Ha ragione l’ex sindaco di Ragusa nell’affermare che bisognerebbe smetterla con la storia che lui è il solito traditore. E’ vero, a cosa serve ricordarlo? L’elaborazione di liberazione dalla colpa è materia complessa e intima e invece Nello Dipasquale vorrebbe una veloce assoluzione collettiva, un’amnistia morale, sentendo che l’abbraccio a Renzi non è un cambio di casacca, ma l’approdo naturale che lo purifica da ogni peccato. Ha ragione Dipasquale nel pretendere la comprensione delle masse, sforbiciandosi da dosso ogni tipo di giudizio: l’adesione al renzismo cancella lo sguardo sul passato. E’ vero, il Pd è rimasto l’unico partito sulla scena che può dare accoglienza e magari offrire un minimo di sicurezza a chi vive nell’affanno del mantenimento di ruoli di gradevolissimo privilegio sociale ed economico, ed anche per questo Dipasquale è innocente. Il silenzio del partito democratico riguardo questo ingresso –on line- è rassicurante in tal senso. Non si tratta di fare ironia per arrivare alla conclusione acida che Pd e Dipasquale si meritano vicendevolmente. Liquidarseli così con disprezzo e snobismo non coglierebbe quel che di doloroso c’è in questa vicenda, dolore che è apparso tutto alla Festa dell’Unità dello scorso fine settimana. Per la prima volta – dagli anni 50 ad oggi – gente di sinistra che si incontrava (tralasciamo il fallimento dei numeri, lo squallore per le due capannucce una con l’acqua minerale e l’altra con pane e salsiccia, la furbata di aver organizzato la tre giorni in un angolino a lato della pineta magari per fare immaginare a D’Alema -entrato direttamente da un ingresso laterale – che nel resto del giardino la festa c’era eccome) per la prima volta compagni di vario genere si incrociavano a capo chino, senza aver la forza e la voglia di scherzare, di litigare, di abbracciarsi, di rimproverarsi, di confrontarsi. Era il buio, dell’anima. Non era una festa, ma un delirio onirico. – Dove sono? Sto sognando? E’ proprio Gianni Battaglia accanto a quello col farfallino? Sembra il manager dell’ospedale, no Viscuso che camminava sempre con lui, quello nuovo! E Renzi, esiste, lo fate vedere? Lui è giovane, dice cazzate, ma è giovane. Questo brusio? Zitto, zitto, è l’avvocato Barone e figli, Dio siamo in Tribunale allora? Uh… guarda Giorgio Chessari con la solita camicia in terital, è più bello ora, non invecchia! Chissà forse ci sono anche i miei genitori, no, loro sono morti. Ma allora anche questi forse… – Un incubo quella realtà. Lo sfascio di questo Pd inversamente proporzionale ai successi di Renzi, non è nella lotta all’ultimo sangue tra circoli, è nella rassegnata pigrizia del pensiero, nell’ineluttabilità dei percorsi intrapresi da dirigenti che non si amano e non si apprezzano. E’ stato triste persino Massimo D’Alema, senza passione, senza speranza, senza voglia di lottare, senza linea politica. Un intervento intelligente, il suo, e perfettamente inutile, sintetizzabile così “il paese è allo sfascio,speriamo che vengano tempi migliori, io che sono io me la faccio alla larga, giro il mondo e incontro gente interessante”. E i compagni, già sfiniti, hanno avuto la bella notizia che non c’è niente da fare. Per Nello Dipasquale lo spazio è infinito nell’impalpabile partito. Se qualcuno ancora si indigna poco importa, i morti sono tolleranti assai.