Isolamento, vulnerabilità, sfruttamento lavorativo, ricatti a sfondo sessuale. Sono le condizioni che scandiscono la vita di molte persone romene impiegate nelle serre agricole del ragusano: un’esistenza di stenti, confinata nelle campagne, lontana dal contesto urbano, invisibile al resto della comunità. La nuova mano d’opera impiegata in questo territorio proviene da regioni molto povere, e spesso non ha alternativa: sopravvive accettando turni e condizioni di lavoro massacranti, contratti irregolari, un salario da fame. Per informare e riflettere su questa realtà, la Cooperativa Proxima ha organizzato il meeting “Romania andata e ritorno: vita e lavoro nello sfruttamento”, dal 2 al 5 dicembre nelle sale di Palazzo Cosentini a Ragusa Ibla. Quattro giorni di studio e confronto, attraverso relazioni, dibattiti aperti al pubblico ed eventi culturali, per inquadrare lo status della comunità migrante romena e individuare le vie d’uscita dal “sistema” dello sfruttamento nel bracciantato, guardando anche all’iter legislativo. Parteciperanno rappresentanti del Dipartimento per le Pari Opportunità, diplomatici romeni, accademici, autorità giudiziarie, esponenti sindacali, funzionari del privato sociale e dei Comuni interessati dal fenomeno. “Romania andata e ritorno” è anche il titolo dell’esposizione curata da Francesca Commissari, che sarà inaugurata a Palazzo Cosentini il 2 dicembre e resterà in esposizione fino a giorno 20. Gli scatti della fotoreporter modenese, attraverso una narrazione multimediale, accompagneranno il visitatore in un viaggio, tra le storie delle famiglie che lasciano la Romania per lavorare nelle campagne ragusane, nella speranza di un futuro migliore. Nell’ambito del meeting, il 4 dicembre alle 19.30 presso la Sala Falcone Borsellino a Ragusa Ibla, andrà in scena lo spettacolo teatrale “Seră biserică” di Giacomo Guarnieri, prodotto da Santa Briganti. Opera che ha coraggiosamente alzato il sipario sulle vessazioni e i ricatti a cui spesso sono soggette le donne romene nelle serre, e sulla coltre di silenzio e omertà che, ancora oggi, tiene nascosta questa realtà.