modica per il reato di inquinamento ambientale. Secondo gli inquirenti, N.G., modicano di 41 anni, avrebbe raccolto, trasportato e recuperato rifiuti depositati in modo incontrollato in un terreno di sua proprietà. In 11.370 metri quadrati erano accatastati rifiuti speciali non pericolosi, costituiti da terre e rocce di scavo, scarti vegetali, conglomerato bituminoso, rifiuti misti provenienti da demolizioni e costruzioni. La Procura ipotizza il reato di realizzazione di discarica abusiva, trattandosi di abbandono reiterato nel tempo e rilevante, sia in termini spaziali che quantitativi, con conseguente pericolo di gravi danni al suolo e alle acque sotterranee dovuto a eventuali inflitrazioni di reflui.