Anche quest’anno il Comitato “9 aprile 1921” con l’adesione del Gruppo anarchico di Ragusa, della Confederazione Unitaria di Base, del Comitato di Base NO MUOS di Ragusa, del Circolo Lebowski, della Federazione del Sociale dell’USB, dell’AMR Controvento torna in piazza a ricordo dei tre braccianti assassinati il 9 aprile 1921 dalle squadre fasciste sotto le direttive di Filippo Pennavaria e della borghesia agraria ragusana. “Ricordare per noi – affermano gli organizzatori – non è un semplice esercizio di nostalgia, ma serve a leggere nelle vicende passate anche il presente, e a organizzare l’impegno per il futuro, un futuro che non può essere senza memoria”. Sabato 9 aprile 2022 in piazza S. Giovanni, sotto la lapide che ricorda Rosario Occhipinti, Carmelo Vitale e Rosario Gurrieri, voluta dai cittadini di Ragusa vent’anni fa, verrà deposta una corona di fiori e ribadito l’impegno a lottare contro tutti i fascismi e tutte le guerre.
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L’ANPI RAGUSA RICORDA IL 9 APRILE 1921 L’ECCIDIO FASCISTA DI RAGUSA: LA VIOLENZA FASCISTA FU DETERMINATA, AMPIA E SENZA LIMITI
Riceviamo e pubblichiamo: “Nonostante l’emergenza da covid-19 che non ci permette di riunirci è giusto e opportuno ricordare la data del 9 aprile del 1921, in quella primavera che tardava ad arrivare, l’eccidio fascista che provocò la morte di tre lavoratori braccianti: Rosario Occhipinti e Carmelo Vitale, rimasti a terra in piazza san Giovanni e la morte di Rosario Gurrieri avvenuta dopo qualche settimana. Rievocare, per sensibilizzare il tempo attuale con un vivo e costante richiamo per salvaguardare, guardando al passato, un bagaglio di esperienze utili a evitare ripetizioni di tragici eventi. Il clima era quello delle intimidazioni, violenze, scorrerie che venivano perpetrati nei confronti degli operai, dei braccianti e dei democratici. Infatti, già qualche mese prima, il 4 novembre 1920, i fascisti locali, avevano tentato di assaltare il comune “rosso” a guida socialista. Il 9 aprile era una giornata in cui i braccianti, riuniti a piazza San Giovanni – Ragusa, aspettavano il comizio del deputato socialista Vincenzo Vacirca, ma nell’aria fredda di una primavera tardiva, si avvertiva la sospettosa presenza gelida dei fascisti. Infatti, arrivarono provocando la piazza e si scatenò l’inferno. I fascisti incominciarono a sparare, mentre la polizia stava a guardare. Un bilancio pesante, oltre 50 feriti, in piazza c’erano anche donne e bambini, e il sangue si sparse sul basolato. La gente scappò ma i fascisti continuarono liberi a percorrere le vie di Ragusa. Non si fermò la loro attività violenta e l’indomani vennero attaccati i luoghi simbolo delle sinistre e dei socialisti, bruciando la sede della Camera del lavoro. Anche il municipio venne assaltato e l’amministrazione comunale fu costretta a rassegnare le dimissioni. Altre amministrazioni della provincia furono obbligate a dimettersi perché costrette dalla violenza squadrista dei fascisti coordinati e ispirati da Filippo Pennavaria”. Firmato Sen. Gianni Battaglia, Presidente Provinciale Anpi – Ragusa
Io, “il Boliviano”, e mia madre, la “tedesca”
Il 1 settembre è l’anniversario dell’occupazione tedesca di Danzica del 1939, con cui ebbe inizio la seconda guerra mondiale, e l’Archivio degli Iblei ha voluto ricordarlo con la pubblicazione di una nuova storia di famiglia dedicata a Elisabeth Ostrowska. Elisabeth era la mamma “molto bella, bionda e dagli occhi celesti” di Giovanni Tidona, detto “il Boliviano”, ed era solo una ragazzina quando proprio a Danzica, dov’era nata, incontrò, fra la fine del 1944 e il 1945, il ragusano Carmelo, prigioniero di guerra con lo status di “lavoratore civile”, e suo futuro marito. Nel racconto di Giovanni, che si svolge fra gli anni ‘ 20 e gli anni ’70 del secolo scorso, ci sono la guerra, la prigionia, l’emigrazione, la Sicilia, l’Europa e il Sud America. Ragusa e Santa Croce sono i luoghi da cui si parte e dove si ritorna, lo scenario è un mondo che oggi diremmo già globalizzato. Elisabeth, nata a Danzica nel 1929, era di nazionalità polacca e anche se la lingua di famiglia era il tedesco ciò non servì ad attenuare le dure condizioni imposte dall’occupante, fra cui l’impossibilità per i ragazzi polacchi di proseguire gli studi oltre le scuole elementari. Aveva 15 anni quando incontrò Carmelo, classe 1921, prigioniero di guerra dei tedeschi dopo l’8 settembre 1943, aiuto marconista dell’Aviazione Italiana. Quell’incontro fu fatale e l’amore, che le fece superare ogni barriera linguistica e differenza culturale, le diede il coraggio di mettersi rocambolescamente in viaggio insieme al giovane ragusano alla volta della Sicilia,fuggendo da una città, dove ormai credeva tutti morti i suoi parenti, rasa al suolo dai bombardamenti degli Alleati e occupata dall’Armata rossa. A Ragusa nasce nel 1951 Giovanni e un anno dopo sono tutti nuovamente in viaggio: Elisabeth, Carmelo e il piccolo Giovanni emigrano in Argentina dove li aspettano la madre e il fratello di Carmelo. Giovanni, nell’Argentina segnata da duri scontri politici, scopre la musica, una passione che lo accompagna ancora oggi. Fa ritorno con la famiglia in Italia nel 1969 e a Santa Croce i nuovi amici, con cui fonda il Circolo di Cultura Popolare, lo chiamano “Il Boliviano”, perché,arrivando dall’America latina, a tutti all’epoca viene in mente Che Guevara, morto appunto in Bolivia. Il racconto di Giovanni Tidona intitolato Io, “il Boliviano”, e mia madre, la “tedesca” è pubblicato nella sezione Autobiografie e storie di famiglia dell’Archivio degli Iblei ed è corredato da un album fotografico e da alcuni documenti commentati e tradotti dal tedesco. Anche in questo caso l’Archivio degli Iblei, si è arricchito di contenuti attraverso la pratica del crowdsourcing, ovvero la partecipazione attiva da parte di persone che appartengono alla comunità a cui l’iniziativa culturale fa riferimento.
Commemorazione per le vittime della violenza fascista nella Scicli del Ventennio
Martedì sera l’Amministrazione del Comune di Scicli e la Segreteria Provinciale dell’Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti, organizzano per il 25 Luglio 2017, in occasione del 74° Anniversario della caduta del fascismo, una cerimonia commemorativa. La manifestazione inizierà alle ore 20:00 presso lo slargo tra Via Sanfilippo e Via Dolomiti e si concluderà alle ore 21:00 in Largo Gramsci davanti la Stele Commemorativa la Resistenza Partigiana che per l’occasione è stata arricchita da un nuovo arredo floreale. Nel corso della prima parte della manifestazione, dopo gli interventi delle Autorità, sarà trasmesso un breve filmato che ricorderà episodi importanti della storia cittadina di inizio secolo. La seconda parte dell’iniziativa sarà allietata da canti partigiani eseguiti dagli artisti Giovanni Alfieri, Pietro Scardino e Francesco Aprile.
Borsellino: ricordo di un eroe solo in territorio nemico
Il Coordinamento provinciale di Ragusa Art. 1 Mdp, ricorda Paolo Borsellino. “Questa è la storia di un uomo che cammina su una spiaggia deserta, nell’alba infuocata di una domenica di luglio di quel maledetto 1992: di un uomo che sa di dover morire e che vorrebbe gridare al mondo la sua disperazione e il suo sdegno per un Paese governato da compromessi insuperabili, ma che vede parole e lacrime disperdersi nel rumore della risacca. Questa è la storia di un magistrato, abbandonato in territorio nemico da quello Stato che avrebbe dovuto proteggerlo, e che invece lo ha condannato ad una condizione di sostanziale isolamento: voleva indagare, ma non lo hanno fatto indagare; voleva testimoniare, ma non lo hanno ascoltato; voleva denunciare il disegno disgregante di quel pool di inquirenti capace di dare un nome e un volto a Cosa Nostra, ma hanno liquidato le sue parole come incrostate dall’ambizione tipica dei “professionisti dell’antimafia”. Lo hanno lasciato solo, ad affrontare il tritolo che lo aspettava in Via D’Amelio, a combattere fino all’ultimo secondo una guerra che non poteva vincere. Sì, perché questa è soprattutto la storia di un eroe: di un eroe che ha scelto di stare dalla parte dello Stato, nella consapevolezza di non avere lo Stato dalla sua parte. Questa è la storia di Paolo Borsellino: la storia di un eroe solo. Mentre raccoglieva tra le sue braccia gli ultimi respiri di Giovanni Falcone, vittima della furia corleonese scatenata dalla sentenza della Cassazione sul maxiprocesso, Borsellino già parlava del suo assassinio come di un appuntamento rinviato. “Tempo”, chiedeva tra una sigaretta e l’altra: “Ho bisogno di tempo, prima che mi uccidano”. Tempo, per catturare gli assassini di Giovanni; tempo, per rivelare i tanti segreti condivisi col collega di una vita. “Tempo, ho bisogno di tempo”. Gli lasciano cinquantasette giorni: troppo pochi per essere ascoltato come testimone sulla strage Capaci, abbastanza per vedersi negata l’autorizzazione (ispirata da “evidenti ragioni di opportunità”) di indagare sulla morte dell’amico. Cinquantasette giorni, per scivolare in un vorticoso abisso di disperazione senza fine, per allentare perfino il legame con gli affetti più cari, nel tentativo di rendere il momento del distacco meno doloroso per moglie e figli. Cinquantasette giorni, di pensieri, intuizioni, spunti e invettive affidate alla pagine della sua inseparabile agenda rossa. Cinquantasette giorni, perché: “non sarà la Mafia ad uccidermi, ma saranno altri. E questo accadrà perché c’è qualcuno che lo permetterà”. Cinquantasette giorni: perché così poco tempo? Perché tanta solitudine? Perché tanta disperazione? Cosa aveva scoperto, Borsellino, per considerare solo rinviato il suo appuntamento con la morte? Domande destinate a rimanere senza risposta, nel momento in cui la storia di Paolo Borsellino si perde nel “labirinto della trattativa”, tra le pieghe di quelle connessioni attivate tra Cosa Nostra – interessata a sostituire con interlocutori più affidabili i suoi tradizionali referenti politici, rivelatisi incapaci di fermare la slavina del maxiprocesso – e pezzi dello Stato, disposti a scendere a patti con gli uomini di Riina pur di mettere un punto alla stagione delle stragi. Le rivelazioni di Mutolo e la mediazione di Ciancimino, l’incontro con Mancino e gli scontri con Giammanco, Falcone strangolato dalla logica corleonese del “fare la guerra per fare la pace”: Borsellino aveva percepito l’esistenza della trattativa, ma non poteva accettare un compromesso grondante del sangue versato a Capaci. Borsellino aveva percepito l’esistenza della trattativa, ma aveva scelto di agire da uomo dello Stato: anche quella volta, anche a costo di ritrovarsi solo. Si arriva così a quella spiaggia deserta, all’immagine di quell’uomo che cammina verso un destino ineluttabile; di quel magistrato al quale viene impedito di indagare, di denunciare, di disvelare i segreti di un Paese condannato a vivere senza verità. Si arriva a quella domenica di luglio del 1992, a quell’alba infuocata destinata a essere riempita dall’odore acre del tritolo, dall’urlo alto delle sirene, dalle frasi gracchiate dalle radio della polizia, dai misteri dell’agenda rossa sparita nell’inferno di Via D’Amelio. Ideale epilogo della storia di un eroe impegnato a combattere una guerra che non poteva vincere, di un eroe capace di restare dalla parte dello Stato anche quando avvertiva la lontananza di quello Stato che avrebbe dovuto supportarne l’azione, di un eroe che ha scelto di difendere fino all’ultimo la Costituzione di quello Stato che pure, giorno dopo giorno, lo aveva mandato a morire da solo”. Firmato Art.1 Mpd Ragusa
Negli Iblei. Le donne, un mondo NON a parte
A partire dall’8 marzo sarà accessibile a tutti attraverso il sito www.archiviodegliiblei.it la visione del documentario Negli Iblei. Le donne, un mondo NON a parte, prodotto da Cliomedia Officina per l’Archivio degli Iblei. La data non è certo casuale. “Simbolicamente è un regalo soprattutto per le più giovani, per le ragazze nate in questo millennio” spiega Chiara Ottaviano che del documentario ha curato la regia. “Ma anche per i ragazzi è importante capire cosa implicasse essere donne solo qualche decennio fa, in momenti straordinari della storia come anche nella vita quotidiana. La lezione è attraverso dei racconti di vita fatti in prima persona da contadine e sarte, casalinghe e signore borghesi che potrebbero essere le loro nonne o le vicine di casa anziane. E’ un invito a prendere attivamente parte al gioco della memoria, prestando attenzione ai racconti delle generazioni che ci precedono riconoscendone un senso, e dunque un’utilità. Quei ricordi, infatti, ci aiutano a capire da dove veniamo, da quali trasformazioni economiche, politiche, sociali e anche di mentalità è fatto il nostro presente”. Il documentario di 32’, diviso in capitoli tematici, si presenta come un racconto corale, di cui le donne sono le protagoniste e le principali testimoni. A partire dall’angolo più a sud della Sicilia, quello dei paesi del ragusano, offre originali e non stereotipati spunti di riflessione su alcuni aspetti della storia del secolo scorso oltre che della storia di genere. Le donne che raccontano la loro storia e che appartengono a diverse classi sociali, sono riprese nel salotto buono come anche nel garage della casa in campagna dove in estate si sta più al fresco, da sole accanto alla macchina da cucire o in compagnia dei mariti. Nella memoria delle più anziane è ben vivo il ricordo di quando bambine, vestite da piccole italiane, partecipavano a sfilate e saggi ginnici. Sin dalla più tenera età, infatti, il regime fascista (che fu per questo “totalitario”), coinvolgeva tutta la popolazione, nessuno escluso, nei riti del partito. E per i bambini e per le bambine poteva essere una festa. Poi la guerra, i rischi di violenza per le donne, l’incontro con gli americani ma anche sentimenti di pietà per gli sconfitti, giovani tedeschi in fuga dai paesi. Il dopoguerra è la scoperta della politica e l’entusiasmo per le prime campagne elettorali. Ma poi, nel successivo clima della guerra fredda, anche le sofferte discriminazioni e le palesi umiliazioni per le donne delle famiglie comuniste. La scuola, oltre le elementari, è rimasta per molte un desiderio non appagato non solo per questioni economiche. Vivere in paese o in campagna implicava infatti ostacoli che si rivelavano per la maggior parte delle ragazze impossibili da superare: una delle testimoni racconta come fosse stata anche disposta a farsi suora pur di continuare a studiare. Adulte ricordano ancora con emozione la promessa fatta a se stesse di garantire alle figlie l’istruzione, di incentivarle e sostenerle, di non prendere per modello le madri, pur amate. Ai lavori domestici è dedicato un capitolo specifico. Prima dell’arrivo degli elettrodomestici e quando le case non erano ancora allacciate alla rete idrica cucinare e lavare erano lavori pesantissimi che occupavano un tempo per noi oggi inconcepibile. Nelle famiglie benestanti un esercito di domestiche sopperivano alle varie necessità ma in quelle più modeste era solo grazie a una fatica immane delle donne di casa che era garantita la sopravvivenza del nucleo familiare. Trovare moglie era dunque un obiettivo irrinunciabile, ma anche conoscersi e fidanzarsi sfruttando gli angusti spazi di libertà sottratti al controllo genitoriale non era impresa da poco. A ricordarlo, strappandoci qualche risata, sono anche gli uomini. La grande cesura è negli anni cinquanta e soprattutto sessanta: il rifiuto di accettare la visita (di controllo) dei parenti dopo la prima notte di nozze come anche l’abbandono delle ferree tradizioni sulla composizione del corredo, il cui non rispetto poteva mandare a monte il matrimonio; le forme di festeggiamento e di tempo libero; l’avventura di un pionieristico viaggio di nozze con la 500. La modernità fu nelle case segnata dall’arrivo degli elettrodomestici, in un ordine che può sorprendere. Sulla televisione si addensano infatti i ricordi del desiderio più intenso di possesso per un bene ritenuto essenziale. Il festival di Sanremo era ritenuto un evento imperdibile, quasi che mancare quell’appuntamento desse evidenza a una condizione di marginalità e di esclusione dall’arena pubblica. E quelle donne, anche se la loro vita si svolgeva isolata in campagna, a quella condizione non erano affatto disposte a rassegnarsi.
Ragusa, le origini del torneo Don Bosco
Tele Nova ha trovato esclusive immagini girate a Ragusa su pellicola 16 millimetri nel maggio del 1963 contenenti un incontro di calcio disputatosi all’oratorio dei Salesiani, forse il primo in assoluto di una lunga serie. Nello campo di mattonelle, che ancora oggi vede la disputa di tanti tornei, si affrontavano due squadre dove si riconoscono, tra gli altri, Enrico Giummarra, Salvatore Tumino detto “Dudu”, Ignazio Parrino, Arestia e, tra gli spettatori, Don Giovanni Donzelli. Con tali suggestive immagini si aprirà la Puntata 1151 di Come Eravamo che andrà in onda venerdì 17 febbraio alle ore 14.30, 18, 21, 24 e sabato alle ore 8. A seguire riprese realizzate nel 1976, sempre su pellicola 16 millimetri, da Giovanni Criscione in contrada Pianetti, dove oggi c’è la Via Piccinini.
L’Archeologo Cultrera (1876 – 1968) sarà ricordato a Tarquinia il 18 febbraio da Giovanni Di Stefano
L’archeologo Giuseppe Cultrera, nato a Chiaramonte Gulfi nel 1876 e morto nel 1967, già Soprintendente a Roma, a Villa Giulia (1924- 1928), nonché Direttore del Museo Nazionale Romano (1929) e Soprintendente per la Sicilia (1933), sarà ricordato in un Convegno di Studi che terrà a Tarquinia il 18 febbraio, al Palazzo Vitelleschi sede del Museo di Tarquinia. L’Archeologo ragusano Giovanni Di Stefano, Professore all’Università della Calabria, è stato incaricato alla Direzione del Convegno di rievocare la figura e l’opera di Cultrera in Sicilia fra il 1933 e il 1941. Il Convegno di Tarquinia è organizzato dal Ministero dei Beni e le Attività Culturali e dalla Soprintendenza per l’Etruria Meridionale. La sede del Convegno sarà il Museo di Tarquinia perché fu proprio l’Archeologo Cultrera a fondarlo e a dirigerlo. L’iniziativa del Convegno si deve all’Associazione Tarquinense d’Arte e di Storia. Diretta da Alessandra Scleoni. Nel Comitato d’Onore anche il Sindaco di Chiaramonte Gulfi, Vito Fornero e nel Comitato Scientifico la Professoressa Paola Pelagatti, dell’Accademia dei Lincei, e il Soprintendente dell’Etruria, Alfonsina Tagliente. Anche a Chiaramonte Gulfi, il 30 ottobre del 2013, si teme una giornata di studi su Cultrera. Gli Atti di quella giornata sono stati ora editi da Utopia Edizioni. “L’Archeologo Cultrera – ha dichiarato Di Stefano – fu il Soprintendente competente per tutta la Sicilia fra il 1933 e il 1941, raccogliendo la non facile eredità di Paolo Orsi ed effettuando scavi, ricerche e restauri ad Agrigento, Selinunte e a Siracusa, nel tempio Ionico, nell’Olympieion, nella necropoli di Grotticelle, all’Arsenale, nel bagno di Daphne in Piazza Archimede. L’Archeologo Cultrera scrisse importanti volumi di archeologia come i I Saggi sull’arte ellenistica e Architettura ippodomea”.
RAGUSA, VENERDÌ PROSSIMO BANDIERE A MEZZ’ASTA A PALAZZO DI CITTÀ IN MEMORIA DELLE VITTIME DELLA FOIBE
Il Sindaco Federico Piccitto a seguito della comunicazione della Prefettura di Ragusa che ha reso nota una comunicazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha disposto per venerdì 10 febbraio prossimo l’esposizione a mezz’asta delle bandiere nazionale ed europea nella sede di Palazzo di Città in memoria delle vittime delle Foibe, dell’esodo Giuliano-Dalmata, delle vicende del confine orientale.
Modica, processo alla Storia. Un ergastolo e tre assoluzioni per l’Eccidio degli Ebrei
Un ergastolo e tre assoluzioni il verdetto di un processo virtuale ma svolto con rito vero quello che si è celebrato nella sala consiliare di Palazzo San Domenico a distanza di 543 anni da quel tragico avvenimento che quella sentenza ha provocato. “Processo allo Storia” è il titolo dell’incartamento che contiene i capi d’accusa dell’Eccidio degli ebrei avvenuto a Modica il 15 agosto del 1474, sul sagrato della Chiesa di Santa Maria e nel quartiere ebraico di “Cartellone”. Sul banco degli imputati, i presunti mandanti di quell’eccidio: Frate Giovanni Da Pistoia, il Viceré Lopes Ximenes de Urrea, Padre Pietro Arimondi e Padre Giuseppe Antinori. L’idea degli avvocati Giovanni Favaccio e Salvatore Poidomani, sviluppatasi nel programma del “Giorno della Memoria” promossa dal comune, dall’Istituto superiore “Galilei – Campailla” ad indirizzo artistico, classico e scientifico e dalla Charta delle Judeche, ha messo insieme studenti (pubblici ministeri, collegio di difesa, professori e alunni nella giuria popolare) e giudici veri. La Corte composta dal presidente, il magistrato Vincenzo Ignaccolo, giudice penale e Andrea Reale a latere, giudice penale, entrambi del Tribunale di Ragusa. Cancelliera, la funzionaria giudiziaria, Valentina Leocata. I giudici popolari la prof.ssa Lucia Trombadore e la prof.ssa Fania Di Gabriele e gli studenti Ivan Di Rosa, Alessia Reale, Elena Caccamo e Raffaele Maltese. L’ accusa formulata dal GUP prevedeva il delitto secondo il quale i quattro in concorso al fine di distruggere in tutto o in parte un gruppo religioso (cittadini modicani di fede ebraica), mediante pubblici sermoni nonché abusando delle riverenza del popolo compivano atti diretti a cagionare la morte di 360 ebrei della contea di Modica e che ancora in concorso fra di loro, pubblicamente ed attraverso orazioni nelle pubbliche piazze, istigavano il popolo a commettere il delitto. Il processo ha consumato tutte le varie fasi secondo i dettami del codice di procedura penale e con l’assistenza ei PM della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ragusa: Valentina Botti, Francesco Riccio e Giulia Bisello. Un rito vero in cui i PM (le studentesse Diletta Sarcià, Maria Antonietta Iabichino, Elena Rizza e Sofia Assenza) hanno perorato con passione e vigore le tesi accusatorie e il collegio degli avvocati (lo studente Antonino Pirrè, parte civile, Adriano Falsone e le studentesse Paola Burragato e Graziana Furnari, Giulia Vicari e Giorgia Cerruto) hanno sostenuto le ragioni della difesa in un dibattimento che ha percorso il rito del processo penale moderno e poi ovviamente quattro testimoni dell’accusa. Alla fine la sentenza con l’unico ergastolo per Frate Giovanni da Pistoia. Il resto assolti. “Lo scopo di questo “Processo alla storia” era quello di far conoscere alle giovani generazioni quello che accadde a Modica 543 anni e restituire dignità al popolo ebreo, commentano Giovanni Favaccio e Salvatore Poidomani e per una presa di coscienza per un eccidio che forse fu il primo Olocausto della storia”. Cinque secoli fa vi fu un processo che pose sotto giudizio due capipopolo ed esecutori della strage. La pena comminata fu il pagamento di 7.000 fiorini che non andarono ai superstiti ma bensì nelle casse del Re. “L’Eccidio degli Ebrei” è un momento storico importante per la città e intendiamo farne un appuntamento annuale che faremo coincidere con il giorno della strage, commenta il sindaco Ignazio Abbate, con una serie iniziative,il 15 agosto di quest’anno deporremo una lapide rievocativa a Cartellone, che possano determinare un momento culturale alto che ci possa sempre più avvicinare al popolo ebreo.” Intrecci e curiosità della storia:Giovanni da Pistoia, Frate Domenicano, ovvero un ordine che aveva in odio gli ebrei, condannato il 28 gennaio del 2017 dopo un regolare processo in un luogo che fu monastero dei Padri Domenicani.
RICORDO DI SALVATORE MORALES
Il ragusano di Melbourne ci ha lasciati. Partì da Ragusa nel 1950 per l’Australia dove visse fino a poche ore fa, restando sempre legato alla sua Ragusa. Nel 1993 e nel 1994, quando Tele Nova effettuò dei reportage in terra d’Australia intervistando numerosi ragusani e siciliani, Salvatore Morales collaborò con entusiasmo con la nostra emittente regalandoci un filmato da lui girato a Ragusa nel 1964. Il 3 giugno 1993 le immagini realizzate da Morales in superotto furono trasmesse da Tele Nova e ora vengono riproposte nella puntata n. 1041 di Come Eravamo che andrà in onda alle ore 14:30, alle 16, alle 21, alle 24 e martedì 13 dicembre alle 8. Alla moglie Gina, di Ragusa Ibla, e alle figlie Rosanna e Olga, le più sentite condoglianze da parte di Tele Nova.
Raccolta documentazione per celebrare il 70° anniversario del voto delle donne
A coronamento delle iniziative e dei momenti di riflessione promossi – nell’ambito dei vari contesti istituzionali – sulla celebrazione del 70° anniversario del voto alle donne che, come noto, ricorre quest’anno, la Prefettura sta organizzando – per il prossimo mese di dicembre – una Mostra ed un Convegno sul tema per la cui realizzazione è operativo un apposito gruppo che, grazie alla collaborazione offerta da alcuni storici e docenti universitari iblei e dal locale Archivio di Stato, sta procedendo già da qualche mese alla raccolta di documentazione di grande interesse. In considerazione della tipologia del materiale bibliografico e fotografico sin qui recuperato presso importanti archivi quali l’Archivio Storico della Camera, l’Archivio del Senato, l’Archivio Centrale dello Stato, l’Archivio Luce, nonché presso prestigiose biblioteche, sarebbe auspicabile – per rafforzarne il significato sul piano storico-culturale attraverso i necessari collegamenti con il territorio – poter disporre nella circostanza di altra documentazione di rilevanza locale, quali fotografie, articoli di stampa e riviste, mediante i quali poter ripercorrere, il lungo percorso compiuto per la conquista del suffragio femminile nel contesto ibleo. “L’intendimento – scrive la Prefettura di Ragusa – è quello di allestire in occasione della inaugurazione della Mostra un apposito angolo espositivo da dedicare alle testimonianze documentali sul tema afferenti la realtà locale e, in tale ottica, si invita chiunque disponga a vario titolo – privato cittadino, associazione, ecc – di materiale attinente (lettere, giornali, fotografie e altro) e ritenga di poterli rendere fruibili alla pubblica visione, a voler prendere contatti telefonici con l’Ufficio di Gabinetto della Prefettura al seguente numero 0932 – 673731 per i necessari accordi”. Per esigenze di carattere organizzativo, connesse alla individuazione degli spazi occorrenti, si segnala l’opportunità di formulare eventuali proposte entro il prossimo 7 dicembre.
OLTRE AL FRONTE, UN EVENTO DI STORIA REALIZZATO ATTRAVERSO LA PARTECIPAZIONE
Tutto esaurito per la seconda edizione di Oltre al fronte. La Grande Guerra e i paesi Iblei, incontro con la storia a teatro, realizzato dall’Archivio degli Iblei, che si terrà questo martedì 29 dalle ore 10.00 alle 12.00 presso il teatro Ideal di Piazza Libertà Ragusa. Rispetto alla prima edizione del giugno scorso molte le novità e i materiali documentari del tutto inediti “messi in scena”, emersi attraverso la collaborazione di quanti hanno voluto condividere virtualmente i loro documenti di famiglia. Si tratta, infatti, di un evento di “public history” in cui il “pubblico” non è solo il destinatario della comunicazione “di storia” ma è anche il co-creatore dell’inziativa: un caso riuscito di crowdsourcing , il termine con cui internazionalmente si indicano quei progetti d’avanguardia che si sviluppano attraverso il contributo volontario da parte di numerose persone prevalentemente attraverso internet. Fu la prima “guerra totale” e i tanti documenti emersi (ma molti altri ancora potrebbero venire alla luce) lo confermano. La narrazione del filo rosso che lega così tante storie è affidata a Chiara Ottaviano, a cui si deve l’ideazione e la regia. Le letture sono di Vania Orecchio, Francesca Bucchieri, Salvo Giorgio e Adriano Gurrieri. Il maestro Dario Adamo intonerà canzoni della prima guerra ricordate da Carmelo Campanella, l’anziano contadino che con i suoi scritti ha arricchito e continua ad arricchire di testimonianze l’Archivio degli Iblei. Lo spettacolo è l’evento conclusivo dei Laboratori di Storia 2016 dell’Archivio degli Iblei realizzati insieme al Consorzio Universitario Ibleo con il patrocinio e il supporto dell’Assessorato all’Istruzione del Comune di Ragusa. Il progetto Oltre al fronte. La Grande Guerra e i paesi Iblei ha ottenuto il riconoscimento ufficiale da parte della Struttura di Missione per gli anniversari di interesse nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
COME ERAVAMO SPECIALE SAN GIOVANNI
La Festa di San Giovanni, dal 1964 al 2009, è il tema della puntata n. 1134 della rubrica storica di Tele Nova che andrà in onda giovedì 20 ottobre alle ore 14:20, 17:50, 20:50, 23:20 e venerdì 21 alle ore 7:50. Dalle riprese in super otto fatte dal ragusano “d’Australia” Salvatore Morales ad alcuni reportage realizzati dalla nostra emittente nei suoi primi 20 anni di attività, si snoda una puntata di Come Eravamo da non perdere.
AFFIDATA A TELE NOVA LA BANDIERA DELLA SEZIONE GRAMSCI
La gloriosa bandiera della sezione ragusana Antonio Gramsci del Partito Comunista Italiano è stata affidata in custodia a Tele Nova. I compagni che avevano conservato privatamente la bandiera appartenente alla sezione “operaia” Pci del quartiere “Russia” l’avevano esposta durante la Festa Rossa organizzata lo scorso settembre e, per volontà del compianto Gianni Pluchino, in occasione del funerale dell’ex segretario provinciale della Fgci. I compagni hanno quindi deciso di consegnarla a Roberto Voi, fondatore di Tele Nova e tra gli organizzatori della Festa Rossa, come segno di continuità delle tradizioni e conservazione della memoria storica.
A SAMPIERI SI RICORDANO I 13 MIGRANTI GIUNTI CADAVERE SULLA SPIAGGIA
Il 30 settembre 2016 ricorre il terzo anniversario del tragico spiaggiamento avvenuto a Sampieri nel quale persero la vita 13 migranti. In questa occasione, la Confraternita di Misericordia di Modica ha deciso di organizzare una giornata di commemorazione semplice ma significativa, affinché la memoria di questi nostri fratelli possa mantenersi sempre viva. Il programma è composto da diversi momenti, a partire dalle 10 del mattino, orario dello spiaggiamento, fino al corteo conclusivo previsto per le 18,30. La commemorazione è stata organizzata insieme con la Parrocchia Madonna delle Grazie di Sampieri, che ogni anno rende omaggio ai 13 ragazzi celebrando una Santa Messa in loro ricordo. La Confraternita di Misericordia ha voluto che fossero presenti anche tutti coloro i quali hanno prestato soccorso e hanno documentato il triste evento, coinvolgendo i volontari di Protezione Civile e i militari dell’Arma intervenuti tre anni fa e i giornalisti del mensile Il Clandestino, primi a giungere sul luogo dello spiaggiamento.
MODICA RICORDA L’ALLUVIONE DEL 1902
Cerimonia rievocativa del 114° anniversario dell’alluvione, che colpì la Città di Modica il 26 settembre del 1902, con la celebrazione di una Santa Messa nella Chiesa di Santa Maria di Betlem. Nel corso dell’Eucarestia interverrà la Prof.ssa Grazia Dormiente per ricordare il tragico evento che registrò 112 vittime. Nel ricordo di quanti persero la vita, l’Amministrazione Comunale intende riconfermare le attestazioni di gratitudine alle Città di Milano e Palermo che, prime tra tutte le Città italiane, diedero l’avvio ad una gara di solidarietà che, con i fondi raccolti, consentì la costruzione in luogo sicuro di un nuovo quartiere.
73° ANNIVERSARIO DELLA BATTAGLIA DI SICILIA: A CAMEMI E AL POSTO DI BLOCCO 452 SI COMMEMORANO I CADUTI ITALIANI
Commemorazione dei Caduti italiani della battaglia del 9 e 10 luglio 1943, lunedì 11 luglio dalle ore 18.30. L’evento è organizzato dalle sezioni ragusane dell’Associazione culturale Lamba Doria, dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci e della sezione di Scicli dell’Associazione Nazionale Genieri e Trasmettitori. La cerimoniato interesserà i “Luoghi della Memoria”. Prima tappa Villaggio Camemi, sulla S.P. 25 per Marina di Ragusa, dove sarà deposta una corona di alloro presso la lapide collocata sulla casamatta monumento in ricordo del Tenente Giunio Sella e dei Soldati del “Caposaldo di Case Camemi”. Qui verrà consegnato ai discendenti dell’artigliere Andrea Rallo, che ha combattuto in Russia ed in provincia di Ragusa, il piastrino di riconoscimento rinvenuto, durante una campagna di ricerche, dal fuciliere di Marina Giuseppe Piccione. I partecipanti si trasferiranno nella vicina azienda agrituristica “La Masseria”, dove sorgeva il “Posto di Blocco Costiero 452”, per deporre un’altra corona di alloro e per un ulteriore momento di preghiera in memoria del Soldato Giuseppe Rinaldi e dei Fanti del 383° Battaglione Costiero di Santa Croce Camerina che presidiavano la postazione di controllo. Per l’occasione il figlio del soldato Rinaldi apporrà la Croce al Merito di Guerra concessa quest’anno al valoroso genitore. Osservando le scheggiature provocate, durante i combattimenti, dai proiettili sulle pietre del rivestimento della casamatta monumento di Camemi, ci si può rendere conto della violenza della battaglia. “Dopo aver letto la storia di quanto avvenne nelle contrade Camemi, Gallina e Pianicella –scrivono le associazioni – dove per colpa di criminali decisioni del passato le giovani vite di tanti nostri avi furono strappate per sempre all’amore dei loro cari, chiunque sicuramente osserverà con occhi diversi lo splendido paesaggio che lì si ammira, molto probabilmente con sincera commozione”.
1964, i primi passi dell’oratorio salesiano di Ragusa
Puntata speciale la n. 1130 di Come Eravamo che andrà in onda martedì 28 giugno alle ore 14.30, 18, 21, 24 e il mercoledì alle ore 8. In esclusiva verranno trasmesse le rare immagini, girate in super otto, di due momenti delle prime attività dell’oratorio salesiani di Ragusa: una processione del 22 marzo 1964 in occasione della domenica delle palme con il parroco don Giuseppe Verde, nominato nel 1962 parroco della Chiesa Maria Ausiliatrice (la chiesa fu consacrata il due febbraio 1964 e le funzioni religiose si svolgevano all’interno dei locali dove oggi sorgono i laboratori della scuola di formazione professionale, mentre l’attuale struttura doveva ancora essere costruita), con don Giovanni Donzelli; un incontro di calcio, il primo che si è disputato nel cortile dell’oratorio salesiano, poi diventato il sito del Torneo Don Bosco. La puntata si conclude con una intervista dell’estate 1994 al compianto Aurelio Wilmo Malfa, attore ragusano nella fiction tedesca “Il mio amico Charlie”, partito negli anni 60 da Ragusa con la sua chitarra e stabilitosi in Germania, a Berlino.
Stadietto Villa Margherita a Ragusa: la mitica Virtus promossa in serie B
Venerdì 17 giugno andrà in onda su Tele Nova alle ore 14.30, 18, 21, 24 e sabato alle ore 8 la puntata 1129 di Come Eravamo con le immagini, realizzate su pellicola 8 millimetri dal fotografo Umberto Lucenti, dell’incontro di basket tra la Virtus Ragusa e il Caserta (risultato 75 a 45). E’ il 19 aprile del 1970, il presidente Nunzio Guardiano, l’allenatore Paolo Cianfrini, i giocatori Sasà Cintolo, Emanuele Lopresti, Franco Cintolo, Giorgio Colosi, Turi D’Asta, Virgadavola, Vasta, Piccionello, Guerrieri, Paparazzo, Giorgio Digiacomo, Emanuele Sgarlata, e il sindaco di Ragusa, Carmelo Pisana, festeggiano insieme a tanti ragusani appassionati di basket, tra cui Enrico Giummarra, lo storico traguardo della squadra, sponsorizzata Pepsi Cola.