Chi non si sente un po’ grillino in queste ore dopo la nascita del governo della vergogna consapevole guidato da Gentiloni? Stavolta Di Battista – di norma stucchevole e recitativo – è stato grande davvero quando, intervistato dalla 7, gliene ha dette di tutti i colori al nuovo esecutivo che stava giurando al Quirinale, e gli italiani – almeno quelli del 60 per cento, quelli che abbiamo detto No alla riforma della Costituzione – ce la siamo goduta con soddisfazione questa opposizione scatenata che ingiuria e dissacra il potere. Com’è bella l’opposizione, com’è sana, com’è corroborante…! Se la democrazia è sistema gradito deve piacere per forza una opposizione come si deve, cazzuta e sacrilega. Peccato che nelle stesse ore che la Taverna prendeva a parolacce Donna Maria Elena Boschi, qui a Ragusa il nostro sindaco Federico Piccitto convocava la stampa per descrivere il suo dolore e il suo disgusto per l’opposizione che si ritrova a Palazzo. “Mai nella storia di Ragusa si è vista tanta offesa, e registrato tanto livore e tanto odio, sono disgustato!“ – ha esclamato il giovanotto primo cittadino ripetendo senza saperlo un leit motiv caro all’ex sindaco, ora onorevole, che era uso, quando l’opposizione si faceva incalzante, girare la frittata e atteggiarsi a vittima. La storia si ripete: stavolta tocca a Piccitto con al fianco il suo Lotti ibleo – Martorana Stefano –presentarsi col volto imbronciato, stupito e amareggiato per l’orrore della scoperta della politica cattiva e convincere la comunità che non c’è traccia di inganno nell’agire dell’amministrazione, né di verità nelle accuse dell’opposizione. E’ proprio vero, governare sporca – mente e cuore – ed è proprio per ricordare al popolo quanto il potere abbia intrinseche potenzialità tossiche che serve come il pane un’opposizione tosta. A Ragusa l’opposizione purtroppo non ha nulla di crudele. Maurizio Tumino è concentrato a raccogliere consensi nel ceto medio di riferimento, e il Pd è sfinito dagli esercizi di genuflessione a Nello Dipasquale, mentre gli altri – Migliore, Iacono, Massari, Ialacqua – si arrabattano con sforzo senza riuscire il più delle volte a sfondare le porte di facebook per lanciarsi nella piazza reale. E’ difficile il lavoro dell’opposizione qui a Ragusa: inchiodare e sputtanare – a volte servirebbe – i cinquestelle è quasi impossibile: loro sono come i vietcong, sfuggono alla vista, non rispondono mai e se esplode qualche magagna fanno quadrato, si tappano occhi, orecchie e bocca e tirano innanzi (vedi la vicenda innocente della casetta in campagna di Tringali che poteva essere rintuzzata con fierezza e precisione di carte e che invece i grillini hanno preferito ignorare). Ed allora cosa c’è dietro questa faccenda di Piccitto che chiede alla città solidarietà e comprensione denunciando la malvagità e le bugie dell’opposizione? E’ semplice, si profila un combinato disposto: qualche defezione e mal di pancia nella maggioranza in unione con l’opposizione costretta a comportarsi come tale che insieme danno una potenziale bocciatura, anche parziale, delle variazioni di bilancio. E’ argomento del giorno sui giornali e noi di Tele Nova avevamo qualche settimana addietro anticipato quel che sta avvenendo. Sintesi massima: il bilancio è prerogativa del consiglio comunale; è l’unica materia in cui il consiglio è protagonista assoluto sia nelle previsioni sia nelle variazioni che la legge impone vengano approvate ogni anno entro il 30 novembre. E’ accaduto, però, che la coppia Piccitto – Martorana che ormai veleggia oltre le stelle e non vuole avere niente a che spartire con i propri consiglieri di maggioranza – molti dei quali impreparati, demotivati, incolti- abbia preferito evitare un contatto pericoloso con i 16 scegliendo di portare le variazioni come urgenti costringendo l’aula alla ratifica, una sorta di fiducia. Da qui la presa di posizione di parte dell’opposizione che carte alla mano ha mostrato l’errore tecnico e denunciato l’orrore politico. Va bè, superabile anche questo, sono dettagli, numeri, piccoli ritocchini alle tasse, insomma Piccitto è per la velocità, la semplificazione, il superamento di una rottura di palle come il consiglio… – vuoi vedere che sotto sotto il vero idolo di ‘sto ragazzo è il coetaneo di Pontassieve invece del Dibba? – C’è però un elemento nell’ultima conferenza stampa del primo cittadino alquanto inquietante per conformismo al peggiore stile consociativo del passato ed è la difesa ad oltranza e pure non richiesta degli apparati burocratici del Palazzo. Sia Piccitto che Martorana fanno corpo unico con i dirigenti sottolineandone la inviolabilità e la sacralità e mandando però l’ardore impetuoso antisistema dei cinquestelle a farsi fottere. E arriviamo al nocciolo della questione: la rivoluzione che divampa negli animi e già ribolle nelle vie e nelle piazze un po’ cozza con questo culto rivolto ai servitori dello Stato dove si annida la reazione a tutela del potere e della casta. E’ chiaro che rimarcare l’intoccabilità degli apparati di Palazzo che guarda caso avallano o suggeriscono le operazioni di sorpasso del consiglio comunale serve al governo Piccitto, ma allora dobbiamo essere sinceri: se siamo giunti a questo siamo alle ceneri della rivoluzione! E dunque concludiamo con il senso di disgusto che opprime il nostro Federico Piccitto. Dovevamo abbattere i costi dei dirigenti. Giusto. A inizio mese con una pratica vecchissima ne abbiamo a Palazzo uno in più – il dottore Salvatore Scifo- messo in aspettativa per potere accettare il nuovo contratto che ci costa quattro volte in più dello stipendio precedente. E, passando ad un’altra figura apicale, quella del segretario generale, ci sorbiamo una convenzione tra Comune e Libero consorzio – l’ex Provincia – affinchè quel baraccone- dove si tagliano servizi e funzioni e giammai gli stipendi da favola dei dirigenti – venga controllato ogni tanto dal nostro segretario comunale Vito Scalogna. La delibera sembra innocua, in apparenza non ci costa un euro in più dato che l’ex Provincia contribuisce allo stipendio del segretario dandogli il 20 per cento dello stipendio. Loro il 20 noi Comune l’ottanta, perfetto. Peccato che non sia come ci vogliono far credere. Infatti la convenzione tra i due enti prevede per legge che il segretario prenda il 25 per cento di più di aumento. E quando leggiamo che Ragusa copre l’80 per cento della spesa significa che si tratta di un 80 basato sul 125. L’80 per cento di 125 fa cento e noi paghiamo uno stipendio intero anche se ci priviamo di alcune giornate lavorative di Scalogna impegnato alla Provincia. Poi spunta la perfetta adesione e sinergia nei confronti dei dirigenti che siamo certi siano disponibili a ricambiare tanto amore! Ora basta. Accendiamo la Tv forse c’è Dibba che spara a zero sulla combriccola dei truffatori; meglio distrarsi, non pensarci su troppo: è solo una lieve nausea, un leggero disgusto.