Ha superato la soglia del 40% dei voti e viene eletto a primo turno il candidato di sinistra appoggiato dalle liste civiche Start Scicli, Cittadini per Scicli, Enzo Giannone sindaco. Scicli Bene Comune. Tonfo del Pd che porta al suo candidato un quarto circa dei voti validi.
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COMUNE DI RAGUSA, PER LO SVILUPPO ECONOMICO E IL TURISMO COMPORTAMENTI INCOMPRENSIBILI
“Dopo 8 mesi nei quali la Commissione sviluppo economico non viene convocata dal suo presidente, 5 stelle, Porsenna, oggi abbiamo assistito, basiti, ad una convocazione rivolta ad una sola associazione di Marina di Ragusa per ascoltare il loro progetto”. La denuncia arriva dai consiglieri Iacono e Morando che raccontano: “Perplessi abbiamo sentito che l’associazione invitata vantava un invito a non concentrare le risorse economiche per spettacoli nel mese di agosto ma a decentrare le risorse nei mesi invernali per favorire la destagionalizzazione. Si evinceva, pertanto, che l’oggetto fosse il turismo. E’ vero che il turismo è sviluppo economico ma è altrettanto vero, che la Commissione specifica a dibattere di ‘turismo’ è la quinta commissione e non la sesta. L’ulteriore condimento l’ha dato poi il consigliere 5 stelle, Dario Gulino che ha addirittura, esplicitamente, adombrato l’ipotesi” – scrivono testualmente i consiglieri – “che l’associazione fosse stata invitata perché il suo rappresentante, componente peraltro dell’osservatorio sulla tassa di soggiorno, è imparentato con l’Assessore al bilancio Stefano Martorana”. I due componenti la commissione continuano: “Alla commissione ha presenziato dall’inizio alla fine, senza proferire alcuna parola, l’assessore allo sviluppo economico Nella Disca, 5 stelle. Chi è chiamato ad amministrare, in modo particolare chi proclama la rivoluzione , dovrebbe avere le idee e i progetti chiari e non invitare una associazione culturale sul nulla per cercare progetti! E poi perché una sola e ben determinata associazione escludendo tante altre realtà? I lavori delle commissioni sono importanti e debbono produrre azioni concrete, hanno dei costi e debbono essere pianificate e programmate dai componenti le commissione di cui il presidente ne è solo l’espressione. Siccome ormai sono tante e troppe le vicende alle quali stiamo assistendo, allibiti e sconcertati, diciamo ai grillini di invertire atteggiamenti e comportamenti perchè si devono rassegnare che il rispetto delle Istituzioni è importante e che la democrazia vera esiste prima di loro e resisterà anche a loro”.
Ragusa, mantenimento della destinazione d’uso della Comunità Alloggio e Casa Protetta per anziani e disabili dell’immobile comunale sito in via Psaumida
I consiglieri di Insieme, Maurizio Tumino, Giuseppe Lo Destro, Giorgio Mirabella, Angelo La Porta Ed Elisa Marino, hanno chiesto al presidente del Consiglio ed al sindaco una seduta aperta del Consiglio comunale. All’assemblea dovranno essere invitati tutti gli organi istituzionali (Sindaco, Deputati nazionali e regionali, Presidente della Regione, assessore regionale alla Famiglia, Prefetto di Ragusa, Vescovo di Ragusa, Autorità Garante Persone con Disabilità della Regione Sicilia, Commissario Straordinario del Libero Consorzio Comunale di Ragusa, Portavoce Nazionale Forum Terzo Settore, Presidente Nazionale FISH, Portavoce Regionale Forum Terzo Settore, Presidente Nazionale Anffas Onlus, Presidente della Fondazione Nazionale “Dopo di Noi” Anffas, Presidente Nazionale Aias, Presidente Anffas Onlus Sicilia) e quanti possano dare un contributo alla tematica, ed ovviamente i cittadini tutti, per una analisi della situazione attuale e per eventuali proposte che si vogliano mettere in atto al fine di fornire alla comunità ragusana servizi quanto più aderenti ai bisogni delle persone anche alla luce delle direttive della legge del “Dopo di Noi” del giugno 2016 che prevedono fondi per la gestione. Per Insieme l’esigenza della discussione viene ritenuta non più prorogabile da tante famiglie di persone con disabilità, in quanto l’assenza di servizi residenziali specifici, preoccupa in modo angosciante tutte le famiglie, che vorrebbero pianificare un futuro quanto più sereno possibile per i propri figli disabili.
4 NOVEMBRE A VITTORIA. LA DIGNITA’ DELLA UMANA PIETAS E’ STATA OSCURATA DALLA INDIFFERENZA
Riceviama da Francesco Aiello e pubblichiamo. “Ho appreso il rispetto per i caduti dai racconti di mio nonno, che l’aveva vissuta, e di alcuni amici che ci raccontavano degli orrori della guerra. Ragazzi mandati al fronte, lontani dalle loro case, per lunghi anni. Molti di loro non sono più tornati. E ci narravano tante storie di umanità ferita, tristi storie di assalti sanguinosi, per gli Italiani soprattutto, durante la prima guerra mondiale. A noi nipoti, poi, la lettura di Ungaretti, poeta della trincea, della solitudine e del dolore, ci conduceva alla universale consapevolezza della disumanità della guerra. In questa nostra città, periferia d’Italia e del Mezzogiorno, fu realizzato un Campo di Concentramento che accolse migliaia di prigionieri Austro-Ungarici. Fu allocato, si puo’ dire, all’interno del perimetro urbano e le passate generazioni lo vissero compiutamente sotto diversi profili. Nei racconti di un tempo, anche dei combattenti italiani, lo si indicava come luogo di dolore e di asilo per tanti giovani, nemici al fronte, ma poveri uomini nella detenzione. Sapemmo piu’ tardi, almeno la mia generazione, che il Campo era organizzato con la sua economia, la sua moneta, e tutto un sistema di relazioni e di scambi con la popolazione locale. Quando, finita la guerra, in gran parte lasciarono liberi il Campo, fu sottoscritta una lettera di ringraziamenti al Comandante per l’umanità dimostrata verso di loro, prigionieri in terra straniera. Ma molti di loro non ce la fecero a tornare a casa, come invece accadde a molti dei nostri, a mio Nonno Achille, per esempio, che fu tratto in prigionia al fronte e trasferito nelle campagne ungheresi a prestare la sua manodopera bracciantile. Parecchi morirono a Vittoria e furono sepolti nel nostro Cimitero. Ancora giovanotto e Consigliere comunale a 23 anni, ebbi un colloquio, non ricordo in quale circostanza, col Cavaliere La Grua, padre dell’On. Saverio La Grua, che mi parlo’ della necessità di prestare attenzione al decoro della Cappella Ungherese costruita al Cimitero, per onorare la memoria di quei giovani, deceduti a Vittoria lontani dalla loro terra. Strano quel discorso per me giovanissimo, ma già attivo militante del Pci, e comunque abbastanza eretico già in quegli anni. Fatto è che quel colloquio mi indusse a una lettura di quelle antiche storie in controluce rispetto alla concretissima vicenda di mio nonno che era stato fatto prigioniero dagli Austro-Ungarici ma che era ritornato a casa. Così immaginai cosa potesse essere stata la storia di quei giovani, venuti a morire a migliaia di chilometri dai loro paesi e dalle loro famiglie, pur essi braccianti e operai, pur essi giovani. Alcuni anni dopo divenni Sindaco, era il 1978, e mi ritorno’ la memoria di quell’incontro. Fu poi Maria Amorelli a sviluppare e materializzare l’idea del Museo Italo-Ungherese, uno dei piu’ importanti d’Europa. In Ungheria vi era ancora un regime del Socialismo reale, e a noi comunque non fu difficile stabilire delle relazioni amichevoli con le Autorità Ungheresi. Le capacità di Maria Amorelli ben presto ci portarono a definire un progetto di Restauro di uno dei Capannoni ancora salvabili dal degrado in cui versava il Campo e a concretizzare in collaborazione il progetto di Istituzione del Museo con l’intervento ufficiale delle Autorità italiane e Ungheresi. Più tardi, nella fase di massimo splendore del Museo, Vittoria ebbe l’onore di ricevere non solo Autorit’ militari di primo livello, come il Generale Botz, ma anche il Presidente della Repubblica Ungherese Arpod Gonz, che era stato a suo tempo incarcerato in Ungheria durante il regime precedente. Ma quel lavoro di costruzione della rete della memoria solidale, andava avanti, nonostante cambiassero le bandiere e i regimi. Le nostre visite erano frequenti e così quelle dei nostri amici Ungheresi, dei rappresentanti delle Istituzioni e della cultura. Siglammo successivamente un gemellaggio con la Città di Mathezalka, verde città della pianura ungherese, in Transilvania, E i nostri amici furono verso di noi prodighi di doni e di pezzi museali grandiosi, che ora sono stati abbandonati al vandalismo, nella polvere e nell’oblio. Il Museo stesso fu realizzato con il contributo partecipativo della Repubblica d’Ungheria e una Commissione di studiosi vittoriesi e ungheresi ci accompagno’ sempre nella strutturazione dello stesso. Per Vittoria fu Giancarlo Francione a curare, con competenza e scrupolo, la definizione del progetto culturale e delle iniziative correlate. Quasi ogni anno, le Autorità Ungheresi hanno partecipato alle onoranze funebri nel nostro Cimitero, con visita al Museo gemellato, e poi alla Cappella Ungherese. Ora non più. Oggi 4 Novembre sono passato di fronte al Museo. Lo squallore che vi regna è opprimente e insopportabile. Le bandiere stracciate e ridotte a cenci testimoniano il lugubre messaggio dell’indifferenza e della ferocia, a danno dei buoni sentimenti e della dignità dei caduti nella Grande Guerra del 1915-1918. Museo chiuso, depredato, scassato, vandalizzato. Ma soprattutto murato dalla indifferenza di una Amministrazione comunale tanto retorica nei pronunciamenti quanto cinica e becera nei comportamenti. E dire che a questo progetto mi condusse una persona …..che non era della mia parte… Che dire di piu’ ? Onore e gloria a quegli uomini, a quei giovani, che vissero quegli eventi mantenendo nelle alterne vicende il senso della umanità e il valore della fratellanza. Rispetto verso coloro che comunque hanno riconosciuto e hanno onorato il sacrificio compiuto da quelle generazioni che hanno servito e combattuto, anche nelle guerre sbagliate, spesso sotto le costrizioni delle caste militari, ma col cuore generoso della fratellanza umana e nello stesso tempo con la semplicità di chi ha fatto il suo dovere. Viva l’Italia”. Firmato Francesco Aiello
LA FORTUNA DI FEDERICO PICCITTO E LE LACRIME DI MARIA ROSA
Ultima seduta del consiglio comunale di Ragusa, giovedì sera: pochi consiglieri, la massa dei cinquestelle non pervenuta, amministrazione presente con il solo assessore Leggio in alta uniforme da cameriere in giacca bianca per affrontare l’aula. La serata è all’insegna della noia; Sonia Migliore parla persino di cani e si chiede perché non ci sia stata (chissà per quale ingiustizia?) una “sollevata” di scudi… Nessuno si scuote, nessuno ridacchia, figuriamoci se in epoca grillina il bell’italiano è considerato un dovere politico. Poi un cupissimo Giorgio Massari chiede la parola e nonostante l’aula semideserta si lancia con puntualità e rigore a rintuzzare la pagliacciata del reddito di cittadinanza in salsa ragusana annunciato giorni addietro. Ribadisce il principio di universalità di questa manovra economico sociale, spiega come funziona all’estero, dimostra l’ignoranza e la malafede che hanno accompagnato le bugie propagandistiche. Seduta accanto a Massari c’è la consigliera cinquestelle Maria Rosa Marabita, una popolana rossiccia che sembra uscita da una pittura fiamminga, la quale a sua volta chiede la parola. Si alza e tremante esclama: “E’ una vergogna! Così governiamo? E’ normale che io debba essere d’accordo con quello che dice l’opposizione?” solo questa frase e affranta si accascia sullo scranno e scoppia a piangere. Uno sfogo che spiega la tumultuosa angoscia di una signora che non si dà pace per il disallineamento tra la pratica di governo e quel che va raccontando il suo movimento, e che senz’altro riflette il malumore che attraversa molti elettori del sindaco Piccitto che speravano in un cambiamento netto e soprattutto in un clima di fresca e appassionata democrazia. E’ stato imbarazzante vedere quella poveretta scossa da tanto patimento rimanere sola, senza conforto, senza una parola di speranza. Ma a chi spettava avvicinarsi alla consigliera in lacrime? Ce n’erano tre di pentastellati dotati di discernimento: Stevanato, Agosta, Spadola e nessuno dei tre, neanche a fine consiglio, ha avuto il cuore, il garbo o la sensibilità politica di prendersi da parte la Marabita e provare a riconciliarla con il governo della città. Constatare il disinteresse del movimento 5 stelle per il dolore di una iscritta che non riconosce più gli antichi compagni di un tempo ci serve a focalizzare il vero problema di questo governo che non si esaurisce in una fisiologica frattura tra il programma elettorale e il procedere di governo quanto piuttosto in un atteggiamento psicologico pericolosissimo che man mano sta affiorando a Palazzo, una forma di distacco e disinteresse dalla realtà, di intangibilità che a volte sfiora in suprematismo. Insomma, in due parole, credono di potere ignorare o respingere qualsiasi critica non comprendendo che l’autoisolamento per presunta superiorità, quando si governa, assume sfumature di dittatura, e, quando ci si muove nel sociale diventa, invece, atteggiamento razzista ossia di esclusione assoluta di ogni forma di diversità e quindi di dissenso. I grillini però hanno culo. L’altra sera la disperazione di Maria Rosa Marabita si è sciolta nel nulla: non aveva acceso il microfono e quindi le sue parole non si sono sentite in tv e non sono state neanche registrate. Non rimarrà traccia storica. Se comunque arriviamo a intuire qual è il tipo di disturbo che ha colpito i cinquestelle, ciò che non ha senso nè ragione è la moscezza dell’opposizione. Come si fa a non intervenire in consiglio comunale o, se si ha seguito con associazioni e liste, a non organizzare una protesta per quel che sta succedendo con la tassa sull’immondizia? Quelli di Insieme appesi al cartellone in quest’aurea nostalgica con la Marino bambolina da tutti amata perché non colgono l’occasione? E i sette contro Tebe – quelli del patto di consultazione – prima che si uccidano l’un l’altro (per favore qualcuno spieghi alla Nicita la storia di Eteocle e Polinice se no ‘sto sfoggio su Tebe è sprecato) non l’hanno capito che i ragusani sono inferociti? E Giovanni Iacono che è come se si stesse dissolvendo perché non interviene? gli farebbe bene tentare di trovare una posizione comprensibile dal popolo! Gran parte delle bollette contengono errori, i più svariati, tanto che l’amministrazione ammette la colpa. Ma, dato che soffrono di quel male che abbiamo riferito sopra, sapete che cosa dicono? – lo hanno scritto in un cartellino appeso alla porta dell’ufficio all’ex consorzio agrario- “ la responsabilità di tutto il casino è del nuovo software, siamo disponibili a ricevervi ma non più di cinquanta al giorno”. E’ veramente troppo! Poiché gli errori sono imputabili a questi spettabili uffici Voi Amministrazione fate in modo di attrezzarvi per venire incontro all’utenza parte lesa, e chi se ne fotte della chiusura alle 13,45! Non è finita. E gli utenti che non sono in grado per vecchiaia, per malattia, per leggerezza e fiducia a scorgere gli errori che fanno? pagano? E allora giocate sporco: ci provate a colpire nel mucchio e chi ci casca, casca? Per non parlare della questione principale: il software. Domanda. Se da anni ci massacrate il cervello con la meraviglia della tecnologia che migliorerà il mondo, vi viene il dubbio piccolo piccolo che non sempre la tecnologia va di pari passo con la democrazia? Ed ora finiamo con il responsabile politico di questo disastro: l’assessore Stefano Martorana. Le scuse no, vero? Sarebbe troppo per un tipetto come lui, figuriamoci! Si dice che Martorana affermi di quanto il ragusano sia soddisfatto quando esce dagli uffici per chiedere chiarimenti e correzioni. MINCHIA, CONTENTONI ASSESSORE! Concludiamo dunque con un suggerimento. Se con il software l’avete scasciata, tornate alle origini: dita e pallottoliere e forse “c’ansirtate”.
STRISCE GIALLE ANCHE A MARINA DI RAGUSA, LA PROPOSTA DI INSIEME
“È giunto il momento di intervenire urgentemente sul piano viabilistico estivo a Marina di Ragusa”. I consiglieri comunali del gruppo Insieme, Maurizio Tumino, Angelo Laporta, Giuseppe Lodestro,Giorgio Mirabella ed Elisa Marino, sollecitati più volte dai residenti della frazione rivierasca in merito alle difficoltà di parcheggio che puntualmente ogni estate si riscontrano, chiedono all’amministrazione comunale di provvedere attraverso un piano di studio specifico, all’istituzione dei parcheggi per i residenti nelle percentuali consentiti dalle vigenti normative di legge. “Ci facciamo carico – dicono i consiglieri del gruppo Insieme – di presentare un atto di indirizzo al prossimo consiglio comunale utile che impegna l’amministrazione comunale ad intervenire in merito. Si spera così, come è stato fatto a Ragusa centro ed a Ragusa Ibla, di ottenere l’istituzione delle strisce gialle anche a Marina di Ragusa”.
SCICLI, Il PARTITO DEMOCRATICO APPOGGIA IL CANDIDATO A SINDACO RITA TROVATO
Il Partito Democratico ha deciso di sostenere la candidatura a sindaco del Comune di Scicli di Rita Trovato aderendo ad una coalizione articolata e rappresentativa oltre che di un ben preciso progetto civico anche di partiti radicati che a tutti i livelli compongono la coalizione di governo sia regionale che nazionale. Lo scrive il segretario provinciale del partito, Denaro, che spiega: “Ad esito del percorso interno preparatorio condotto dalla Federazione Provinciale il Partito aveva individuato nel senatore Mario Occhipinti la propria proposta per una candidatura a sindaco della città, proposta che, in linea con lo statuto, era stata correttamente avanzata e non aveva necessitato neppure del ricorso alle primarie in assenza di nominativi concorrenti. La scelta di compiere un passo indietro rispetto all’espressione della candidatura a sindaco in favore di Rita Trovato giunge al termine di un percorso condiviso con gli altri partiti e movimenti che compongono la coalizione e che sostengono un progetto programmatico di grande spessore articolato negli obiettivi e contenuti. Nasce anche, ed è giusto sottolinearlo, dal passo indietro del senatore Occhipinti che, in piena coerenza con il proprio progetto politico ed amministrativo, non ha ritenuto la propria figura funzionale alla rappresentazione del progetto di coalizione che vedrà impegnata in prima persona l’avv. Trovato, essendo venuti a mancare i presupposti del proprio impegno personale per la sindacatura. Al senatore Occhipinti va il plauso per l’impegno profuso nel rappresentare il partito sino ad oggi e per il lavoro che svolgerà insieme alle strutture locali del Pd per la costruzione della lista dei candidati al consiglio comunale”.
NELLO DIPASQUALE E IL DOLCE STIL NOVO
I cinquestelle che governano Ragusa ogni tanto tornano all’attacco per denunciare alla città la mole di debiti ereditata dal passato. L’operazione è legittima, avrebbero potuto sin dall’inizio usare quest’arma per rimarcare differenze di visioni e stili poi però han preferito un profilo basso, una verità ombrosa e sospesa temendo o di sbagliare o di non convincere o forse più semplicemente rifugiandosi nel piacere del potere in un nido protetto e lontano dalla noia della spiegazione. Cosa abbia convinto Stefano Martorana a tornare sull’argomento non si sa – un piagnisteo sui debiti tre anni e 4 mesi dopo aver vinto le elezioni rivela solo un enorme ritardo nel raccapezzarsi nella situazione finanziaria del Comune – e comunque siamo fuori tempo massimo per recuperare la simpatia dei contribuenti andata perduta con una tassazione assai pesante imposta dal governo Piccitto. Cosa serve allora, essendo ormai giunti al giro di boa che conduce alla fine della sindacatura, raccontare dei 17 milioni di euro di debiti? Dall’interno del gruppo consiliare i commenti, segretissimi, sono feroci e la mossa viene inquadrata come una giustificazione preventiva a resistere rispetto alle attese progettuali – almeno 5 milioni di euro – promesse ai consiglieri che hanno votato i vari piani triennali di opere pubbliche. Insomma la fissazione di Stefano Martorana è la solita: tenere i soldi in cassa e fare economia; un metodo che è all’origine del profondo solco creatosi tra esecutivo e parte del gruppo consiliare e che i vertici cinquestelle – Cancelleri in testa- sono riusciti comunque a non far percepire alla città (sarebbe stata la certificazione di un fallimento progettuale) blandendo gli animi dei dissidenti e sicuramente eccitando gli svariati sogni di gloria che prendono il via dalla convinzione che il Movimento è realmente piazzato in pole position per espugnare la Sicilia nel 2017. Non si può nascondere tuttavia che oltre gli arrovellamenti cinquestelle c’è un cruccio nei cittadini ragusani che si aspettavano da questi ragazzi una grinta, una passione, un coinvolgimento, un netto stacco, che non ci sono stati. Abbiamo quindi una dose di delusione e un pizzico di rammarico che generano svogliatezza nell’informarsi, nel tentare di partecipare (non c’è possibilità di contatto con un Movimento senza sede, senza iniziative, senza dirigenti), nella piena consapevolezza di un sindaco in gamba, onesto e intelligente circondato da assessori poco brillanti e privi di fascino intellettuale e politico, e infine abbiamo la condanna ad una visione perpetua di questi consiglieri degni di essere studiati in qualche convegno scientifico sui limiti del darwinismo. Tutto questo guazzabuglio sentimental-politico ci può fare arretrare nel rimpianto del passato? Senz’altro no, e la certezza, qualora ce ne fosse bisogno, ci viene dalla risposta dell’onorevole Dipasquale Nello, Pd – anche se c’è chi assicura che sia già con un piede in Sicilia Futura di Toto Cardinale – data appunto sulla faccenda dei debiti oggetto della denuncia pubblica di Martorana. Scrive l’ex sindaco: “Questo personaggiuccio politico… Martorana, quando parla delle precedenti amministrazioni, dovrebbe prima passarsi il sapone in bocca”. Ma che ha fatto un master a Scampia? L’avevamo spedito a Palermo perché con 15 mila euro mese si affinasse, e dopo anni di sacrifici a mantenerlo in tanto lusso ci torna in queste condizioni? Ma dove se la fa, chi frequenta, che roba è questo dolce stil novo? Forse siamo al vero ponte, quello linguistico che unisce il garbo paramafioso ai messaggi cripitici sottocamorristici in una nuova frontiera per conquistare le masse? Ci vorrebbe un amico per recuperare Nello Dipasquale da questo vortice supercafonal. Ma chi, chi? Trovato. Calogero Rizzuto soprintendente beni culturali e ambientali, quello che gli fa compagnia nelle battute di pesca. Sì, ci vuole uno di cui lui si fidi che riesca ad inserire con leggerezza elementi rieducativi che possano riportarlo nella fascia minima di presentabilità. Rizzuto ha già iniziato. Lo ha attratto dandogli un appuntamento per un bel giro in barca a terrorizzar lampuche poi con una scusa l’ha trascinato dentro la chiesetta di Marina di Ragusa e, facendogliela leggera -“belle le Madonne lassù, guarda!”- è riuscito a fargli alzar la testa verso gli affreschi semplici e naif per testare una reazione. La prima prova un disastro. Dipasquale giochicchiava col fermabanconote in oro massiccio – con uno stecchino ripuliva le iniziali – mentre canticchiava “Guarda stu pisci …” C’era persino il parroco con tanto di acqua santa, ma ci vuole qualcosa di più tosto di un esorcismo. Rizzuto è uomo di coccio e amico sincero, non molla. Si è preso l’impegno di riportarlo quello di un tempo, costi quel che costi. Il teorema del Soprintendente può funzionare anche se è l’ultima carta, disperata: il colpo del mattone. Rizzuto convocherà i ragazzi, il clan primitivo, quello dei costruttori, e di botto immergeranno Dipasquale in un bel bagno purificatore di cemento. Potrebbe tornare quello di prima, quello di sempre.
ANTONIO TRINGALI E LA CARICA DELLE DONNE
Non hanno granchè di cultura femminista questi cinquestelle essendo nati dopo gli anni 70 e non avendo un’unica matrice formativa; basta vedere e sentire le signore consigliere dalla Zaara Federico – che è il ritratto pari pari di una partecipante a Uomini e donne tutta tacchi, tailleur fasciatissimo e visetto sfrontato – alla Gianna Sigona – solo fascio nel cuore e testimonial del reddito di cittadinanza (è apparsa a fianco del sindaco nell’annunciare il memorabile avvio) – per rassegnarci ad un genere assai mortificato. Gli eventi però sono casuali, impetuosi, incontrollabili e le donne, quando ne hanno fin sopra i capelli e si organizzano, diventano forza di sommossa. E’ accaduto al Comune di Ragusa e ad essere coinvolto non è stato il gruppo delle pentastellate, ma le ragazze degli uffici. Tutte le impiegate del settore affari generali e assistenza agli organi istituzionali (son parecchie superano la decina) hanno detto basta al loro capo, il dirigente e vicesegretario del palazzo Dottore Francesco Lumiera che impone ritmi e azioni forse maggiormente rispondenti a necessità nevrotiche piuttosto che ai dettami dell’efficienza e del buon andamento amministrativo. Non ce la fanno più: ordini superflui, perentori, sconclusionati, disciplina da collegio, controllo poliziesco. Si sono proprio scocciate, e, chissà perchè, invece di rivolgersi all’assessore al personale, al sindacati, toh! al sindaco, se ne vanno in delegazione dal Presidente del consiglio, al secolo Tringali Antonio, fu Forza Italia oggi grillino. Si chiudono nella sua stanza e giù tutto l’elenco delle infinite doglianze. Lumiera, furbo lui, si era acquattato nel vicino cesso – non le molla un secondo quelle sfaticate! – e le ha viste, tutte, segnalate a libro nero con nome e cognome. L’incontro finisce e le ragazze escono. Il dirigente furioso attende qualche minuto e si fionda da Tringali. Il finimondo, le nuvolette della rissa, come nei fumetti- ma vero, ci sono i testimoni che hanno visto un’aria condensata che usciva dalla filazza della porta del Signor Presidente del Consiglio. Vuci ca si sintevano da ciazza! Il presidente del consiglio sbanda, non è preparato all’attacco. Lumiera è fuori di sé, la vocietta ancor più stridula – con che diritto e qualifica e competenza e ruolo lei può ascoltare quelle matte che solo io so come trattare! – Tringali prima suda, incassa, poi tenta la difesa, balbetta, non sa se può mandarlo a fare in culo o se è opportuno menarlo. Cristo! gli avevano assicurato che era un posticino semplice semplice: visibilità, niente noie, molte foto di rappresentanza e buone maniere, ed ora ‘sto casino… Si riprende, decide, risponde, si arma di contegno e Lumiera ancora su di giri se ne va. Tringali è esausto, umiliato, confuso, superincazzato. E’ trascorso qualche giorno. Dicono che Lumiera, cuor di leone, lanci messaggi di riconciliazione, via telefonino, al Presidente che essendo una pasta di ragazzo forse supererà il conflitto – anche quello psicologico di essere stato colpito nell’orgoglio di cosuzza da Palazzo. E le ragazze? A loro chi ci pensa? Piccitto – sempre intelligente e scaltro, tra l’altro risulta impegnato in grandi cose e fa il pupo prodigio insieme alla Appendino – non può certo permettersi che il più meraviglioso dei Comuni d’Italia sia guastato da una storiaccia di donne vessate sul posto di lavoro. Non è un bel quadretto, stride nel blog di Beppe il magnifico. Serve soluzione democristiana: un cicchetto a Lumiera che lo rimetta in riga, e una buona parola rassicurante alle impiegate. Eh, no che diamine! Sempre le donne ad abbozzare! Serve a questo punto un minuto di autocoscienza. Perché è stato scelto Tringali come interlocutore? Disponibile, gentile, dialogante, meno rigido degli altri cinquestelle? Ma sempre masculo è, seppur piccoletto, ed infatti la cosa che ora gli preme è la sua dignità e non il destino delle lavoratrici. Non funziona. Speriamo che Lumiera stia al suo posto tuttavia se dovesse ricapitare: forza ragazze, le donne ragusane sono con voi! Ribellione trasparente! Sarebbe una lezione anche per i nostri giovani amministratori.
Sicilia Futura a Ragusa, nominato il coordinatore di Ragusa: è Claudia Parrino
Si è riunito nei giorni scorsi il coordinamento provinciale del movimento Sicilia Futura, retto dall’avv. Giovanni Cosentini, per discutere del suo assetto territoriale e degli impegni politici da affrontare. Per quanto riguarda la città di Ragusa, il coordinamento ha nominato Claudia Parrino quale coordinatrice comunale di Ragusa del Movimento.
Claudia Parrino, inoltre, è incaricata di costituire un gruppo di lavoro che si impegni a programmare le azioni politiche che Sicilia Futura porterà avanti nel capoluogo ibleo. Ricordiamo che Sicilia futura è il nuovo partito inventato da Totò Cardinale, ex ministro della Repubblica, già Dc, fondatore di Ccd e poi Udeur,quindi transitato nella Margherita e dunque nel Partito Democratico. Ora Sostiene Crocetta essendo entrato in maggioranza con questa nuova sigla.
FEDERICO PICCITTO E I POVERI ILLUSI
-In Arabia Saudita le donne votano!- basta isolare qualche parola, togliere la realtà contestuale e quella storica, dimenticare che l’annuncio si riferisce a un’apertura limitata al voto comunale che si svolgerà tra quattro anni, e forse i poco informati, i creduloni e i maschilisti prendono la notizia come buona; e così le donne arabe diventano portatrici di un diritto come il voto al pari di noi femmine occidentali. Capita di esagerare, di evitare i dettagli, di eccitare i dati, di tuffarsi nelle migliori fantasie, magari per darsi coraggio, per sentirsi importanti, per non sfigurare. Al cittadino normale è consentito raccontar frottole; qui comunque la dimensione dell’eventuale danno e la rivelazione difforme dalla panzana si consumano in un ambito di relazione minima dove i meccanismi di difesa e di giudizio sono facilmente gestibili. Se una amica che si vuol dar arie ci racconta di aver raccolto fiori da un suo favoloso giardino che in effetti però è solo un balconcino con tre vasi siamo in grado di rivedere i sentimenti di fiducia, stima e affetto e se lo riteniamo necessario ricalcolare il rapporto. Stessa situazione in casi seri e gravi come quando un coniuge tradisce: si può chiedere il divorzio. In politica, invece, le cose si complicano e la bugia non è ammessa appunto per l’impossibilità di ritiro dalla relazione con chi ci governa. Questa barbosa ed elementare premessa ci introduce nella balla di queste ore messa in piedi dai cinquestelle: la sperimentazione ragusana del reddito di cittadinanza. Il sindaco Piccitto e l’assessore ai servizi sociali Gianluca Leggio – c’è da pochi mesi, è quel giovanotto che sembra un venditore di rose indiano dal profondo e misterioso patrimonio filosofico intimo- hanno annunciato che sta per scattare questa misura. L’han sparata così grossa che si è aperto il cielo e tutta la notte fulmini e tempesta! Hanno preso, i due amministratori, una forma di sussidio già prevista in qualche progetto e gli hanno cambiato il titolo. Ci saranno sessanta famiglie che avranno da 200 a 400 euro a secondo del numero di componenti il nucleo in difficoltà. Piccitto tuttavia sa benissimo cos’è il reddito di cittadinanza che il suo movimento invoca e che ha come principio ispiratore non solo l’allineamento ad un welfare europeo, ma un diritto per tutti i cittadini senza lavoro e pensionati che vivono sotto la soglia di povertà a cui lo Stato dovrebbe dare 750 euro al mese, dunque una manovra economica da socialdemocrazia avanzata che si distingue dalle altre forme di aiuto e sostegno agli indigenti proprio per la quantità ideale che rende il reddito di cittadinanza un diritto universale. Da quasi 15 anni a Ragusa i servizi sociali offrono combinazioni varie di sostegno a chi è in difficoltà persino studiando prestazioni lavorative per gli indigenti, ed è quindi falso – vogliamo dire esagerato? fantasioso? – sostenere che per la prima volta ci sarà uno scambio attivo tra il Comune e il povero. La questione oltre alla bugia forse propedeutica a eventuali lanci nazionali, è a questo punto politico numerica geometrica. Abbiamo tre soggetti di quantità diverse: il sindaco- e ovviamente l’assessore che fa l’indiano- , i poveri indigenti, il resto della popolazione, e come brodo comune un’illusione. I tre soggetti spaziano e galleggiano in questo liquido che da un momento all’altro può perdere sostanza convincente e collassarsi in bugia. Cosa succede allora? L’elemento illusorio sfuma, si perde, si riforma? E allora vediamo le conseguenze dell’illusione che scoppia. Gli indigenti non ci guadagnano niente: assegno avevano e assegno avranno – fra l’altro, purtroppo per loro, sempre di molto inferiore ai 750 che vuole il Movimento – e quindi non si modificherà la loro rabbia e il loro umore. Passiamo ai cittadini ragusani che ci rimarranno malissimo ed essendo coscienti e spaventati della crisi prenderanno atto che davanti a loro ci sono gli indigenti di lungo corso e quindi per loro il reddito di cittadinanza è fottuto. Ma Piccitto che fa quando la bugia gli si schianta addosso come la sonda Schiapparelli? Può solo continuare a fingere che il reddito di cittadinanza esista davvero e muoversi senza vedere la gran massa perplessa dei ragusani di cui non si conoscono le reazioni. E qui scattano altre dimensioni della nostra democrazia: la propaganda, l’ignoranza, la speranza. Può andargli bene. Che sarà una frottola, una piccola forzatura, in mezzo a tanti guai da risolvere? Se così fosse che svolta per i cinquestelle! Vuoi vedere che sotto sotto ammirano Renzi contaballe di straordinario successo! A chi giova l’illusione del reddito di cittadinanza? Dio, fra i mille problemi di questa città ora ci tocca pure domandarci chi sono i poveri illusi.
LINEE E PRECIPIZI, LE ULTIME SULL’AEROPORTO DI COMISO E SUL GOVERNO CINQUESTELLE
Argomento del mese il rinnovo dei vertici Societa Aeroporto Comiso. Era fatta per Gianni Occhipinti President. Accordo prontissimo tra il sindaco Spataro, la lista Insieme e pure Nello Dipasquale a cui gli intrighi piacciono tanto. Inghippo: i comunisti. C’è stata una riunione ristrettissima del Pd comisano dove pare i vecchi compagni abbiano detto al sindaco di non buttarsi in avventure troppo distanti dallo stile e dalle tradizioni del fu glorioso partito, e di comprendere che forse non porta gran vantaggio stringere patti con l’onorevole ragusano sia per questioni di fedeltà (non è una Penelope per durata di rapporti) sia per dinamiche interne – insomma é valutato per quel che è, e non altro, negli altissimi vertici renziani. E allora? Occhipinti precipitato in volo seguito da Dibennardo. Al momento figurano schiantati rovinosamente sulla cristalleria vanto dei loro alberghi e ville. Occhipinti sollevatosi ha ripreso immediatamente la sua forma piombea ed ha chiesto a un cameriere di riempire di champagne un bicchiere ancora intatto. L’altro, il cognato, è crollato sul tavolo degli sposi con un fuggi fuggi delle dame presenti al banchetto che temendo un terremoto sono corse alla vicina pista aeroportuale aggrappandosi alle ali di un Ryanair. Un disasatro, non basteranno più nemmeno i cinque euro a passeggero – questo paghiamo – per convincere la compagnia irlandese a rimanere O Comiso. Tutto in aria, ricominciano le trattative e le grandi speranze. Ma se il Pd, che pare una roccia, stenta a tenere botta nelle difficoltà dell’amministrare, come si fa a dir male dei grillini quando ci sgovernano così bene? Dario Fo riteneva che la nuova sinistra fosse il movimento cinquestelle e questo potrebbe essere vero se questi fanciulli si applicassero con maggiore cura. Raccontiamo due storielle di palazzo avvenute in queste giorni non per maldicenza ma perché è un dovere civico preoccuparsi e offrire spirito critico che può produrre effetti positivi e fecondi. La questione è la linea, il principio base e dirimente del pensiero politico per centrare un’idea sugli uomini e sul mondo. Fa parte della linea – in primis – riconoscere gli avversari, gli oppositori, i nemici. Esempio, la stampa. Secondo i grillini doc è sempre nemica: tutto falso, esagerato, pretestuoso, e così via. Brutto atteggiamento fascistoide, è vero, e comunque è meglio spazzare i poteri consolidati persino la stampa libera e democratica piuttosto che far pappa e ciccia coi padroni! Nessuno pretende che i ragazzi ragusani diventino come Di Battista, sarebbe troppo, qui si chiede solo qualche distinguo! Fatto. Quotidiano La Sicilia, quello di Ciancio, quello culo e camicia con Nello Dipasquale, quello da sempre conservatore e reazionario, insomma dovrebbero o no essere poco poco guardinghi e prendere le distanze? Ebbene, qualche giorno addietro il direttore Nania chiama una collaboratrice – la giornalista Laura Curella- per occuparsi di una replica inviata dal vicesindaco Iannucci riguardo ad un articolo in cui il Pd aveva attaccato l’amministrazione. La giornalista cade dalle nuvole. Pur occupandosi con costanza del Comune non conosceva la nota di Iannucci. La giornalista si informa e scopre che un suo collega della stessa testata, Farinaccio, sa qualcosa. Quest’ultimo infatti racconta di essere in possesso di una dichiarazione con un virgolettato di Iannucci ma non vuole dire chi gli ha passato la nota. La giornalista va dal vicesindaco e chiede lumi. Iannucci risponde: “Stia tranquilla, io non ho avuto il tempo di seguire la cosa ne avevo però parlato con il nostro consulente Davide Allocca che ha abbozzato la nota e poi forse l’ha girata al suo collega per vedere come andava…”. Roba da matti. Il più importante consigliere del sindaco Piccitto chiamato a Palazzo su incarico fiduciario per diffondere il verbo cinquestelle chiede se un articolo vada bene o male a quelli della Sicilia!?! E come la trovano i grillini la linea politica se non colgono le differenze tra i vari soggetti che rappresentano gli umori e le opinioni della città? Dove sta il pensiero autonomo, la pazza energia dei giovani, se quattro righe di propaganda devono passare al vaglio o dall’approvazione di un giornale conservatore! Altro che sinistra! Seconda storiella. E’ apparso un bando con selezione pubblica per individuare una figura per la direzione del personale di staff alla giunta. Il compenso sarebbe quello che spetta a un dirigente . E’ successo un putiferio; il palazzo, sospettoso, ha fatto girare la voce che il bando favorisse l’attuale capo gabinetto dottore Scifo. I consiglieri Stevanato e Agosta, gli unici che disperatamente cercano di mettere in riga la compagnia, sono entrati in agitazione: le delibere devono essere oneste in forma e sostanza come la moglie di Cesare; non è ammesso alcun retropensiero alla lettura di esse. E il brutto pensiero è il regalo di fine carriera in vista della pensione. Infatti, secondo la regola del sospetto, se Scifo partecipasse al bando- mettendosi prima in aspettativa- e vincesse, passerebbe dallo stipendio attuale (non vogliamo fare i conti in tasca a nessuno ma supponiamo 25 mila euro all’anno) a centomila. Oddio siamo già al clima cupo con le delibere a doppio lettura, trasparente e opaco? Ci vuole il grido di Aldo, Giovanni e Giacomo col simpaticissimo siculo che mani al cielo esclama “NON CI POSSO CREDERE!” Comunque non c’è pericolo. I cinquestelle legalità e risparmio sapranno bene che recenti sentenze hanno disposto il divieto per gli impiegati di ente pubblico di percepire uno stipendio più alto rispetto all’originario anche se si è stati chiamati a ricoprire altra funzione. Basta leggere la stampa cattiva che si è divertita a sputtanare la Raggi incorsa nell’errore. Non funziona e demoralizza la promiscuità tra vecchio e nuovo, tra il passato che eravamo certi aver preso a calci e il futuro che vorremmo arrivasse presto. Vogliamo la civiltà nella diversità! Insomma se ‘sta svolta a sinistra non la volete fare allora tenetevi stretto Mario Ciancio e sappiate che per colpa vostra Dario Fo si rivolterà nella tomba. E i cacciatori di orizzonti? Sconfitti su tutta la linea.
PICCITTO E LO SGUARDO LUNGO DEI CINQUE STELLE
E’ a Bari il nostro sindaco, all’assemblea dei comuni italiani per tuonare che l’Anci o la si riforma oppure non è all’altezza dei valori personificati dai primi cittadini cinquestelle eletti dal popolo. Federico Piccitto che per tre anni non ha mai manifestato una grande affezione ed empatia con il suo partito (ricordiamoci che non fu nemmeno invitato quando Luigi Di Maio, l’anno scorso, in missione privata, visitò alcune realtà imprenditoriali di Ragusa e Siracusa) in poche settimane è entrato a pieno titolo nella macchina propagandistica del movimento. Comizietto al raduno di Palermo, articolone nel blog di Grillo per raccontare le meraviglie del futuro sistema di raccolta dei rifiuti che ci renderà più moderni degli svedesi, e infine oggi una intervista su una radio nazionale per dire che l’associazione dei comuni italiani è uno strumento vecchio nelle mani del Pd; cos’é questo improvviso impegno politico che lo fa girare come una trottola rendendolo simbolo della rivoluzione? Cos’è cambiato dai tempi – era solo l’inverno passato- quando senza timore di essere ascoltato definiva imbecilli i consiglieri, se ne sbatteva di curare i rapporti con i leader del movimento, raccontava di ammirare Pizzarotti? E questo cambio di pelle è forse il segno di un ritrovato gusto nel tentare di mutare i destini del mondo tanto da scendere in campo e scatenarsi come un don Chisciotte? Magari fosse così! Come sarebbe incoraggiante trovare un riferimento nei cinquestelle ragusani per discutere del mondo e per lagnarsi delle soverchierie e del malaffare! Sogno che ci sei … cantava un romanticissimo Mingardi (Sanremo 1993). Negativo. Non c’è manco una sede cinquestelle a Ragusa. Federico Piccitto, ragazzo scaltro, scuola salesiana, si è solo messo in linea con l’unica regola del movimento: proclamarsi diversi, unici, migliori, enciclopedici. Una performance facile per un giovane intelligente come il nostro sindaco che ha ben compreso quel che il movimento chiede: null’altro che questa ostentazione cheguevarista. Quindi Piccitto dopo aver ottenuto la resa incondizionata dei gruppo consiliare, umiliato, può dedicarsi a tempo perso ai carosello della ditta Grillo –Casaleggio ed entrare nelle grazie di chi conta. Delle idee del movimento non c’è stata traccia in questi anni di governo. Sappiamo tutti che se c’era una sola speranza di sperimentare uno dei punti fondanti del programma cinquestelle, ossia il reddito di cittadinanza, l’unica città d’Italia dove poteva ipotizzarsi questa manovra era ed è Ragusa, comune sano dal punto di vista finanziario, ed invece non solo non c’è possibilità di realizzare il punto, ma ci ritroviamo massacrati di tasse dall’inossidabile coppia Piccitto Martorana – basti pensare al canone idrico e all’Imu seconda casa. E allora? E’ finita così: se vogliamo goderci un po’ di movimentismo dobbiamo azzerare ogni facoltà critica e credere oltre ogni ragionevole dubbio, e quando appare il volto sereno del sindaco esclamare: Vedi un po’ il nostro ragazzo! oppure imprecare e dare una testata nel muro. Perché sono cresciuti così in fretta e male i nostri grillini? Tutto era tollerabile, ma vederli in così poco tempo divenire dei professionisti della furbizia e del disincanto è veramente amaro. Leggiamo nel sacro blog della raccolta dei rifiuti migliore d’Italia – peccato che in tre anni abbiano fatto proroghe su proroghe a Busso, peccato che la gara oggetto di orgoglio che contagia lo Stivale sia stata stilata da Claudio Conti poi cacciato, peccato che a Busso non abbiano mai chiesto indietro i milioni di euro che doveva restituire, peccato che la gara sia ferma, peccato che alla gara si siano presentate solo due ditte…peccato. Hanno fiuto, però, i giovanotti di Palazzo, sono rivoluzionari fuori e yuppie dentro, ritengono di poter ambire tutti a divenire deputati. E così coltivano il vero sogno… Antonio Tringali, presidente del consiglio comunale, quello piccoletto simpatico, quello ca futtiu Giovanni Iacono, uno che sa come girano le cose umane e riceve cittadini e tenta di destreggiarsi tra il vecchio e il nuovo accontentando finchè si può… deputato a Palermo; Stefano Martorana che non essendo riuscito -ahinoi!- il colpo di sbolognarlo alla Raggi quando non si trovava un cane per la carica di assessore al bilancio, deputato pure lui; Salvatore Corallo grand commis per ogni tipo di governo; il blocco dei consiglieri comunali da Spadola, alla Disca, alla Zaara Federico.. TUTTI SOGNANO. E Piccitto? Come minimo ministro. E i titoli? Fedeltà e simpatia. Scusate, ma non erano le doti che servivano nel partito del Cavaliere? Ah no!, qui è diverso, lì bisognava possedere morale duttile, qui basta il cervello debole. E’ volgare citare i grandi della letteratura, comunque ripensando a quando Piccitto parlava di imbecilli torna in mente quella frase di Flaubert che descriveva due suoi personaggi brav’uomini: “Non sono propriamente degli imbecilli, hanno molti sentimenti ed embrioni d’idee che fanno fatica ad esprimere. La stupidità dei miei brav’uomini mi pervade”. Ecco siamo pervasi anche noi. Guardate quest’ultima consigliera appena subentrata: Maria Rosa Marabita. Mettetele una incerata verde come grembiule, due guanti sino ai polsi, un coltellaccio in mano a mondare verdure e lei che se la ride soddisfatta quando sente rotolare dal palchetto la testa mozzata dalla ghigliottina. ZAC! E’ la rivoluzione ragazzi! Dio della politica aiutaci tu! Facci amare la nostra epoca, offrici un catalogo poco poco più vasto alla voce classe dirigente, libera le anime di questi giovani dall’ingordigia del potere. Amen. Per gli appassionati del volo. Ultime aeroporto. Si profila Occhipinti presidente, amministratore delegato Dibennardo -meglio inteso come Il Cognato- e se proprio si vuole ottenere la tripletta che pacifica tutti, un direttore manager amico di Digiacomo che dia un po’ di tono. Per finire. VIVA LE DONNE TRICOTEUSES! Siam qui liberi e civili grazie anche a loro. Speriamo che le Marie Rose cinquestelle guardino il potere con quel ghigno cattivo lasciando ai peggiori il sogno di carriera.
PICCITTO, COSENTINI, GLI ALTRI… RITORNO A TOTO’ E IL POTERE INCRICCATO
Finalmente ha smesso di soffrire Giovanni Cosentini, è tornato alla casa del padre, ha ritrovato un Totò stavolta Cardinale che lo ha fatto segretario di un partitello di grandi speranze: Sicilia futura. Una sigla di ampio respiro, da boccone pieno grondante succo carnale. Gliel’ha trovata, la collocazione, Nello Dipasquale già in tenuta da combattimento prelettorale. E’ utile posizionarsi nella parte destrissima del Pd e coltivare i vecchi amori, le buone amicizie dei democristiani di razza tinta – gente esperta nel tinteggiarsi all’abbisogna delle circostanze – persone che sanno muoversi e raccattare voti in un sottobosco umano cupo, indecifrabile, che si pensa ormai annientato e sconfitto e che invece rispunta nella sua morbosità. Toto Cardinale se l’incertezza dei tempi resiste è uomo che il 5 per cento lo può incassare, e il nostro ex sindaco che gioca con le sigle – Territorio, Megafono, Pd – ha infilato nell’armadio questo straccio comunque indossabile in caso di nudità. Povero Cosentini, di nascita signore, ora ridotto al ruolo di valletto pronto a spazzolare la giacchetta del suo padrone! Tutto è invertito, confuso, folle e la politica si appalesa nel suo volto mostruoso strappandosi di dosso ogni lontano sapore di solidarietà e giustizia. E’ sparita ogni decenza, la lotta è oscena. Ci si batte in queste ore per rinnovare i vertici dell’aeroporto di Comiso, presidente ed amministratore delegato – gli uscenti sono Dibennardo in qualità di cognato di Nello Dipasquale, e l’altro è Taverniti mite e rassicurante rappresentante dell’industria ragusana che non c’è più – e non affiora in questa spartizione l’attenzione alla questione centrale: come farla funzionare questa struttura eternamente potenziale e materialmente in deficit? Come rilanciare l’aeroporto tamponando l’emorragia di denaro che quotidianamente viene sacrificato sull’altare dell’illusione? Trovando manager di qualità ed esperienza è la risposta naturale; peccato che non funzioni così, anzi, se questa è la strada maestra la politica schizza dalla parte opposta. Un manager qualificatissimo, Scapellato, che ha diretto aeroporti italiani e fu prezioso nella fase di nascita e riconversione del Magliocco sarebbe pronto e disponibile, ma noi, o meglio, loro, non lo vogliono li distrarrebbe dall’ossessione dominante: fare bottino, piazzare i luogotenenti, succhiare tutte le risorse vitali che questa regione sprigiona per poi pretendere che le proprie milizie diano il sangue, facciano il loro dovere, si ricordino chi ha donato ruoli prestigiosi e munifici, e così si mobilita l’esercito necessario a trascinarti alla vittoria – l’elezione di turno. Ne deriva che il Pd di Comiso che governa la città e che si ritrova il costosissimo gioiellino dell’aeroporto impazza e pure le associazioni di categoria che nel deserto della politica si ostinano a vantare capacità determinanti e insostituibili mentre sono solo dei club autoreferenziali. Risultato: il giovane sindaco Spataro da buon renziano vuole rafforzarsi e sganciarsi definitivamente col vecchio partito e rottamare Digiacomo e pensa di flirtare con la lista Insieme proponendo come presidente dell’aeroporto Gianni Occhipinti, e Dipasquale lesto come una faina si lancia, porta scompiglio, si intesta la spericolata operazione, riprova a sistemare per l’ennesima volta il cognato che dopo due giri, l’incredibile premio di produttività di 80 mila euro (Taverniti se n’è presi 40) potrebbe, in verità, continuare a godere dei rombi degli aerei sistemandosi un baracchino panoramico sulla terrazza della sala ricevimenti di Villa Orchidea e in caso di nostalgia asciugarsi le lacrime nei veli delle spose. Perché devono essere gli albergatori a gestire l’aeroporto non si sa. O meglio: per Dibennardo vale la regola della cognatanza, ma per Occhipinti? E’ il trionfo di Federalberghi, persino a Catania è stato nominato Nico Torrisi che è presidente della gloriosa associazione di categoria. Ah, dimenticavamo: Torrisi sta con Cardinale, è un piccolo dettaglio che però offre il senso del rimescolamento speranzoso che sta agitando la politica siciliana. E’ una guerra di trincea: resistere, non mollare mai la postazione, non volgere mai lo sguardo oltre il proprio giardino. Occhipinti è l’offerta migliore dentro il recinto della piccola Ragusa che si cosparge ogni giorno il profumo dell’agiatezza, del successo, ma questa bottiglietta sa solo di violetta di Parma buona a coprire l’odore di muffa. Occhipinti è alquanto serio, almeno la fisiognomica per quel che vale ce lo consegna tale, è fedele, ha un buon pacchetto di voti e a Ragusa un gruppo capeggiato dall’abilissimo e preparatissimo Maurizio Tumino che da tutta questa confidenza e miscelanza con il Pd non trarrebbe gran vantaggio. Si ritroverebbe, Tumino, in un calderone con troppi candidati sindaco pronti a sbranarsi e perderebbe il marchio d’origine controllata da spavaldo conservatore. Vabbè! si dirà che è fatto così il partito della Nazione, ma troppi congiungimenti non giovano nelle partite locali. Intanto ci siamo dimenticati di Confindustria che preme e allora spunta come manager – sempre dell’aeroporto- l’industriale Giorgio Cappello voluto da Montante, guarda che roba! Dicono che non abbia i requisiti, ma c’è l’avvocato Tuccio Di Stallo che sta studiando il caso, e siamo più tranquilli. Un vorticoso affanno che allontana la realtà: nessuno racconta l’ultima disfatta della gestione Dibennardo Taverniti ossia il fallimento del bando per attirare nuove compagnie aeree. Non si è presentato nessuno, ed è la seconda volta – il primo bando sempre con fondi Insicem lo aveva promosso la Provincia regionale. Ciononostante si sono acchiappati, i due, questa estate, quella barca di soldi. E i grillini che dicono, che fanno? Innanzitutto come Comune di Ragusa in pieno stile democristiano tanto per rimanere nella corda armonica dell’odiato sistema abbiamo consegnato belli belli 200 mila euro alla Soaco con la solita litania di voler contribuire ad incentivare le rotte. L’unica rotta produttiva a noi sembra quella che vede un transito veloce e lineare finire nelle tasche dei prodigiosi amministratori, e poi, sempre parlando dei cinquestelle, come si pongono in questo terribile mondo schifoso? Sono primitivi e disinvolti. Sguazzano bene ovunque e se qualcuno si accorge che si sta impattando nella merda si alza il grido che attira il popolo: rompiamo tutto, e quest’onda magica cancella connivenze, imperizie, colpe. Hanno un limite: essendo assetati di assoluto non colgono mai le contraddizioni e se si osa metterli davanti l’evidenza del ritardo, del silenzio, della inefficienza si ritraggono e vomitano lezioni di morale. Ci troviamo dunque di fronte a blocchi di potere diversi dal punto di vista formativo e sentimentale che entrambi traggono forza dalla assenza di comunicazione: il pd dominante e tutta la ghenga che ruota o fa capo a Dipasquale non hanno alcun interesse ad alimentare e frequentare la cultura democratica di crescita e ascolto del territorio perché la salvezza si ottiene solo attraverso l’azione di pirateria che impone un procedere occulto, e i grillini nostrani evitano il contatto emozionale con le masse che rivelerebbe deficienze, bugie, carenze del loro amministrare. Poteri incriccati non all’altezza delle necessità, impotenza della politica, oligarchie democratiche. Scusate se è poco. Anche noi qui a Ragusa voliamo altissimi e ci tuffiamo nel dibattito che scuote il Paese. E per l’aeroporto? Mah! Se sol uno dei protagonisti di questa guerra di poltrone avesse avuto il piacere e l’onore di conoscere Pio La Torre, uomo sempre dalla parte dei deboli, uomo che sapeva dove si annidava il male e la corruzione, ci sarebbe maggior contegno nel trattare le idee di governo e il cielo da attraversare.
La finanza internazionale e la controriforma costituzionale
Si costituisce a Vittoria il coordinamento per il NO al Referendum Costituzionale
Nei giorni scorsi in occasione di una riunione pubblica, Fratelli D’Italia, Se La Ami La Cambi, Movimento Cinque Stelle, Anonimo Vittoriese, Spazio Aperto, Progetto Sicilia, FareCivile e Sorgi Vittoria, hanno deciso di costituire un coordinamento cittadino per veicolare le ragioni del NO al quesito referendario che verrà posto prossimamente agli elettori. A differenza di altri Comuni si è preferito un coordinamento invece di un comitato, in modo tale che venga data la possibilità a ognuno di esprimere individualmente le ragioni del proprio NO a questa riforma assai vasta e articolata. Scrivono i promotori:” Quindi abbiamo deciso di metterci insieme per coordinare le iniziative divulgative e per coinvolgere quante più persone possibili, ma senza per questo confondere le nostre differenti identità. Il Coordinamento è aperto a tutti e quindi ci aspettiamo che anche le altre realtà vittoriesi che sono orientate al NO partecipino martedì 4 ottobre, alle ore 19:00, alla prossima riunione che si terrà sempre presso i locali dell’Istituto Marconi, al civico 88 dello stradale di Scoglitti”.
ACATE, NON PASSA LA SFIDUCIA AL SINDACO RAFFO
Si è svolto, Come programmato, il Consiglio Comunale che aveva come punto all’ordine del giorno la “sfiducia al Sindaco Franco Raffo”. Erano presenti dieci Consiglieri Comunali, otto hanno votato per la sfiducia e due no. L’ingegnere Giuseppe Di Natale fiero oppositore del sindaco scrive:” Sappiamo che la Legge Regionale prevede un quorum di dodici consiglieri, quindi anche questa volta Raffo è salvo. Appare del tutto incomprensibile come non si riesca a sfiduciare il Sindaco, nonostante il personaggio abbia portato in dissesto il comune (con i cittadini acatesi che dovranno ripianare i debiti fatti). Pensiamo che la motivazione della mancata sfiducia risieda nel modo semplicistico con il quale il M5s affronta il problema. Il M5s ritiene che sia sufficiente presentare la richiesta per vincere la partita, ma non è così. La sfiducia al Sindaco, che tra l’altro prevede un quorum altissimo, va ragionata e concordata con gli altri Consiglieri Comunali. Diversamente è velleitaria e inconcludente. A questo punto dovranno passare altri sei mesi, che però potrebbero servire per ragionare e porre seriamente la sfiducia a Raffo. Solo in questo modo si potrà ripartire, nell’interesse di Acate”.
Attività socio assistenziali studenti disabili del libero consorzio di Ragusa
Il mancato avvio di importantissime attività socio-assistenziali a sostegno degli studenti disabili del Libero Consorzio di Ragusa, a seguito della mancata previsione dei trasferimenti per detti servizi nel bilancio 2016, sarà al centro dell’agenda dei lavori di un incontro promosso dalla segreteria confederale della Cgil. In un invito, firmato dal segretario generale della Cgil di Ragusa, Peppe Scifo, e dal segretario provinciale confederale, Salvatore Terranova, è stato promosso un incontro con i parlamentari regionali, (Giorgio Assenza, Pippo Di Giacomo, Nello Di Pasquale, Vanessa Ferreri e Orazio Ragusa) alla presenza delle famiglie e dei lavoratori interessati per martedì 6 settembre alle ore 10.00 nella sede della Cgil di Ragusa. L’appuntamento sarà utile per individuare un percorso di azioni teso a consentire l’attivazione delle attività di assistenza nel più breve tempo possibile, per non lasciare i destinatari senza alcuna tutela.
FRATELLI D’ITALIA PER IL NO AL REFERENDUM
Il Coordinamento provinciale di Ragusa di Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale comunica che sabato 20 agosto in Piazza Duca degli Abruzzi a Marina di Ragusa dalle ore 17,00 alle ore 21,00 verrà allestito un punto di raccolta firme e di divulgazione a sostegno del Comitato per il NO al referendum costituzionale del prossimo mese di ottobre 2016.
IN NOME DELLA LEGGE
Riceviamo e pubblichiamo dal senatore Concetto Scivoletto: “In nome della legge continua lo scempio di Modica e dei suoi straordinari beni monumentali e paesaggistici. In nome della legge negli anni ’60 fu rasa al suolo la Chiesa di S. Agostino, furono demoliti l’Hotel Bristol e anche un antico palazzo, con regolari licenze e pareri favorevoli, per far posto a tre mostruose costruzioni in cemento armato che hanno stravolto l’armonia del tessuto urbano di Modica Bassa. In nome della legge seguirono, sempre con regolari licenze e pareri favorevoli, altre demolizioni nel centro storico e altri palazzi furono costruiti lungo il Corso Umberto, nella Via Marchesa Tedeschi, in Piazza S. Giovanni, lungo il Corso Principessa Maria del Belgio, in via Sottotenente Nino Barone, per citare i più eclatanti. Da Modica Bassa a Modica Alta anche gli orti urbani e i pochi spazi di verde attrezzato finirono per essere sommersi dal cemento. In nome della legge nei decenni successivi, anche dopo il riconoscimento UNESCO, sono state deturpate irreversibilmente le colline che circondano il centro storico con ecomostri forniti di regolari concessioni e pareri favorevoli. In nome della legge oggi vengono sacrificate senza scrupoli sull’altare del cemento le suggestive dune di Marina di Modica, vero e proprio monumento naturale, Sito di Interesse Comunitario (SIC), ancora una volta con regolari concessioni, autorizzazioni e pareri favorevoli. Come può accadere tutto ciò, nonostante le leggi di tutela del patrimonio paesaggistico e la crescita della sensibilità ambientalista? Peraltro, è sempre più diffusa la consapevolezza che nuovi posti di lavoro qualificato, innanzitutto per i giovani, possono nascere solo da una politica di salvaguardia e valorizzazione dei nostri beni culturali e ambientali, non certo dalla loro umiliazione e distruzione. Cosa impedisce di realizzare impianti turistici in luoghi esenti da vincoli ambientali, perseguendo in tal modo sia la tutela della bellezza che la creazione di nuovi posti di lavoro? Anche quando la proprietà del suolo è privata, la bellezza del paesaggio specie se tutelato rimane un bene comune. Se oggi tuttavia s’insiste pervicacemente nello scempio del nostro territorio, vuol dire che l’intreccio fra cattiva politica e interessi privati continua a mantenere in piedi a Modica un vero e proprio sistema che pare essere più forte delle leggi, dei valori, dei beni comuni, ma anche della memoria e della dignità politica, istituzionale e culturale. Un sistema che si alimenta da più di trentanni nella zona grigia della Variante Generale al P. R. G. della nostra Città, con i suoi tempi enormemente dilatati da periodici aggiornamenti, studi, relazioni, incompatibilità di consiglieri comunali e con le sue generose varianti ad personam. Un sistema particolarmente gradito agli amici degli amici e ai potenti di turno che sta distruggendo bellezza, paesaggio e identità territoriale. Ebbe a dire Giovanni Giolitti, più volte Presidente del Consiglio dei Ministri del Regno d’Italia: «Le leggi per i nemici si applicano, per gli amici s’interpretano». Ed è impressionante come lo zelo della cattiva politica modicana – attraverso amministrazioni di vario colore e sigle fino a quella attuale – confermi pienamente questa massima giolittiana. In nome della LEGGE e della COSTITUZIONE (art. 9) che «tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione», impegniamoci tutti a combattere apertamente tale sistema non solo con la vigilanza continua, ma con una straordinaria mobilitazione dei cittadini liberi, al fine di salvaguardare e trasmettere alle future generazioni la nostra identità territoriale, patrimonio dell’umanità”. Firmato Concetto Scivoletto