Gare deserte e due rinviate a data da destinarsi: è un flop, o quasi, il programma di rinnovo del sistema degli impianti per lo smaltimento dei rifiuti in Sicilia fatto nel 2011, che prevedeva la costruzione di 19 impianti di compostaggio, impianti indispensabili per un corretto avvio della raccolta differenziata. E’ accaduto per Ragusa e per molti altri centri in Sicilia ed ora il Movimento 5 stelle chiede al presidente della Regione e all’assessore per l’energia, La Rocca di sapere quali siano misure che intende avviare il governo per verificare le motivazioni che hanno portato al fallimento delle gare in oggetto e quali siano le azioni che intende attuare per la messa in opera degli impianti. Appena qualche giorno fa i deputati del Movimento 5 Stelle all’Ars avevano presentato un’altra interrogazione per fare luce sul disastro delle isole ecologiche per la raccolta differenziata, delle quali il 70 per cento non è in funzione. Sugli impianti di compostaggio fermi nel Ragusano (comuni di Vittoria e Ragusa) sempre i parlamentari Cinque Stelle (prima firmataria Vanessa Ferreri) hanno presentato una interrogazione al presidente della Regione per sbloccare la situazione nei due comuni.
Archivio della categoria: Politica
CRISI NELLA GIUNTA DI SANTA CROCE SULLA ZTL A PUNTA SECCA
Le dimissioni dell’assessore Rosario Pluchino al momento sono state “congelate”, in attesa di un ulteriore confronto con il sindaco. L’assessore alle manutenzioni ha più volte richiesto un verifica sui programmi e sull’attività svolta. “Sto valutando con attenzione il da farsi – spiega Pluchino – la lettera delle mie dimissioni è stata conservata in un cassetto. In alcune scelte importanti sono stato totalmente estromesso. Sull’isola pedonale o la Ztl di Punta Secca, ad esempio, le indicazioni era ben altre. Il provvedimento è stato firmato senza avermi consultato e in mia assenza”. “Avevo chiesto più attenzione per la fascia costiera -tiene a precisare l’assessore -con particolare attenzione alle borgate di Casuzze e Caucana. Alcune fioriere, ad esempio, installate a Punta Secca potevano essere installate anche a Casuzze”. Un rimpasto, nella squadra assessoriale che, a questo punto, sembra imminente. Il segretario dei democratici, Gaetano Farina, parla di difficoltà oggettive in seno all’amministrazione ma invita tutti alla prudenza. “Comprendiamo le difficoltà dell’assessore Rosario Pluchino – spiega il segretario del Pd – ma abbiamo invitato tutta la compagine assessoriale ad un maggiore impegno su tutta la fascia costiera. Alcuni provvedimenti o scelte hanno sollevato un vespaio di polemiche. Mi riferisco in modo particolare alle passerelle a mare e ai gazebo per i diversamente abili. Nel primo caso, vedi la spiaggia delle anticaglie, siamo di fronte ad un intervento pessimo che andava seguito con scrupolosa attenzione”.
Documento contenente le motivazioni politiche che hanno indotto alle dimissioni alcuni membri della segreteria cittadina di Ragusa del Partito Democratico
“Alla luce della bruciante e travolgente sconfitta elettorale che il Partito Democratico della Città di Ragusa ha subito nel recente turno di ballottaggio, che ha visto il prevalere del candidato del Movimento 5 Stelle sul candidato della coalizione di cui faceva parte il PD con circa il 70% dei consensi, e preso atto dell’indisponibilità del segretario cittadino Peppe Calabrese a dimissioni collegiali della Segreteria del Partito Democratico Circolo di Ragusa, nonostante richiesta scritta a firma della maggioranza dei componenti, riteniamo doverci assumere la responsabilità di rimettere il mandato conferitoci rispettivamente dal Segretario, per quanto riguarda i componenti della segretaria, e dell’Assemblea, per quanto concerne il Tesoriere. Riteniamo che una così devastante sconfitta sia frutto di una serie di errori politici che la segreteria ha commesso nei confronti del partito stesso e del suo elettorato. La genesi della candidatura di Giovanni Cosentini, come candidato di una pseudo – coalizione di centro sinistra, ha origine dalla sconfitta alle elezioni regionali, con la mancata elezione del segretario Peppe Calabrese all’ARS. Da allora la segreteria non è più riuscita a mettere in campo un progetto o una linea politica veramente concertata e lungimirante. Fin dal mese di gennaio infatti, la segreteria non è riuscita a fare in modo che il Partito Democratico della Città di Ragusa fosse il fulcro attorno al quale costruire una coalizione credibile e spendibile alle elezioni amministrative, e il mancato avvicinamento e raccordo con le altre forze tradizionalmente di centro-sinistra, a nostro modo di vedere, non può e non deve essere imputato esclusivamente alle altre forze politiche. Nelle settimane successive, da più parti, dentro e fuori il Partito, la segreteria, nella sua collegialità, non ha saputo cogliere il messaggio che chiedeva una candidatura a sindaco che fosse di rinnovamento e modernizzazione, e di contro si è imbarcata in un percorso di avvicinamento al movimento politico dell’ex-sindaco della Città, che ha avuto il suo epilogo con l’appoggio incondizionato fin dal primo turno delle elezioni amministrative ad un candidato espressione di tale movimento, per altro già vice-sindaco della precedente amministrazione, La segreteria anche in questo caso non ha avuto la forza e il coraggio di opporsi ad una siffatta situazione, che per quanto sponsorizzata dal livello regionale, ci costringeva a stare in coalizione con gli avversari politici degli ultimi 7 anni, contro i quali il partito aveva inteso rivolgere una opposizione intransigente, che non di rado sfociava in duri scontri con il sindaco Dipasquale, e che in svariate occasioni ha portato alla presentazione di atti ufficiali all’autorità giudiziaria per appurare la liceità di determinate decisioni o comportamenti assunti dalla sua amministrazione. La segreteria non ha avuto il coraggio di fare prevalere la linea politica, che con buona probabilità era quella maggioritaria all’interno della segretaria stessa, ovvero quella che non si poteva mettere in piedi una coalizione totalmente innaturale, che rinnegava i 7 anni di opposizione precedenti, che svendeva gli ideali di centro sinistra, e che vedeva coinvolti soggetti le cui differenze sono tali e tante che non potevano e non potranno mai essere fautrici di rapporti chiari, limpidi, di fiducia reciproca e di garanzia per un progetto serio e credibile per la nostra città. La segreteria non è riuscita ad elaborare una strategia efficace per il sostegno a dei candidati al consiglio comunale che fossero di propria espressione, e di ciò ne è testimonianza il fatto che i due consiglieri che hanno registrato il maggior numero di consensi, non ne sono espressione, e anzi sono coloro i quali hanno incentrato la loro campagna elettorale in dissenso con la linea politica della segreteria, invitando spesso i propri elettori al voto disgiunto. Con la strada intrapresa, alla luce del risultato ottenuto, non si è fatto altro che regalare al movimento 5 stelle le battaglie intraprese e portate avanti dai nostri consiglieri comunali, non potendo essi stessi utilizzare in campagna elettorale nessuno degli argomenti politici sviluppati nei 7 anni di opposizione, e consentendo ai cittadini ragusani di dover scegliere il cambiamento della città senza che noi ne fossimo gli interpreti. La segreteria non ha saputo preservare la sopravvivenza del partito e dei propri eletti nel momento in cui avrebbe dovuto con tutti i mezzi possibili imporre al candidato sindaco la stipula di un apparentamento tecnico, in modo tale da garantire l’elezione di 4 consiglieri comunali, fra i quali ce ne sarebbero stati due espressione della segreteria. E ciò è privo di senso logico da qualunque punto di vista si osservino le cose: una volta imbarcati in una coalizione così innaturale e priva di senso, non si capisce perché accettare il sostegno pubblico dell’ex-assessore Barone, per poi non formalizzarne l’apparentamento. Per tutte le ragioni appena esposte, ritenendosi corresponsabili di tutte le decisioni assunte fin’ora, e con l’auspicio che ciò possa contribuire a far sì che ci si riappropri di quei valori e quei principi di sinistra messi tanto in discussione in queste amministrative, rassegnano irrevocabilmente le proprie dimissioni da componenti delle segreteria Schininà Riccardo, Vicari Alessandra, Sgarlata Alessandra, Lo Frano Roberto il quale si dimette altresì irrevocabilmente da Tesoriere e legale rappresentante del Partito, chiedendo che le proprie dimissioni vengano poste all’ordine del giorno della prossima riunione dell’Assemblea degli iscritti”.
Firmato: Alessandra Vicari, Alessandra Sgarlata, Roberto Lo Frano, Schininà Riccardo.
Il Comune di Modica rischia il dissesto finanziario
Vito D’Antona, consigliere comunale di Sinistra Ecologia e Libertà, ricorda in una nota che il Consiglio Comunale di Modica, con una delibera contenente il piano di riequilibrio decennale, approvata nella notte del 30 dicembre scorso, aveva allontanato l’incombente pericolo del dissesto finanziario al Comune di Modica. “Ma il rischio dissesto – fa presente Vito D’Antona – non è ancora scongiurato”. Il consigliere di Sel aggiunge che il Comune di Modica ha avuto concessa la cifra di 40 milioni di euro per il pagamento dei debiti al 31 dicembre 2012, attraverso una norma che impone al Comune di rimodulare il piano a suo tempo approvato entro e non oltre il quattordici luglio. “Ad otto giorni di distanza dal termine, – afferma D’Antona – risulterebbe che l’Amministrazione Comunale inspiegabilmente non abbia ancora affrontato la questione né dato le indicazioni all’ufficio sulle modifiche da apportare, atteso che è necessario predisporre una proposta da sottoporre al parere del Collegio dei Revisori dei Conti e mettere il Consiglio Comunale nelle condizioni di deliberare in tempo. In tal senso esprimiamo la nostra preoccupazione sul ritardo che si sta accumulando ogni giorno, stante il fatto che se non dovesse essere rispettato il termine del quattordici luglio si rischia che il piano venga respinto, determinando così il dissesto del Comune”. Il consigliere comunale sollecita l’Amministrazione Comunale di Modica ad attivarsi, attribuendo al provvedimento di modifica del piano la priorità assoluta.
APPELLO UMANITARIO, PIU’ QUALCHE DOMANDA SUL PORTO DI MARINA
Appello al popolo cristiano di facebook: una tregua per Peppe Calabrese. Per questa settimana gli è bastata come penitenza la trasmissione Virus su Rai 2 (godibilissima sulla rete) che lo ritrae algidamente inferocito nell’errore perseverante, chiuso dietro un occhialone enorme tipo maschera di pulcinella. Al Pd, sede centrale di via Natalelli, sventola bandiera bianca, ma dentro, i compagni cosentiniani – in mezzo a tante correnti, perché no? – elaborano strategie per evitare le dimissioni; l’ultima il direttorio: Calabrese, D’Asta, Massari. I due consiglieri comunali pare abbiano risposto all’ambasciatore della proposta – Nanny Frasca, quel giovane robusto che accompagnava il segretario – con un no, e quindi si aspetta Lupo, il segretario regionale, per capire di che morte morire. Si confondono per niente mentre basterebbe chiamare Giorgio Chessari ed Epifani, come hanno fatto gli ultimi giorni di campagna elettorale quando organizzavano la sconfitta, chiudere gli occhi e abbandonarsi dolcemente. Neanche lo scandalo sul porto li ha rianimati, ormai sono incartati, non possono più dire nulla, l’evidenza li uccide. Però Nello Dipasquale una piccola dichiarazione sul porto poteva consegnarcela, lui! il reuccio del porto, che i giorni dell’inaugurazione riceveva a bordo yacht, quello di Bosco il padrone della Tecnis, perché non poteva lasciare neppure per un attimo il timone del comando da dove dominava l’ottava meraviglia del mondo, la grande vasca da 70 milioni di euro! Ma siamo proprio sicuri che è costata 70 milioni? Pare assai! Si chiama progetto di finanza, una trovata della politica liberista quando lo Stato ha pochi piccioli: metà e metà pubblico e privato. Ma quando la cifra è enorme, sorge il dubbio che i privati riescano a fare doppio business alle spalle del pubblico e concludere l’opera facendosi bastare i soldini della parte pubblica. Poniamo il caso che con 35 milioni di euro il porto era bello e fatto. Si dovrebbero prendere tutte le fatture – anche perché l’Unione Europea ha il diritto di sapere come finiscono questi progetti – e confrontare spesa e lavori fatti per quantità e qualità e poi tirarsi i conti finali. Vi immaginate se 35 milioni di euro bastavano ed avanzavano? Allora aveva ragione Nello Dipasquale che se lo sentiva suo ‘sto porto ! Ma suo pro tempore. Ora potrebbe diventare nostro. Fuori il privato, e porto pubblico: così i danari dei ricconi con le barche entrano nelle nostre casse, quelle lasciate vuote dopo che il sindaco si è fatto onorevole. A proposito del passato che crea tanta nostalgia, ne soffrono quelli che non si rassegnano di avere il Comune a cinque stelle. Oggi un quotidiano locale ha riportato la notizia dell’evasione di 8 milioni di euro al porto, nientepopodimeno che in quarta pagina, taglio basso. Ah, com’era bella la cricca!
DAL PORTO AL PALAZZO FINE DI UN’EPOCA
Nei grandi cambiamenti la casualità delle coincidenze, dei parallelismi, delle intuizioni è sempre fortissima e conduce ad una esplosione contemporanea su più fronti di ribellioni e rivelazioni. E’ una presa di coscienza lunga e sofferta. L’inchiesta sul porto di Marina ha scoperchiato un sistema che dall’impresa al Palazzo ha arricchito qualcuno a discapito della comunità. A noi cittadini era stato narrato di una opera meravigliosa, della modernità del progetto di finanza, della velocità di esecuzione, delle ricadute economiche, e poi, dopo qualche giorno dall’elezione del nuovo sindaco, si scopre che il fiore all’occhiello dei politici cacciati via da quel 70 per cento di elettori che ha votato Federico Piccitto nascondeva ruberie e complicità. L’abbiamo raccontata negli anni passati (abbiamo scelto di ripubblicare su nostro sito internet tre articoli apparsi nel 2008) la storia reale di questo affare del porto – il simbolo della grande illusione -, ma i dubbi sollevati dall’inchiesta giornalistica non mutavano l’inclinazione del cittadino ad affidarsi al sogno che Nello Dipasquale offriva. Cos’è cambiato da allora nell’animo dei ragusani? E’scattata la consapevolezza, un processo faticoso e doloroso che ha però contagiato l’intera città facendole scegliere – non l’azzardo – ma la diversità assoluta rispetto al modello che era stato imperante e insostituibile. A Ragusa è accaduta una rivoluzione che non è solo l’elezione di Piccitto, bensì la liberazione dall’autorità rappresentata da un blocco di potere – poco importano i trasformismi – che ci aveva reso deboli nella nostra autonomia di pensiero e di giudizio. Lo “ius murmurandi” praticato in massa – come in tutti i regimi – è uscito dalla dimensione crudele e fantastica del pettegolezzo, e comunque privata, per divenire forza sociale e puntare su quel ragazzo pulito e segnato da una appartenenza – il movimento 5 stelle – la cui caratteristica principale è appunto l’andare contro le formule e le forme consolidate della politica. La presunta inaffidabilità del nuovo – ossia l’adesione di Piccitto a Grillo – si è rivelata, invece, una garanzia comune nel momento della protesta di massa poiché occorreva ed occorre rivedere l’impianto malato e agonico della città, fuori dagli schemi – impresa – turismo- porto – aeroporto – ripetuti con una ossessività martellante e vuota che come una cappa d’eternit impediva luce, aria, respiro, idea indipendente. Mercoledì sera a Video Regione il nuovo sindaco Piccitto ha detto una cosa che chiarisce i termini della rivoluzione ragusana: “Sono profondamente un 5 stelle” e sono però – aggiungiamo noi – il ragazzo di buon senso che vedete. Una qualità – il buon senso – può essere quindi coniugata con un pensiero diverso e libero (così questi giovani intendono e interpretano il movimento creato da Grillo) e proprio su questa fusione inedita, strana, e però attuabile, il ragusano ha scommesso la propria intelligenza. E’ straordinario per una città del Sud riservata e moderata come la nostra che sia accaduto questo cambiamento (non dimentichiamoci che Dipasquale e Cosentini qualche giorno prima del ballottaggio diffondevano un volantino con il “flit” per ammazzare i grilli) ed è ancora più significativo che andando in giro non si parli esclusivamente del sindaco ma anzi lo si inglobi in una definizione affettuosa e altamente politica “Chissà che fanno i ragazzi? Lavorano eh!”. Non è solo Piccitto, sono i ragazzi, i nostri ragazzi, quelli che devono cambiare tutto, col buon senso e con la fierezza della loro appartenenza. Ora si troveranno, fra gli altri problemi (c’era solo una patina di funzionalità che ricopriva inefficenza e marciume) persino un dirigente, Michele Scarpulla, infilato nei brutti affari del porto. E’ stupido ed antistorico ritenere che ditte e dirigenti combinassero guai senza che il sistema vedesse e sapesse. Non servono gli allargamenti delle inchieste, sono roba di magistrati e finanzieri. Noi ragusani il giudizio politico già lo abbiamo emesso: fine di un’epoca. Siamo andati anche oltre, abbiamo messo i nostri ragazzi dentro il Palazzo.
ARTICOLO DI TELE NOVA DEL 22 GENNAIO 2008
DAL PORTO TURISTICO ALLA CAMPERIA, ECCO L’ALTRA STORIA
Non sempre i fatti della politica rispondono a logiche e strategie studiate a tavolino perchè anche in questo campo il caso si intreccia ed a volte sconvolge i progetti umani. Rifiutare, però, letture diverse da quelle proposte quotidianamente dagli organi ufficiali di governo e dalla stampa costretta ad inseguire, ed a fatica, la produzione industriale di comunicazione è un male perchè analisi diverse dal semplice accadimento possono illuminarci sulle cause che determinano la realtà. Così abbiamo deciso di raccontarvi un’altra storia che può fare capire alla comunità la distanza tra quel che i cittadini devono sapere e ciò che non viene loro detto. Mentre i ragusani si dividevano tra sostenitori della vecchia Camperia e favorevoli, invece, alla demolizione, proprio in quei giorni esplodeva un altro bubbone: il prezzo del canone sulla concessione demaniale ancora non ottenuta dalla Tecnis società che sta costruendo il porto di Marina. In apparenza non esiste collegamento tra le due questioni se non una distanza spaziale minima tra i due siti. Ed è qui che si inserisce l’altra storia che ha come protagonisti il sindaco Nello Dipasquale e la Tecnis. Il porto di Marina è frutto di un progetto di finanza, una collaborazione tra pubblico e privato. Il costo complessivo dell’opera è di 62 milioni di euro: 34 li mette il Comune attraverso un finanziamento ottenuto dalla Regione che a sua volta li ottiene dalla Comunità Europea, la rimanente parte, 28 milioni di euro, spetta alla Tecnis la quale dopo la costruzione dell’opera la gestirà per 60 anni. La Tecnis è una ditta specializzata in opere pubbliche e non ha una competenza specifica in gestione portuale. Qualche tempo addietro la ditta inizia a muoversi per vendere la concessione ad altra azienda non volendo impelagarsi in un settore difficile come la gestione di un porto. La ricerca pare non dia esito positivo. Nel frattempo i lavori continuano e la Tecnis, com’è normale, emette fatture al Comune di Ragusa per un importo di circa 55 milioni di euro. Il Comune di Ragusa ne liquida la metà, ossia 27 milioni di euro. Ricordiamoci che a quota 34 il Comune si ferma. Mancano pochi mesi alla consegna dei lavori prevista a giugno 2008 e la Tecnis fa i suoi conti interni. Lo “sbilancio” dell’azienda, chiaramente riservatissimo, sembra che ammonti nell’operazione porto a soli 5 milioni di euro. La Tecnis non vuole rischiare oltre ed anzi spera di guadagnarci qualche euro. Ne basterebbero tra 35 a 50, milioni di euro, (questa la cifra proposta agli ipotetici nuovi acquirenti) ed il porto di Ragusa si rivelerebbe un buon affare. Non trovando gli acquirenti disposti ad investire questa mole di danaro per un porto tutto da inventare, che appare poco redditizio e che non è appetibile per un’impresa di cantieristica, la Tecnis la quale non vuole rischiare sulla gestione comprende che la struttura portuale, al momento, e chissà per quanto tempo, è solo quel che appare: una enorme pozzanghera d’acqua salata, o, se vi piace di più, una meravigliosa piscina sul Mediterraneo. Al sindaco Nello Dipasquale scatta il panico. Tutta la propaganda sullo sviluppo turistico, sui mille velieri che sognano di attraccare a Marina, possono implodere dentro la pozzanghera dell’ex scalo trapanese. Serve un’alternativa. Si intravedono tre strade. Permane quella della vendita, ma per vendere occorre che la ditta subentrante creda nella bontà dell’investimento e, guarda caso, un canone da 160 mila euro l’anno per 60 anni non è roba trascurabile. A tal proposito sorge immediata la domanda: in base a quali calcoli il Comune aveva stabilito un canone così basso e conveniente di 50 mila euro l’anno che ora la Regione pare non voglia accettare? Ed ora le altre due strade. Rassegnarsi a gestire il porto. Non avendo alcuna figura professionale capace a gestire un porto, la Tecnis invia un suo tecnico 15 giorni addietro a Punta Ala, in Toscana, per apprendere qualcosa in materia. Terza strada. Continuare a costruire, l’unica cosa che la Tecnis sa fare bene, costruire anche con effetti speciali, modificando moli aggiungendo passarelle, ipotizzando percorsi sino al braccio di ingresso del porto pieni di negozi scintillanti, insomma ridisegnare Marina in funzione della grande opera con un lungomare che arrivi sin dentro il porto. Questa strada si chiama variante. E la Camperia che c’entra? Era forse il modo, certamente il più teatrale ed anche il più pericoloso alla luce della denuncia della Soprintendenza, per iniziare a far penetrare nei cittadini il valore di un progetto di modifica dei due lungomare da collegare; era la demolizione che preparava il terreno a camuffare il fallimento sul porto che Nello Dipasquale non può ammettere, costi quel che costi. Ora alcune domande. Perchè la Tecnis non ha ottenuto la concessione se nell’accordo di programma per la realizzazione del porto turistico all’articolo 5 si dice che la concessione sarebbe stata rilasciata dopo 60 giorni dalla conclusione dell’iter istruttorio? Perchè il 24 ottobre del 2006 il sindaco si incontra con l’assessore regionale per ottenere il rilascio della concessione dichiarando che entro una settimana si poteva sbloccare la questione, e poi per un anno e tre mesi cala il silenzio? Se la voce dello sbilancio riservatissimo della Tecnis di 5 milioni di euro è vera, come ha funzionato questo progetto di finanza, qual è l’apporto del privato? Chi e come ha stabilito che il canone demaniale fosse fissato in 50 mila euro annui? Sappiamo che il sindaco è a Palermo per incontrare Cuffaro e soci e quindi anche per trovare una soluzione sulla concessione prima che il suo prestigio e le favole sul turismo affondino miseramente dentro l’azzurra pozzanghera del porto di Marina.
ARTICOLO DI TELE NOVA DELL’8 LUGLIO 2008
STOP AI LAVORI DI DRAGAGGIO DEL PORTO DI MARINA
Ci ha messo una settimana il sindaco Dipasquale a scegliere cosa fare delle spiagge di Marina di Ragusa dopo che la capitaneria di porto aveva reiterato l’ordine di recintare l’area interessata al dragaggio della sabbia, e finalmente si è deciso: i lavori cesseranno e la balneazione sarà consentita. Nello Dipasquale con il conforto del vicesindaco Cosentini (che nonostante la delega ai lavori pubblici è apparso in conferenza stampa totalmente disorientato tanto da chiedere ai tecnici tempi e modi dell’operazione) e dell’ingegnere Bosco della Tecnis ha comunicato che da domani al 10 settembre il dragaggio dei fondali del costruendo porto sarà sospeso. Era ora. Finalmente il sindaco di fronte alla legge, in questo caso l’ordinanza della Capitaneria, ha capito che con la salute e la incolumità delle persone non si scherza. La politica dei due forni sino ad oggi attuata e consistente nel permettere la balneazione negli stessi luoghi in cui sussiste un cantiere si è rivelata rischiosa dopo l’incidente occorso ad un bimbo qualche settimana addietro lungo la battigia in espansione della Mancina. La scelta di sospendere i lavori è stata, com’è abitudine ormai, spacciata come lo splendido regalo ai ragusani che ora potranno prendere il bagno in tranquillità grazie alla bontà della Tecnis che ha saputo (e qui sta la notizia) di potere allungare i tempi per la rendicontazione e il conseguente ottenimento dei soldini europei. E fu così che dietro il trionfale annuncio viene a galla il pasticcio. Come si può tenere la cittadinanza appesa alla possibilità di un rischio sol perchè una ditta privata ha l’urgenza di finire entro ottobre una parte dei lavori per fini di bilancio interno? Putroppo è ciò che è successo. Abbiamo a Ragusa un sindaco che privilegia la sinergia con la Tecnis rispetto all’obbligo di osservare le norme. Applicare le regole imposte dalla capitaneria sarebbe stato confliggente sia con l’esigenza di propaganda che intimava una convivenza senza intoppi tra balneazione e cantiere al fine di incoronare il sindaco come il principe della “Ragusa grande di nuovo”, sia con la sudditanza obbligata del comune verso la Tecnis che può, se infastidita, con un semplice ritardo nella consegna dei lavori distruggere l’immagine fattiva di Nello Dipasquale. Trovare una soluzione in questo intrigo è stato difficile perchè è la Tecnis e non la comunità la parte da trattare con i guanti gialli. Si dice persino che la Tecnis qualora i finanziamenti europei fossero saltati per il “capriccio” di una chiusura si sarebbe rivalsa sul Comune. La lite con la ditta che sta realizzando il sogno del porto, Nello Dipasquale non se la può permettere anche se i ragazzini ingoiano fango. Ecco il motivo per cui si è continuato a pompare sabbia ed acqua in mezzo ai bagnanti, perchè il signor Nello Dipasquale temeva che la Tecnis si arrabbiasse. Così siamo ridotti noi ragusani. La nostra vita quotidiana, persino il piacere di prendere il bagno a Marina, deve soggiacere alle intese complicate tra politica e affari. Martedì in conferenza stampa nessun accenno palese all’incidente del bimbo che ha fatto alzare il deretano ai nostri amministratori dopo che per mesi avevano “interpretato” male ciò che imponeva la Capitaneria ossia una recinzione invalicabile della zona dei lavori. A domanda, però, di un nostro cronista su come mai la recinzione fosse spuntata solo il giorno appresso alla vicenda del bimbo che ha rischiato di morire asfissiato, la risposta è stata: la recinzione c’era e poi l’ordinanza era interpretabile. Neanche di fronte all’evidenza ammettono la negligenza, ed anzi mentono. Tutti sappiamo che non vi era recinzione alcuna e tutti abbiamo visto che la rete è stata posizionata la sera dell’incidente. Ma il top della loro sicumera è emerso alla seconda domanda: Era trasparente la recinzione? Di botto il sindaco si è innervosito e si è dato alle interviste sfoggiando pantaloncini color albicocca matura che fanno tanto felice estate, quella che egli augura ai ragusani raccomandando di stare attenti alle voci calunniose che girano. Ne ha raccontata una, di queste voci. Una signora lo ha fermato chiedendogli se era vera la imminente costruzione di una moschea a Marina. “Vedete quante stupidaggini girano!”. E’ vero nessuno ha mai parlato di moschee e si sa che anche gli elettori che fermano per strada i loro beniamini possono dire idiozie, ma il tentativo di depistare e confondere la realtà immettendo sul campo qualche fandonia può essere utile ad allontanare l’attenzione dal dato essenziale: il nostro sindaco sulla questione del porto si sta giocando l’anima perchè la “grande Ragusa” che non spunta può essere sostituita con il grande porto. Un gioco di prestigio. I lavori a questo punto si allungheranno di qualche mese, eventualità che si è rifuggita come la peste e che ora purtroppo è arrivata. Sul fronte interno del Palazzo da registrare un’altra occasione di tensione nella maggioranza scattata sempre per questo benedetto porto. Il consigliere Filippo Angelica aveva convocato martedì la commissione ambiente per trattare delle varie problematiche inerenti l’opera pubblica. Erano stati invitati i tecnici, ossia il responsabile comunale ingegnere Scarpulla, e gli assessori Cosentini e Migliorisi. Non ci sono neanche andati. A domanda di un cronista sul perchè di questa assenza il sindaco (e con Cosentini presente ma in stato di incoscienza forse per il caldo che incide sulla sua robusta e rispettabile mole) ha esclamato: “Ed io che ne so? Io risolvevo il problema e poi bastava una telefonata di Angelica e gli avrei spiegato come stavano le cose”. Basta e avanza per dare il via alla riunione di maggioranza che inizierà nel pomeriggio. Nello Dipasquale la democrazia la esplica via telefono. D’altronde non può smentire la sua fama di reggicellulare del guardasigilli Alfano. L’incontro con la stampa è terminato con un felice augurio ai ragusani da parte di Nello Dipasquale. Buon bagno a tutti! Poco prima, però, aveva accusato i suoi concittadini di essere stati riguardo i lavori del porto “poco tolleranti”. Il manovratore era stato disturbato. Da troppi, è vero. Da bimbi che soffocano nella sabbia, dalla capitaneria che pretende sicurezza ed ordine, dai bagnanti che si interrogano sulla innocua schiuma, dai consiglieri che chiedono spiegazioni. Meno male che Cosentini, in tutto questo trambusto, dormicchiava serenamente.
ARTICOLO DI TELE NOVA DELL’11 DICEMBRE 2008
NELLO DIPASQUALE E LO SPECCHIO D’ACQUA
C’è chi ancora rimpiange la bellissima spiaggia dello Scalo Trapanese e non comprende come in un posto dove storicamente si è fatto il bagno, si sia potuta violentare la natura, recintare il mare, allungare la battigia, pietrificare la scogliere; ma le grandi idee di sviluppo sono più contagiose del colera ed hanno attraversato la nostra Ragusa facendo invaghire i sindaci, da Antoci a Chessari. Quest’ultimo poi, il Dipasquale, su questo porto sbava. Miliardari, yacht, belle donne che abbandonano Montecarlo e si tuffano a Marina, e poi lasciano la barca e ripartono in aereo da Comiso e poi tornano e si spintonano per accaparrarsi le nostre casette a prezzi vertiginosi. E siamo tutti ricchi, e siamo la porta del Mediterraneo, e non siamo più massari che puzzano di vacca, e la piccola e media impresa collassata diventa turismo e non siamo più in culo al mondo, e la strada per Catania ce la lastrichiamo d’oro, con tutti i soldi che girano. E’ questa la grande Ragusa; perché privarsi di una bugia così innocua e bene infiocchettata? Il porto è quasi pronto. L’abbiamo costruito noi contribuenti, in questo caso in veste di cittadini europei. E’ l’unica cosa vera della immensa balla: infatti, i soldi, quelli in uscita, sono anche nostri. Il porto sulla carta costa 70 milioni di euro, una cifra esagerata assai. I progetti di finanza funzionano così: con la fregatura. Il privato dice di metterci metà del danaro, poi, invece, li esce tutti il pubblico poiché per realizzare i progetti basta ed avanza la quota pubblica, che copre tutto, e così il privato rischia poco e niente. Il porto di Marina è quasi pronto. E’ costato 40 milioni di euro. Può contenere 800 barche, si e no. La società Tecnis, e la sua nuova creatura, Società Porto Turistico Marina di Ragusa spa, ha provato con tutta se stessa a disfarsi di questa ottava meraviglia del mondo e non ha trovato un cane che volesse prendersi la gestione, ed ora deve fare funzionare la giostra. L’abbiamo già raccontato dalle nostre pagine. Sono scattati gli effetti speciali, ossia le varianti: banchine piene di negozi, prolungamenti della passeggiata a mare. Altro denaro messo in circolazione a beneficio dei pochi che fanno affari, e ritorni per la comunità: zero. Miliardi che servono ad allontanare l’incubo del vuoto. Nel frattempo il sindaco segue la Tecnis e sua derivata come se fosse un loro dipendente. E’ andato al salone della Nautica a Genova, ad ottobre, insieme alla ditta, per vendere i posti barca. Guarda caso, neanche un articolo sul giornale con la classica foto ( i fallimenti rientrano nella privacy). Non ne hanno venduto uno, di posti barca. Si dirà che i genovesi sono tirchi. La verità è un’altra. I prezzi erano altissimi forse perché la Tecnis pensava che i diportisti, tutti fessi, pur di prenotarsi un posto al sole nella lontana Marina, sganciassero i piccioli e così la ditta incassava liquidi e per un po’ di tempo si tirava a campare. Ora siamo al capolinea. Il porto è quasi pronto. Nello Dipasquale tenta di correre ai ripari. Lo fa com’è sua abitudine fare. Privilegiando l’apparenza e la sua immagine di re, stavolta del mare. Giovedì ha diffuso un comunicato stampa annunciando l’ultimo dei suoi trionfi: aver convinto la Società del porto ad abbassare le tariffe di ormeggio. Vero, però falso. Ci spieghiamo con i numeri. Dipasquale dichiara che le tariffe avranno un taglio del 20%. Non si tratta né di una vittoria conquistata dal buon politico e strappata alla società, né di un regalo ai naviganti. I prezzi veri già c’erano e sono quelli individuati dal bando di gara che la società inspiegabilmente aveva alzato, e di parecchio. Facciamo qualche esempio. Nel tariffario degli ormeggi della società del porto una barca di 15 metri per un ormeggio annuale paga 7.880 euro. Con il ribasso del 20% si arriva a 6130. Bene. Peccato che il tariffario di gara già prevedeva questo prezzo, anzi qualcosa in meno. Questo procedimento è stata effettuato per tutti i tipi di imbarcazioni sempre con lo stesso risultato, allineamento con arrotondamento in eccesso. Di promozionale non c’è nulla. Promozionale, ad esempio, sarebbe stato tenere i prezzi come quelli dei porti a noi vicini, pensiamo a Marina di Riposto fra Catania e Taormina, dove una barca di 15 metri, molto diffusa, paga per un anno 5.600, mentre da noi era previsto 7880 euro, ed oggi, con il “ribasso” 6130 euro. Passiamo alle tariffe giornaliere. A Marina si pagherà, per un transito di un giorno, 102 euro; a Marina di Riposto 60 euro, sempre per la barca di 15 metri. Ed ora le cessioni, ovvero l’acquisto di un posto barca. Paragoniamolo al prezzo di un altro porto, Licata. Per trent’anni il costo, sempre per una barca di 15 metri, è di 92 mila euro; a Marina di Ragusa 105 mila. Concludendo. Il sindaco non ha né sostenuto, né ottenuto, alcuna tariffa promozionale. Questo porto è destinato a rimanere vuoto se non si scende dai sogni e dalle nuvole. Pochissimi ragusani sposteranno la loro barca da Pozzallo, dove pagano solo 2500 euro l’anno, a Marina per pagare di più. Nello Dipasquale deve scegliere, a questo punto, se continuare nel bluff o se ripartire con realismo, anche se minimalista: agevolare i diportisti locali, gli unici con le loro 350 barche che possono riempire il porto, creare condizioni di sviluppo per la marineria locale, inesistente, finire di raccontare la balla del traghetto per Malta che potrebbe partire da Ragusa poichè i nostri fondali sono troppo bassi e la nave che attualmente compie il tragitto non può entrare nel porto di Marina. Le fantastiche e fantasiose avventure non sono sopportabili quando è sempre la comunità a pagare un prezzo altissimo per inseguire la favola di una piscina destinata ciclicamente ad insabbiarsi e posizionata lontano da tutte le rotte naturali del Mediterraneo. Cala Trinchetto, gridavano i bambini ad un simpatico marinaio della pubblicità. Al sindaco, invece, chiediamo di specchiarsi un attimo nelle acque del porto per vedere cosa vede riflesso: l’uomo di mare o un sindaco sempre dalla parte delle grandi ditte?
LA COMMISSIONE DEL SENATO IN VISITA AL CARCERE DI MODICA
La commissione del Senato della Repubblica incaricata di valutare con attenzione la condizione del carcere di Piano del Gesù sarà venerdì 5 luglio, a Modica. In particolare, l’arrivo della delegazione è prevista per le 11 nella struttura penitenziaria. Sarà presente anche la soprintendente di Ragusa Rosalba Panvini. La visita proseguirà alle 12 nella sede del Palazzo di Giustizia a Modica allo scopo di valutare le potenzialità della struttura che da settembre sarà accorpata con il Tribunale di Ragusa. La commissione è formata dai senatori del Pd Venera Padua, Rosa Maria Di Giorgi, Monica Cirinnà, Giuseppe Lumia. L’invito a partecipare è stato rivolto anche ai parlamentari di altre forze politiche. Venera Padua si è battuta in Senato per far capire che il carcere di Modica è una sorta di casa famiglia il cui smembramento – come dice la Padua “andrebbe a vanificare la bontà delle azioni finora svolte”.
On. Nino Minardo: difesa del made in Italy e tutela dei prodotti agricoli locali
Una proposta di legge per porre l’attenzione a favore dei produttori, degli acquirenti e dei consumatori con l’obiettivo di contrastare il fenomeno della contraffazione che purtroppo incide notevolmente e si aggiunge alle cause di grave crisi che sta attraversando il comparto agricolo nel nostro Paese. Sono questi gli obiettivi della proposta di legge presentata dall’on. Nino Minardo che reca norme per la tutela dalla contraffazione dei prodotti agricoli tipici locali e difesa del Made in Italy al fine di assicurare il rispetto delle genuinità, delle diversità e della qualità dei nostri prodotti che si traduce nella tutela dei produttori e dei consumatori dalle sempre più frequenti truffe agroalimentari. Adottare tutte le misure che impediscano la vendita di prodotti taroccati, provenienti da chissà quale parte del mondo e poi venduti con etichetta Made in Italy è un altro punto contenuto nella proposta di legge per contrastare in modo definitivo le truffe. La proposta di legge inoltre mira alla valorizzazione dei prodotti provenienti dalle filiere regionali.
Scicli: il sindaco Susino ha assegnato le deleghe
Al vicesindaco Pino Adamo sono state assegnate le deleghe a manutenzione, lavori pubblici, sviluppo economico, Suap, Patrimonio. All’assessore Vincenzo Iurato sono stati affidati cultura, turismo, sport, affari generali, ufficio legale, personale e Unesco. La delega all’Unesco è di nuova creazione. Il neo assessore Sandro Gambuzza riceve le deleghe a bilancio, tasse, tributi e urbanistica. Il sindaco Susino si è riservato la polizia municipale, la protezione civile, la sanità, le borgate, l’ecologia, il project finance, l’Urp, le politiche sociali, le politiche giovanili, la pubblica istruzione e tutto quanto non specificatamente attribuito.
GRADUATORIE LEGGE IBLA NOTA DI PARTECIPIAMO
Il consigliere comunale Giovanni Iacono in merito alle graduatorie sulla L.61/81 così si esprime: “Sono molto soddisfatto per la pubblicazione delle graduatorie definitive per gli interni e i prospetti nel centro storico dove sono state reinserite tutte le pratiche precedentemente escluse, a dimostrazione che la mia contestazione e la mia tesi esplicitata anche con comunicato stampa del 15 marzo scorso sulla piena sanabilità di ininfluenti vizi formali indotti da istruzioni non chiare era assolutamente fondata. Anche allora, come sempre è accaduto, sono stato attaccato ed anche stavolta ho avuto ragione e adesso propongo al Sindaco e alla nuova Amministrazione alla quale auguro i migliori auguri di buon lavoro di utilizzare anche una parte dei residui di spesa per il resto delle istanze inerenti il rifacimento dei prospetti”.
Vittoria, nomina assessore Angelo Dezio Sel: “Ritorno al futuro”
“La nomina di Angelo Dezio ad assessore è la prova che il tanto decantato cambiamento annunciato e sbandierato da questa giunta in realtà non è altro che uno spot!”. Lo sostiene in una nota Sinistra e Libertà che aggiunge: “Una squadra assessoriale monocolore, con esponenti che da decenni governano, buoni per tutte le stagioni, come esperti, con incarichi di sottogoverno e ora finalmente in prima linea con un ruolo politico amministrativo che conferma le nostre teorie sulle logiche di spartizione di potere e di pezzi della città. Si sa che in questa fase storica la posta in gioco più importante – scrive Sel di Vittoria – è “la perequazione” di cui parla anche un esponente di punta del Pd come Giovanni Lucifora prevista dalla variante al Prg ed evidentemente non basta più la mediazione politica. Ecco alcuni interrogativi – scrive Sel di Vittoria – che poniamo alla città: adesso che Dezio è assessore, dovrà passare (e a chi) gli incarichi pubblici che l’amministrazione come professionista gli aveva assegnato? Le deleghe assegnategli non sono sintomo di un conflitto palese di interessi? Il neo assessore manterrà l’incarico alla Sogevi? E il nipote, consigliere comunale, come voterà in consiglio? Siamo sicuri che adesso sarà più stimolato ad essere presente in aula”.
Ragusa, giovedì le assegnazioni delle deleghe assessoriali Il 15 luglio la prima seduta del nuovo Consiglio comunale
Alle 12 del 4 luglio il sindaco Federico Piccitto con propria determina attribuirà le deleghe ai componenti della giunta municipale. Il primo consesso civico si terrà lunedì 15 luglio, con all’ordine del giorno il giuramento di sindaco e assessori e l’elezione del presidente e del vice presidente del Consiglio.
Modica, il Sindaco attribuisce le deleghe assessoriali
Il Sindaco Ignazio Abbate con propria determina ha provveduto ad assegnare le deleghe ai singoli assessori. Vice Sindaco e assessore al lavori Pubblici, Manutenzione e Partecipate ing. Giorgio Linguanti. Assessore alla Urbanistica, Centro Storico, Progettazioni e Protezione Civile, arch. Giorgio Belluardo. Assessore alla Cultura, Turismo, Spettacolo, Pubblica Istruzione, Unesco, prof. Orazio Di Giacomo. Assessore ai Servizi Sociali e allo Sport, dr.ssa Rita Floridia. Assessore al Personale, Polizia Municipale, Autoparco e Sicurezza Rag. Salvatore Pietro Lorefice. Assessore al Bilancio, Tributi e Contenzioso dr. Vincenzo Giannone. Il Sindaco ha trattenuto per sé le deleghe ai Servizi Ambientali, Sanità, Sviluppo Economico e Servizi Cimiteriali.
RAGUSA, SI E’ INSEDIATA LA GIUNTA PICCITTO
La nuova Giunta Municipale di Ragusa, guidata dal Sindaco Federico Piccitto, si è insediata nel pomeriggio di lunedì. Alla presenza del Segretario Generale Benedetto Buscema, i neo assessori hanno in primo luogo sottoscritto la dichiarazione di inesistenza di cause di incompatibilità, ineleggibilità ed incandidabilità. A seguito di ciò il Capo della civica amministrazione ha adottato la determina con la quale ha nominato assessori Stefano Martorana, Stefania Campo, Misicoro Giovanni Flavio Brafa, Claudio Conti, Giuseppe Dimartino e Massimo Iannucci. Dopo di ciò, gli assessori designati hanno prestato il giuramento di rito. Nel corso della prima seduta di insediamento della Giunta Municipale, il Sindaco Piccitto ha, inoltre, adottato la determina con la quale ha nominato Vice Sindaco l’assessore Massimo Iannucci. L’attribuzione delle deleghe ai componenti la Giunta Municipale avverrà giovedì mattina.
Comune di Ragusa, proclamati i 30 consiglieri di Palazzo dell’Aquila
Alle 10,25 di sabato 29 giugno, presso la Segreteria Generale del Comune, Gaetano Santoro, Vice presidente dell’Ufficio Centrale del primo e secondo turno per l’elezione del sindaco, ha consegnato al Segretario Generale dott. Benedetto Buscema, presente il Vice segretario dott. Francesco Lumiera, il verbale relativo alla proclamazione dei trenta consiglieri comunali eletti. Tra i rappresentanti del massimo consesso figura eletto anche il neo Sindaco Federico Piccitto inserito nella lista dei consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle al cui posto subentrerà Dario Gulino, primo dei non eletti appartenente alla stessa lista.
FEDERICO PICCITTO, L’ORDINE VIGENTE E L’ESTREMISMO
La città oppressa e spolpata si è ribellata scegliendo Federico Piccitto, e questa rottura ora deve riempirsi di un nuovo modello politico oltre che morale. Il vassallaggio psicologico nei confronti di Dipasquale si è spezzato rabbiosamente sulla scia di un rifiuto dell’esistente – tracotanza, clientelismo, sottocultura – esplodendo in indignazione collettiva che ancora però non individua una nuova organizzazione fuori dai valori della “ricchezza”, l’elemento cementante della città prosperosa e tranquilla. Piccitto e i 5 stelle sono i portatori della banalità socialdemocratica (la forma migliore di organizzazione del potere inventata dall’uomo) e quindi il loro sentimento che autodefiniscono rivoluzionario si realizza ed esaurisce in un rapporto perfetto tra modernità, diritti, tecnologia, legalità. E’ tantissimo, è quasi tutto – si dirà – proveniendo dalla mangiucchia e dalla cricca, ed invece occorre domandarsi se questa nuova classe dirigente al potere, che ha come bagaglio freschezza, onestà, incontaminatezza, riuscirà a comprendere o oserà pensare una città o una società oltre il dominio plutocratico. Qualcuno obietterà che a 24 ore dall’insediamento è del tutto inopportuno e stupido caricare di angoscia e dubbi il nostro sindaco; ed invece è proprio la conquista del governo il primo passo per costruire una politica oppositiva al sistema. Il momento dell’indignazione e della protesta è finito ed ora Federico Piccitto sarà inghiottito da un vortice di cerimonie, visite, saluti, inaugurazioni, inviti che lo accerchieranno e che insieme alle mille emergenze ed insicurezze – in primo luogo i misteri sul bilancio e le casse – potranno formare uno stato impermeabile tra la cronaca del fare e la passione del cambiare. Per fortuna l’appartenenza al Movimento 5 stelle, fra meetup, ottocentesca analisi carbonara, esasperante assemblearismo, rappresenta un argine alla patologia – la perdita di equilibrio – che colpisce i primi cittadini. Non si può negare la valenza della trama – associazionismo, imprese, corporazioni – che avvolge la laboriosa Ragusa, ma i tempi sono maturi – come dimostra la crisi e le rivolte che si accendono in più luoghi del mondo – per dire no all’egemonia opprimente dei ceti ricchi che anche nella nostra Ragusa hanno dato le carte miscelandosi e camuffandosi in borghesia operosa. D’altronde il collasso dell’economia ragusana certifica il fallimento del modello Ragusa e di tutti gli altri sparsi in Italia che si basavano sulle felici e liberiste connessioni interclassiste che sprigionavano benessere ed escludevano lo Stato eccitando i potentati. La prova della “dittatura” della democrazia dipasqualiana si è svelata, infatti, quando l’ex sindaco privo di tensione ideale ed esclusivamente preso dalle ambizioni personali ha sepolto il bene comune consegnandosi insieme agli apparati del Palazzo alla cerchia dei ricchi e dei furbi. Il dramma del Pd di Calabrese che accetta l’inciucio perché doveva come un pecorone andar dietro al quadro regionale (una fesseria stratosferica considerando la mancanza assoluta di linea politica o di certezza di condotta interna che vigono tra Megafono e Pd) è appunto essersi fatto abbagliare dalla proposta del duo Dipasquale – Cosentini ritenuta ancora valida e vincente. L’arcaicità e l’insensibilità del Partito democratico ha orientato la città verso Piccitto. Come cani da tartufo annusando in giro abbiamo individuato che il buon odore veniva dalle 5 stelle e lì ci siamo tuffati. Ora spetta a Federico Piccitto elevare la ribellione in pensiero critico e iniziare la trasformazione nell’organizzazione della vita collettiva. L’ordine vigente non soddisfa più i ragusani, ma la comunità non ha la forza di uscire dalla cornice economica e sociale consolidata da decenni; si ha paura del cambiamento sostanziale: è inimmaginabile. Il sindaco Federico Piccitto si sta muovendo con buon senso facendo della parola ragionata e dei toni pacati i primi strumenti di penetrazione nella cosa pubblica, ma sarà solo il suo estremismo a dare significato al malcontento, a far crollare gli assetti di un tempo, a donare vitalità a Ragusa.
Ragusa, analisi del voto del Movimento civico ibleo
Il Movimento Civico Ibleo, che ha eletto in consiglio comunale Gianluca Morando, si è riunito per una riflessione politica sulle recenti elezioni amministrative. Il Movimento che sosteneva il candidato sindaco Franco Antoci scrive: “Quella appena conclusasi è stata una campagna elettorale iniziata con molto ritardo, senza personaggi altisonanti al fianco, senza illusorie promesse agli elettori e soprattutto condotta con assoluta sobrietà; nonostante ciò, solo per pochi voti, è stato mancato l’obbiettivo del ballottaggio e della possibile vittoria. Il Movimento civico ibleo- si legge in una nota – sarà adesso ancora impegnato a costruire, nel nostro territorio, una presenza politica di riferimento per quanti, cattolici e laici, sono disponibili ad impegnarsi per la crescita della comunità e per un dialogo costruttivo tra società civile ed Istituzioni. L’atteggiamento del rappresentante del Movimento civico ibleo in Consiglio Comunale verso il nuovo Sindaco, al quale viene rivolto un sincero augurio di buon lavoro, discende dalla posizione assunta in campagna elettorale. Il Movimento – continua la nota – non si è schierato a favore di uno dei due candidati, ma ha lasciato libertà di voto ai propri elettori che, in parte hanno sicuramente votato per il Sindaco Piccitto: nei suoi confronti vi sarà quindi una attenzione vigile e responsabile, raccogliendo il suo proposito di voler essere il Sindaco di tutti e non solo della lista che lo ha espresso. L’auspicio – conclude la nota del Movimento civico Ibleo – è che si realizzi sulle più importanti problematiche amministrative, una ampia convergenza di idee e proposte che possano consentire alla nostra città di superare questo difficile momento”.