Sulla questione del Consorzio universitario interviene l’Ordine dei dottori agronomi con una nota che riportiamo. “Anche in seguito delle dinamiche che coinvolgono il Consorzio Universitario della Provincia di Ragusa, questo Ordine ritiene di partecipare delle riflessioni sul futuro dell’Istituzione Consortile Universitaria Iblea. Una Istituzione a cui questo Ordine è legata da sentimenti di grande afflato, come testimoniato, tra l’altro, dal dato che vede 6/9 dei Componenti del Consiglio Direttivo dell’Ordine e quasi 1/3 degli iscritti attivi, laureatesi proprio al corso di Laurea ad indirizzo Tropicale e Subtropicale allora insediato a Ragusa. Il Consorzio Universitario si è caratterizzato negli anni per l’enorme valore aggiunto connesso alle specificità dei suoi Corsi di Laurea e di quello della Facoltà di Agraria in particolare. Adesso il Consorzio Universitario di Ragusa per il suo futuro, deve immaginare per se stesso un ruolo innovativo, di catalizzatore delle istanze del territorio e che deve dettare gli obiettivi traguardati e le metodologie con cui raggiungerli. Il Consorzio Universitario deve fare sistema con le altre strutture provinciali (per l’agricoltura: si potrebbe facilmente immaginare il Centro di Ricerca della Perciata) e divenire il punto di riferimento, per scambi culturali e tecnologici in arrivo e partenza, con i Paesi del Mediterraneo, del Centro Africa, del Centro e del Sud America, similarmente al “Modello Montpellier”. Per raggiungere questi traguardi i Soci devono condividere la vision di un Consorzio Universitario della Provincia di Ragusa protagonista in un processo di qualificazione della formazione e della erogazione di servizi e di internazionalizzazione in grado di proiettarlo ad alti livelli. Il Consorzio deve divenire soggetto promotore di esperienze di alta formazione e soprattutto di progetti di ricerca e trasferimento dell’innovazione tecnologica, regionali, nazionali ed europei, ad esempio con la partecipazione ai bandi di Horizon 2020, già pubblicati dalla Commissione Europea”.